Sul gradino più alto del podio c’è sempre lui.
La Red Bull ha puntato subito (forse da venerdì) sulla morbida-rossa e due treni di gialle-medie, ordinando ai meccanici di non toccarle per nessuna ragione. La Ferrari di gialle medie ne aveva lasciato soltanto un treno, avendo conservato un set di pneumatici bianche-duri che si sono rivelati ingestibili. La sintesi della gara è in questa scelta, quella che più o meno ha fatto la Mercedes con meno sfacciataggine: Russell rosse-gialle-gialle, Hamilton gialle-gialle-rosse. E i due piloti delle Freccie sono riusciti a salire entrambi sul podio, con lo stesso ordine di una settimana fa in Francia: prima sua Maestà, poi il giovane fenomeno che in Ungheria ha fatto un altro passo verso i grandi.
George partiva primo ed è arrivato terzo, Lewis scattava in settima posizione e si è acchiappato la piazza d’onore su un circuito nel quale aveva già vinto otto volte. Il ragazzo britannico non ha sbagliato nulla, ma si è dovuto inchinare alla sua posizione sullo schieramento, che obbliga le scelte, e alla classe infinita di Verstappen e Hamilton che, quando l’auto funziona, è sempre un sette volte campiono del mondo. Russell, infatti, era partito in testa ed aveva intenzione di rimanerci così si è fermato presto per marcare Leclerc che era terzo ed aveva a sua volta anticipato per tenere sotto controllo Max. Alla fine, oltre a Verstappen che aveva le doppie gialle-nuove, sono andati meglio Hamilton e Sainz che hanno ritardato il primo pit stop e sono andati meno in crisi con gli pneumatici.
Imbarazzante il sesto posto di Charles che a metà gara era primo. Per quanto la SF-75 può aver mal digerito l’atmosfera autunnale di Budapest, è evidente che qualche errore ai box devono averlo commesso. La Alpine hanno usato le bianche, arrancando, ma facendo una sosta in meno. Il povero monegasco, oltre a remare controcorrente, si è dovuto fermare una volta in più. Un disastro. Idealmente tutti e tre i piloti sul podio avrebbero meritato il primo posto. Russell è stato perfetto. Al via un fulmine, poi a tenuto a bada Sainz prima di dover rispondere agli assalti del principino a parità di mescola. Autoritario nelle chiusure, impeccabile nei corpo a corpo. Tutte doti già note (è stato campione consecutivamente di F3 e F2, come Charles), tipiche di un pilota molto più esperto come tutti i predestinati.
Hamilton, invece, in Ungheria è imbattibile: «Se in qualifica non si fosse bloccato il DRS, avrei vinto io...». Il baronetto è l’unico a cui la squadra chiede quando vuole rientrare e il suo parere si va a miscelare con i dati strumentali. Lewis è stato l’ultimo a montare la rosse e nel finale volava: ha segnato più di un volta il giro più veloce e sverniciato il giovane compagno che si è fatto da parte. A movimentare ancora di più la corrida e stato il vincitore che, dopo aver scalzato la Ferrari dal primo posto, si è girato a buona velocità fra una nuvola di fumo, ma rimanendo sul tracciato. Leclerc ha ripreso il comando, ma su quelle gomme, è durato poche curve. Dopo i primi sei, Norris, Alonso, Ocon e Vettel.