Olimpiadi, le 40 meraviglie. Vincente e integrata, il miracolo Italia

Lunedì 9 Agosto 2021 di Gianluca Cordella
Tokyo 2020, le 40 meraviglie: vincente e integrata, il miracolo Italia

dal nostro inviato
TOKYO Un’Italia vincente, multietnica, superintegrata e, soprattutto, felice. Signore e signori, ecco a voi il miracolo olimpico. I migliori Giochi della nostra storia ci lasciano questo in eredità. Un Paese sportivo che si è compattato intorno ai propri campioni, che ha annullato le differenze – ma quello in realtà lo aveva fatto sin dal principio, con la sola composizione del team azzurro – e che guarda a un futuro allargato e inclusivo, come da missione dichiarata del Cio per Tokyo 2020.

E che soprattutto un futuro ce l’ha e ha sgomitato per averlo. Perché queste Olimpiadi, in bilico per mesi tra il Covid e la bufera di polemiche e contestazioni che il vento portava fino in Europa, «sono state una scommessa clamorosamente vinta». Ci tiene a sottolinearlo il presidente del Coni Giovanni Malagò nella conferenza a Casa Italia in cui ha fatto il bilancio dei Giochi. Ovviamente positivo, figurarsi. Ma a snocciolare i numeri ci si rende conto che queste Olimpiadi sono state un trionfo ben al di là delle 40 medaglie vinte, il record di tutti i tempi che polverizza le 36 di Roma 1960 e Los Angeles 1932.

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L’Italia chiude il medagliere al decimo posto ma con un bottino numericamente più cospicuo di Olanda, Francia e Germania, le tre che ci precedono. Ogni giorno di gara si è chiuso con almeno una nostra medaglia: non era mai successo in passato. «Un primato che nessuno potrà superare, al massimo lo si potrà eguagliare», dice Malagò. Ci sono, poi, tutta una serie di record nascosti tra i podi e tra i diversi metalli finiti al collo degli atleti. I cinque ori dell’atletica, mai arrivati in un’unica edizione, ma anche le prime medaglie al femminile della boxe, del sollevamento pesi, dell’arco e del canottaggio. A conferma che quella squadra arrivata in Giappone composta quasi equamente da uomini e donne, non ha compiuto solo un salto di qualità culturale ma anche uno sportivo in senso stretto. E poi la rappresentanza, totale su base nazionale: 21 regioni su 21 rappresentate con le prime medaglie di sempre per il Molise (Centracchio nel judo) e il Trentino (Ruggero Tita nella vela) e con 16 regioni (record) che hanno gioito per una medaglia. La Lombardia ha guidato il medagliere delle regioni, Roma quello delle città con i cinque podi firmati da Simona Quadarella, Caterina Banti, Enrico Berrè, Odette Giuffrida e, ultima quasi sul gong, Martina Centofanti. Ma Italia Team ha portato anche atleti con radici affondate in tutti e cinque i continenti. Motivo d’orgoglio che rilancia la battaglia per lo ius soli sportivo. «Oggi in Italia una legge c’è: a 18 anni diventi cittadino italiano. Noi chiediamo solo di anticipare l’iter burocratico – ha spiegato Malagò -. Sul mio tavolo ci sono decine di situazioni ingarbugliate di tutte le federazioni che si risolvono anche in due o tre anni. E quando i tempi si allungano gli scenari sono tre: l’atleta smette, la cosa più probabile, oppure sceglie il suo Paese d’origine. O, infine, arrivano altri che hanno studiato la pratica e in un minuto gli danno cittadinanza e soldi».

Olimpiadi, il bilancio di Giovanni Malagò: «Record di un'Italia mutietnica e integrata»

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Pioggia di eventi

«La credibilità dello sport italiano è ai massimi livelli: si sono creati i presupposti ideali per ospitare grandi eventi in Italia», rilancia il presidente del Coni. Grandi eventi tra i quali difficilmente ci sarà un secondo tentativo per i Giochi estivi. «È impensabile una candidatura per il 2036 quando ancora devi organizzare un’Olimpiade, ci si potrà pensare, nel caso, un minuto dopo la fine di Milano-Cortina 2026». Meglio concentrarsi su un appuntamento a breve termine, quello del 23 settembre. «Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha invitato la delegazione del Coni con i medagliati al Quirinale – rivela Malagò -. Anche il premier Draghi ci tiene moltissimo e sta cercando di studiare un’eventuale light dinner per la stessa sera». «Abbiamo reso felice un Paese – aggiunge - La responsabilità era grande, ma questa squadra che gestisce il Comitato olimpico è molto competente. Il Coni deve essere più centrale nella vita istituzionale del Paese». Testa al lavoro, dunque, e obiettivo su Parigi dove «non sarà impossibile ripetersi». «Ma per farlo abbiamo bisogno di poterci concentrare solo sullo sport, senza disperdere tempo ed energie in altro», conclude Malagò. Chi ha orecchie per intendere… Intanto metabolizziamo e godiamoci «la migliore Olimpiade della nostra storia».

Ultimo aggiornamento: 12:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA