Rugby, l'asso degli All Blacks presidente della “Dante Alighieri”: John Kirwan diffonde la lingua italiana a Auckland

Sabato 5 Marzo 2016 di Paolo Ricci Bitti
Rugby, l'asso degli All Blacks presidente della “Dante Alighieri”: John Kirwan diffonde la lingua italiana a Auckland

Ohibò, cari nerboruti All Blacks del rugby, anche voi “fatti non foste a viver come bruti” e allora ecco che uno dei vostri leggendari campioni - proprio uno dei più luminosi - è stato nominato responsabile della sezione della “Dante Alighieri” a Auckland, Nuova Zelanda: complimenti, sir John Kirwan, da oggi sono affidate a lei le sorti della lingua e della cultura italiane agli antipodi precisi precisi del Bel Paese, nella stupefacente terra della Lunga nuvola bianca abitata da 4 milioni e mezzo di umani e 60 milioni di pecore. Un omone All Black abituato ad abbattere paracarri sulla via che porta alla meta che adesso discetta invece di consecutio e letteratura e che risponde al presidente internazionale della "Dante", Andrea Riccardi, umanista, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e già ministro della Repubblica.

L'All Black sir John Kirwan presidente della Dante Alighieri in Nuova Zelanda

Nessun paradosso. Solo da pochi anni (venti) i rugbysti di alto livello sono diventati professionisti e quindi la trisecolare storia ovale ha sempre visto assi dei placcaggi affiancare la palla ovale ai libri dei corsi universitari con successive brillanti carriere in ogni campo dello scibile.

Non è il però il caso di Kirwan che, cinquantenne, si trova in effetti nel mezzo del cammin della sua vita e che a 15 anni lasciò il college cattolico De La Salle di Auckland per aiutare il padre nella macelleria di famiglia. Il grembiule bianco non lo portò tuttavia a lungo, perché nel frattempo la sua classe quale giocatore di rugby cresceva di giorno in giorno fino a farlo debuttare ad appena 19 anni fra gli All Blacks con i quali vinse la prima Coppa del mondo nel 1987 e segnò 35 mete in 63 caps (presenze). Un mito assoluto del rugby mondiale, una stella di prima grandezza di Ovalia dotata di impressionanti mezzi fisici (1.91 x 100 kg) dagli effetti all’epoca devastanti, con ben ricordano gli azzurri in quel primo mondiale: l’ala dei Tutti neri corse per 70 metri seminando nove italiani prima di tuffarsi in meta. Un curriculum siderale in cui spiccano anche scudetti con il Benetton Treviso e che ha continuato a impreziosirsi pure dopo l’abbandono del rugby giocato: ct dell’Italia e del Giappone e allenatore degli Auckland Blues. In mezzo il felice matrimonio con la pallavolista trevigiana Fiorella Tommasi con la quale ha avuto Francesca, Luca e Niko.

Fra le venti persone più stimate in Nuova Zelanda, JK è stato nominato Sir dalla Regina Elisabetta. E si è anche ritagliato una bella carriera come "voce" tecnica in tv.

Grandioso, ma che cosa c’entra con la Dante Alighieri di Auckland che non è certo Parigi o New York, ma insomma? Mica c’è posto per cariche onorifiche o di rappresentanza in questa Società fondata nel 1889 da Giosué Carducci “per tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo”. Un ente che soprattutto in realtà come quella neozelandese è basato sul puro volontariato.

Ma qui scende in campo il John Kirwan scrittore, autore e interprete di documentari e - innanzitutto – persona colpita dalla depressione bipolare. Una storia che l’ha reso ancora più conosciuto e apprezzato (e ce ne voleva davvero) del John Kirwan All Black. Agli inizi degli anni Novanta, in piena e brillantissima carriera da giocatore, JK è stato afferrato da un avversario peggiore degli spietati Springboks sudafricani: la depressione che gli ha tolto il sonno e ogni sicurezza. Un asso inarrestabile tremante ogni notte sul letto.

Il campione ha combattuto una battaglia durissima e ne è infine uscito raccontando poi la sua vicenda in documentari e libri fra i quali spicca il best seller internazionale “Gli All Blacks non piangono”. In realtà, si è scoperto, hanno il viso bagnato dalle lacrime anche quei giganti e per tantissimi malati di depressione e per i loro familiari è stato decisivo scoprire come pure i campioni si ritrovino indifesi davanti all’angoscia. John Kirwan in pochi anni è divenuto fra i più ascoltati consulenti del ministero della Salute neozelandese, alle prese anche con il dramma dei suicidi fra i minorenni, e non si contano, anche al di fuori della Nuova Zelanda, le sue iniziative per allargare la conoscenza dei metodi e delle terapie per fronteggiare la depressione. Una penna felice, la sua, nel trattare temi così difficili anche nella lingua italiana che padroneggia allo stesso modo in cui era capace di volare in meta.

La nomina di Kirwan a presidente della sezione neozelandese della Dante Alighieri, ha avuto vasta eco nella stampa neozelandese ed è giunta proprio nella settimana in cui la sezione di Auckland ha onorato, come in tutte le sezioni sparse nel mondo, la figura di Umberto Eco.

Caro sir John Kirwan, ancora complimenti e già che ci siamo ci permettiamo di segnalarle tre libri utili per le attività alla Dante in cui potrebbe coinvolgere l’ex pilone Totò Perugini della “sua” nazionale azzurra, che traduce dal greco e dal latino o il neolaureato alla Bocconi, George Fabio Biagi, attuale protagonista della mischia italiana.

Il primo libro lo conosce di sicuro in lingua originale, la sua, ma creda, è meraviglioso anche tradotto in italiano: è Il libro della Gloria di Lloyd Jones sull’epopea dei primi All Blacks nel 1905. Poi “Una meta dopo l’altra”, ovvero la biografia di Marco Bollesan, bandiera azzurra degli anni Settanta, scritta con magnifica ispirazione dal pilone laureato in Lettere, Gabriele Remaggi che, appena quarantenne, ci è stato strappato l’anno scorso. Infine “La finta di Ivan”, biografia di un campione ovale (Ivan Francescato) che ha passato troppo presto la palla, firmato da Elvis Lucchese, animatore di una pagina Facebook che è una miniera di qualificate notizie di rugby, compresa quella della sua nomina a presidente della Dante Alighieri a Auckland.    

Ultimo aggiornamento: 7 Gennaio, 11:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA