Malagò: «Società al collasso per il Covid. Senza vaccino, atleti rischiano di buttare anni di sacrifici»

Lunedì 22 Marzo 2021
Malagò: «Società al collasso per il Covid. Senza vaccino, atleti rischiano di buttare anni di sacrifici»

Giovanni Malagò lancia l'allarme. Il presidente del Coni è stato ospite di "Radio Anch'io Sport" raccontando le difficoltà delle società post-Covid: «Il sistema sport è al collasso, la pandemia sta trascinando tutti per problemi che sono sostanzialemte di carattere finanziario. Tralascio gli aspetti sociali, psicologici e sportivi. Ci sono 4 categorie: i tecnici, gli atleti, i titolari delle aziende e chi lavora all’interno delle società. Queste ultime due sono entrambe in crisi - continua Malagò - perché se il precedente governo e quello attuale, in qualche modo, hanno cercato di dare una mano ai dipendenti, per le società questo non è stato fatto.

Nell’attenzione di salvaguardare il lavoratore, si rischia di non aver salvaguardato il datore di lavoro. È molto importante dare la cassa integrazione all’operaio, ma anche che la fabbrica resti aperta. Se ci sono le risorse economiche va razionalizzato il sistema. Vanno trovate delle sinergie con progetti dei privati che investano nel settore».

Sulla nazionale e Mancini. «C’è chi dice sia un problema di mentalità, chi tecnico, chi di risorse finanziarie. Ma c’è un dato di fatto: quello che ha fatto Mancini è un lavoro superiore a quelli che sono i risultati delle nostre squadre in Europa. Ci sono giovani bravi ma Mancini è stato bravo a dare loro fiducia».

L'ingresso dei fondi in Serie A. «Ho sempre detto di essere favorevole a tutto quello che serviva o serve a migliorare questo sistema, che sia un fondo o altri soggetti, poi sono contento di starne fuori vista l’affettuosa, elegante litigiosità che c’è all’interno».

Le Olimpiadi e i vaccini per gli atleti. «Quella di escludere il pubblico straniero è una decisione sofferta e dolorosa come ha anche detto il presidente del Cio Thomas Bach, ma è anche un attestato di ulteriore tutela e garanzia di quelli che saranno i protagonisti, ossia gli atleti. Sui vaccini non abbiamo voluto forzare o creare alcuna forma di canale privilegiato per gli atleti, abbiamo pensato che fosse la strada più giusta e più saggia. Ma più ci si avvicina all’appuntamento più il rischio che l’atleta butti, se dovesse contrarre il virus, cinque anni di sacrifici e allenamenti, magari con la qualifica in tasca, è alto. Del resto già una buona parte degli atleti per i Giochi è già vaccinata in quanto atleti dei corpi militari e questa non la trovo una cosa giusta. I nostri competitor in moltissime nazioni sono stati vaccinati. Cito poi alcuni casi come quello di Vanessa Ferrari che stava inseguendo il sogno dell’ennesima Olimpiade ed ha contratto il covid, o Arianna Castiglioni che alla vigilia degli Assoluti di Riccione lo ha contratto pochi giorni dopo aver fatto il vaccino. C’è poi il caso di Tamberi, c’è stata falla nell’organizzazione degli Europei. Ma nel suo caso è a quattro mesi dalle gare ed è qualificato. Quindi ogni caso è diverso».

Ultimo aggiornamento: 11:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA