«L'Europeo del ‘68 fu magico e unico poi troppe delusioni: Mancio, con te ci credo»

Giovedì 3 Giugno 2021 di Alessandro Angeloni
«L'Europeo del ‘68 fu magico e unico poi troppe delusioni: Mancio, con te ci credo»

Un Europeo vinto, da giocatore, anno 1968 in Italia; un Mondiale vinto, ancora da giocatore e capitano, 1982 in Spagna. Un Europeo sfiorato pure da Ct, 2000 tra Belgio e Olanda. Dino Zoff, il mito, 79 anni oggi e il calcio addosso da sempre, protagonista in mille ruoli, anche da presidente (della Lazio). 
L’Europeo vinto una sola volta dall’Italia, lei c’era e da protagonista. 
«E chi lo dimentica, anche perché è l’unico. Furono serate italiane bellissime. Tanta gente, squadre importanti, mica era facile portare a casa la coppa».
Quella finale con la Jugoslavia, una bella soddisfazione.
«Che poi quello era uno squadrone. Tutti i talenti riuniti in una nazionale, oggi quel paese ha sparso i calciatori in più squadre per via della guerra, è molto diverso. Era molto forte anche l’Unione Sovietica».
L’Unione Sovietica, la semifinale, la monetina.
«Napoli, non va dimenticata. Uno stadio stracolmo, novantamila spettatori che ci hanno dato una grossa mano, soprattutto quando eravamo in dieci».
La finale giocata due volte.
«Altri tempi. Alla fine ce l’abbiamo fatta».
Ma perché l’Italia ha quattro Mondiali e un solo Europeo? 
«Questa è un’anomalia tutta nostra. Capita che una grande Nazionale vinca di seguito mondiale ed Europeo, noi non ci siamo mai riusciti. Eppure le competizioni si equivalgono, almeno prima era così».
C’è anche Euro 2000, da Ct.
«Anche lì, la magia è svanita per un errore. Un rinvio sbagliato e fine. Grande delusione, quell’Italia era forte. Ormai è andata, inutile pensarci».
Questa di Nazionale ha la possibilità di vincerlo?
«Gioca molte partite in casa, non so se vincerà, ma darà filo da torcere a tutte». 
Ci sono nazionali più forti?
«La solita Francia, c’è il Belgio. Parlano bene dell’Inghilterra. E infine, non dimenticherei, la Germania. Un bel gruppone ».
Le piace Mancini?
«Sì, ha svolto un grande lavoro, ha tirato fuori una serie di giovani di talento, ha tirato fuori una soluzione tattica credibile. La squadra è forte, gioca in maniera piacevole. E’ stato bravo a ricostruire dopo la debacle del 2018, non era un compito banale. I presupposti per fare bene ci sono. Guarderò la competizione con ottimismo».
Da Immobile si aspetta tanto?
«Magari ne esce un altro a sorpresa. Ma Ciro deve continuare a fare ciò che sa fare, segnare».
Donnarumma si presenta con un problema di troppo.
«E me lo chiama problema?».
Beh, in effetti. Diciamo che è senza squadra, ha lasciato il Milan e questa può essere una turbativa.
«Certo, se ne poteva fare a meno. Sei giovane, guadagni bene, sei al Milan, io non mi sarei creato ulteriori problemi. Ma Gigio mi pare sereno, del resto se n’è andato lui».
Convocato Raspadori. Un po’ come Rossi nel ‘78?
«Beh, non corriamo, si tende sempre a fare paragoni scomodi. E’ un giovane interessante, ha una grande possibilità, soprattutto è nelle mani “buone” di Mancini. Ma evitiamo questi accostamenti pericolosi, non è il caso».
Dalla Nazionale al campionato. Che cambia tanto, specie nelle panchine.
«I bilanci sono pesanti, i club puntano sui tecnici. C’è stato un bel giro, la serie A torna ad essere un bel campionato».
Mourinho le piace?
«E’ un grande allenatore, forse l’uomo giusto per un ambiente complicato. Ha vinto, ha carattere, ha portato entusiasmo».
E la Lazio?
«Se prende Sarri, ottima scelta».
Romane da scudetto?
«Tutto è possibile, ma mi pare si debba lavorare ancora sul miglioramento delle rose.

Ma siamo solo all’inizio».


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