Vittorio Boiocchi, tifosi a San Siro in Curva Nord cacciati dagli ultrà dopo l'omicidio del capo. «C'erano anche bambini»

Un caso lo sgombero della Curva quando si è diffusa la notizia dell'agguato al pluripregiudicato. «Calci e pugni a chi non voleva uscire»

Lunedì 31 Ottobre 2022 di Claudia Guasco e Salvatore Riggio
Vittorio Boiocchi, tifosi a San Siro in Curva Nord cacciati dagli ultrà dopo l'omicidio del capo. «C'erano anche bambini»
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Doveva essere una serata di calcio, per molti tifosi dell'Inter, quella di sabato sera. Ma così non è stato. Alla fine del primo tempo della gara contro la Sampdoria la Curva Nord, il settore degli ultrà interisti, si è svuotata in segno di lutto per la morte dello storico capo ultrà interista, Vittorio Boiocchi, ucciso in un agguato a Milano mentre tornava a casa.

E sono molte le denunce sui social di chi era presente sugli spalti del Meazza. In tanti hanno parlato delle minacce ricevute e delle maniere forti per spingere i tifosi a lasciare lo stadio. «Quello che è successo è inaccettabile. Sono certo che saranno presi immediati provvedimenti», il tweet di Andrea Abodi, ministro dello Sport.

LE MINACCE SUBITE

«Che qualcuno racconti lo schifo che è successo in curva. Gente sbattuta fuori con urla, calci e pugni perché gli ultras hanno deciso così. Famiglie con bimbi in lacrime e genitori impauriti. Gente che si è fatta ore e ore di auto o treni, costretta contro la propria volontà a uscire dallo stadio. E le forze dell'ordine che dovevano vigilare sono rimaste inermi. Sono tanti anni che seguo l'Inter, ma uno schifo così non l'avevo mai visto», il racconto di un tifoso. Parole piene di amarezza. Purtroppo non sono state le uniche: «Vergognoso quanto accaduto in Curva Nord. Centinaia, migliaia di persone obbligate a uscire da uno stadio per cui avevano pagato un biglietto per rispetto nei confronti di un regolamento di conti tra criminali». O ancora: «Costretti a uscire con le minacce, un padre picchiato con la bambina, gente che ha fatto 600 chilometri costretta a tornare a casa. Una roba vergognosa. Hanno spinto uno che è caduto giù per tre-quattro file». Diversi tifosi, pochi rispetto a quelli che sono poi usciti davvero da San Siro, si sono rifugiati al primo anello verde. Tanto che ha fatto un certo effetto sentire il boato dello stadio sul 3-0 di Correa. Cosa che non è accaduta nei primi due gol interisti. Anzi, quando una parte dello stadio ha fatto partire il coro «chi non salta rossonero è», la Curva Nord non ha mai partecipato. Il club di viale Liberazione sta pensando ad alcune iniziative: non è da escludere un rimborso o un biglietto regalo per le gare successive.

Quello di sabato è stato soltanto l'ultimo episodio di un calcio sempre più schiavo degli ultrà. Soltanto a gennaio 17 tifosi del Genoa sono stati indagati per estorsione: avrebbero chiesto denaro in cambio di pace sugli spalti. Notissimi anche i fatti del 2019, quando la Juve fu ricattata dai suoi ultras: richiesta di biglietti gratis o sarebbero partiti i cori razzisti, con sanzioni per la società. Mentre restando all'Inter, indimenticabile il volo di uno scooter dal secondo anello verde durante il match contro l'Atalanta. Solo per miracolo non si ferì nessuno. Le motivazioni di quel gesto non furono mai accertate: correva l'anno 2001 e da allora niente è cambiato.

LE INDAGINI

Non a caso per la morte di Boiocchi i primi a essere ascoltati dagli investigatori sono stati i capi della tifoseria, gli esponenti del direttivo degli ultrà e alcuni personaggi di riferimento della Curva nord dell'Inter. Perché Vittorio Boiocchi, 70 anni da compiere a da quando era uscito di prigione nel 2019 aveva subito ripreso il controllo dei Boys. E l'altro ieri, prima di essere ucciso, ha incontrato i compagni della Curva davanti a San Siro. Quella di Boiocchi è stata un'esecuzione. I suoi killer sapevano dove trovarlo: lo hanno seguito fin sotto casa e lì hanno agito. Erano in moto, uno è sceso e ha sparato. Cinque colpi in rapida successione, due mortali al collo e al torace. Nessuno ha assistito all'agguato, gli uomini della Squadra mobile di Milano, diretta da Marco Calì, stanno analizzando le immagini delle (poche) telecamere della zona. L'omicidio ha tutte le sembianze di un regolamento di conti. Ma il curriculum criminale di Boiocchi (che aveva precedenti e condanne per rapine, droga e sequestro di persona e contatti con mafia) rende complicato definirne l'ambito. La pista, comunque, è quella degli affari illeciti, a cominciare dal business degli biglietti e dei parcheggi a San Siro. Intercettato da una cimice in auto raccontava: «Sto perdendo un sacco di soldi con il blocco delle partite e dei concerti. Prendo 80 mila euro al mese tra parcheggi e altre cose». L'ambito nel quale si muovesse prima di essere ucciso è il filo che porta al movente. Con un punto fermo. La sua esecuzione è stata un lavoro da professionisti.

 

Ultimo aggiornamento: 07:04
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