Ferrari, fuga da Maranello: la vecchia guardia lascia, i nuovi tecnici ancora non ci sono

Lunedì 13 Marzo 2023 di Giorgio Ursicino
Charles Leclerc in Bahrain

I presidenti ne sanno sempre una più del diavolo su cosa sta accadendo nelle loro aziende.

Sul finire della scorsa estate, l’ultima volta che John Elkann ha parlato di F1, era sembrato uno scherzo: la Ferrari avrebbe vinto il Mondiale prima del 2026. Appariva a tutti una previsione troppo “abbottonata”. Leclerc andava ancora ripetendo che avrebbe sfilato la corona 2022 a SuperMax. Mattia Binotto era ben consapevole che ciò non sarebbe accaduto, ma riteneva che, con la SF-23 in fase di gestazione, si sarebbe potuto colmare quell’ultimo scalino. Questioni di punti di vista. I vertici della Gestione Sportiva credevano ancora nel progetto, il numero uno del Cavallino si era invece convinto che solo con un nuovo colpo di spugna si poteva puntare con decisione all’obiettivo grosso. Al GP d’Italia a Monza il piano Vasseur era già scattato. Ma si sarebbe aspettato la fine delle ostilità per cambiare l’allenatore. La F1 non è il calcio, la continuità un bene molto più prezioso.

Quasi impossibile pensare di vincere cambiando le pedine, perché a livello tecnico per vedere qualcosa di molto significativo servono almeno un paio anni. Gli uomini, entro certi limiti, si possono anche cambiare. Le monoposto no, richiedono tempo. Prendete la situazione attuale. Nel 2023 avremmo ancora la vettura voluta da Binotto che certamente Vasseur non condividerà in toto e la prima uscita in Bahrain ha dimostrato di essere carente in numerose aree. Per carità, a Sakhir è andato tutto storto e già venerdì in Arabia Saudita lo scenario sarà migliore, con la Rossa di nuovo prima sfidante e non quarta forza in gara, dietro ad Aston Martin e Mercedes. Per quello che ha visto Fred sa bene però come sia tutt’altra cosa sfidare la Red Bull di Verstappen che nel Golfo non si è nemmeno scaldata.

La Mercedes, che nella fase finale dello scorso anno e pure in Bahrain era sullo stesso livello della Ferrari, ha parlato chiaro per bocca del TP Wolff, del sette volte campione del mondo Lewis e di tutti gli ingegneri al vertice: «La RB è di un altro pianeta, vincerà tutte e 23 le gare. Bisogna lavorare, ma sarebbe meglio pensare al 2024...». Nonostante le dichiarazioni ottimistiche di Vasseur e Vigna alla presentazione della SF-23 (Elkann di meno, non ci ha messo la faccia), il panorama non era affatto allegro. Bisognava prima capire bene cosa non funzionava, poi mettere i nuovi tecnici al posto giusto, quindi dargli il tempo di lavorare. Per essere veloci parliamo del 2025, perché attualmente gli ingegneri della rinascita ancora non si sono e, se dovessero venire dalla concorrenza, inizierebbero a lavorare a Maranello giusto in tempo per la macchina protagonista fra due anni, perché la prossima andrà il lavorazione nei prossimi mesi.

Fin qui lo scenario prevedibile, ma forse si è scatenato un terremoto impossibile da preventivare che può mettere in crisi anche il condottiero francese. Al di là delle scherzose battute sul decisionismo dell’ex Alfa Romeo, nessuno si sognerebbe di scaricare la vecchia guardia prima di ingaggiare gli eredi. Invece, escluso qualche aggiustamento di Fred che peraltro non ha licenziato nessuno, la Ferrari sembra una squadra senza più protagonisti. Sicuramente c’è un effetto Binotto. Mattia era ben voluto e la sua dipartita ha scosso le prime linee consapevoli che si stava chiudendo un ciclo, quindi era meglio anticipare che subire. Inaki Rueda non è certo contento di aver dovuto lasciare il posto a Ravin Jain per guardare le gare dal “remote garage” di casa.

Può darsi che non sia contento nemmeno Laurent Mekies per il ridimensionamento e per l’aver dovuto lasciare alcune deleghe al nuovo boss, ma la sua trattativa per passare alla struttura di Domenicali era certamente anteriore. Come risaliva a prima del disastroso esordio di Sakhir l’offerta dell’ex collega Andrea Stella di approdare alla McLaren. Ma sta venendo meno tutta l’equipe nata intorno a Jean Todt che risultava tutta la colonne postante della Scuderia e che rea in qualche modo della stessa generazione di Binotto. Hanno improvvisamente lasciato anche Gino Rosato e Jaonathan Giacobazzi, due che aveva anche la pelle dipinta di rosso e staranno guardandosi intorno anche Enrico Cardile e il suo omonimo motorista Gualtieri scottato dall’affidabilità.

Charles, che ha il numero del Capo, pare che abbia telefonato ad Elkann per avere rassicurazioni. Si sa, lui ha un’offerta di Toto Wolff per quando gli scadrà il contratto con il Cavallino e certo non è tranquillo. Infine problemi anche per il TP nuovo arrivato. Si dice che il suo viaggio col solito Wolff (è suo grande amico) non sia stato gradito a Maranello. E l’unico che può sindacare il suo compostamente da quelle parti e il ceo Vigna. Più che prestazioni, cercasi serenità.

Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 12:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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