Ulivieri replica a Mourinho: «E' vero, siamo fatti di pasta diversa. Tecnici e arbitri non sono alla pari»

Prosegue la polemica tra il rappresente AIC e il tecnico della Roma

Domenica 7 Maggio 2023 di Gianluca Lengua
Ulivieri replica a Mourinho: «Sono stato nominato dagli allenatori. Tecnici e arbitri non sono alla pari»

Terza punta della discussione a distanza tra Josè Mourinho, allenatore della Roma, e Renzo Ulivieri dell’Associazione Italiana Allenatori di Calcio.

Ieri il tecnico giallorosso al termine della gara contro l’Inter ha risposto al dirigente che dopo il Monza lo aveva fortemente criticato per le sue esternazioni contro l'arbitro Chiffi: «La critica più importante che ho ricevuto mi dà gioia, perché arrivata da una persona che è stata squalificata per tre anni per scommesse. L'Italia è l'unico paese in cui una persona così ha un ruolo istituzionale così e può criticare così. A me dà gioia, perché significa che io sono di un pianeta diverso».

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Oggi Renzo Ulivieri ha contro-replicato: «Non posso rispondere direttamente a José Mourinho, non perché lui non mi ha nominato espressamente ma perché non è entrato nel merito di quanto da me affermato nel comunicato di tre giorni fa. Queste che seguono, piuttosto, sono considerazioni che mi preme rendere pubbliche per chiarire di nuovo alcune vicende personali. 
Primo: in Italia è ancora rimasta democrazia, infatti per l’incarico di presidente Aiac, ruolo per altro non retribuito, si viene eletti dagli stessi allenatori, e non nominati dall’alto.

 


Secondo: per quanto riguarda la squalifica di tre anni, per illecito sportivo, da me subita nel 1986, alla quale si è alluso, riprendo quello che ho ripetuto decine di volte in passato, documentando quanto segue. A due anni dall’inizio della squalifica, che trascorsi alla ricerca di prove a discarico, la Caf, in una sentenza del giugno 1988, riconosceva, riferendosi a me: “l’illecito consumato in sua assenza e a sua insaputa…”; e ancora “l’Ulivieri passa dalla posizione di protagonista assoluto, callido e pervicace, a quella di malaccorto generico”. Questa sentenza presupponeva l’accoglimento di una eventuale richiesta di grazia. Che io però non chiesi, a salvaguardia della mia dignità, perché questo avrebbe significato ammissione di colpa, scegliendo di scontare la squalifica per intero, ripartendo poi dalla serie C. 

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Terzo: in questi giorni tanti amici mi hanno apostrofato: “proprio te che litigavi di continuo con gli arbitri…”, facendo riferimento alle mie passate e numerose espulsioni quando ero in panchina. Ripeto qui quello che ho detto a loro: finché si è in campo, siamo alla pari (io mi comporto male, tu mi espelli); quando finisce la partita non siamo più alla pari, perché l’allenatore può parlare e l’arbitro no. Questo non mi pareva giusto allora e non mi pare giusto oggi. 
Tornando a Mourinho, concordo pienamente con le sue conclusioni: siamo fatti di pasta diversa. Però io non me ne rallegro».

Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 08:38
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