ROMA - «Dalla nazionale italiana
all'ambulanza. Maxime Mbandà è un campione della nazionale
italiana di rugby. Quando lo sport si è fermato, lui ha scelto
di diventare volontario della Croce Gialla, e ora assiste le
persone più deboli della sua comunità, trasportando anche
pazienti positivi al Coronavirus in ospedale. Molti atleti hanno
dato segni concreti della loro solidarietà. Grazie a tutti voi.
Siete esempio vivo della bellezza dei valori dello Sport e della
sua espressione più umana».
Così il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ringrazia su Facebook tutti gli atleti, come
il rugbista delle Zebre, che sono 'scesi in campò nella
solidarietà. Secondo il ministro, che pubblica anche due foto di
Mbanda, una in campo con l'ovale in mano e l'altra con addosso
il camice e la maschera speciali che utilizza quando è
sull'ambulanza, questa è «la stessa umanità espressa da Maxime
che quattro mesi fa fu fatto oggetto di insulti razzisti, e
adesso scrive: 'La forza e la tenerezza nello stesso momento con
le quali una nonnina mi stringeva la mano mi ha fatto riflettere
molto. Non siamo più bianchi, neri, gialli, cristiani,
musulmani, ortodossi, gay, etero... Siamo tutti esseri umani e
l'unica cosa alla quale pensiamo è mettere al riparo noi stessi,
i nostri cari ed i nostri simili». (ANSA).
© RIPRODUZIONE RISERVATA all'ambulanza. Maxime Mbandà è un campione della nazionale
italiana di rugby. Quando lo sport si è fermato, lui ha scelto
di diventare volontario della Croce Gialla, e ora assiste le
persone più deboli della sua comunità, trasportando anche
pazienti positivi al Coronavirus in ospedale. Molti atleti hanno
dato segni concreti della loro solidarietà. Grazie a tutti voi.
Siete esempio vivo della bellezza dei valori dello Sport e della
sua espressione più umana».
Così il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ringrazia su Facebook tutti gli atleti, come
il rugbista delle Zebre, che sono 'scesi in campò nella
solidarietà. Secondo il ministro, che pubblica anche due foto di
Mbanda, una in campo con l'ovale in mano e l'altra con addosso
il camice e la maschera speciali che utilizza quando è
sull'ambulanza, questa è «la stessa umanità espressa da Maxime
che quattro mesi fa fu fatto oggetto di insulti razzisti, e
adesso scrive: 'La forza e la tenerezza nello stesso momento con
le quali una nonnina mi stringeva la mano mi ha fatto riflettere
molto. Non siamo più bianchi, neri, gialli, cristiani,
musulmani, ortodossi, gay, etero... Siamo tutti esseri umani e
l'unica cosa alla quale pensiamo è mettere al riparo noi stessi,
i nostri cari ed i nostri simili». (ANSA).