​Tuchel, dagli elicotteri alla tattica: così il maghetto del Chelsea si è preso la Champions

Lunedì 31 Maggio 2021 di Benedetto Saccà
Tuchel, dagli elicotteri alla tattica: così il maghetto del Chelsea si è preso la Champions

ROMA Tutto comincia con un’interruzione. La frase è bellissima – oltre che verissima: infatti è di Paul Valéry (che non è stato il vincitore di un Tour di settant’anni fa, ma un intellettuale francese). «Tutto comincia con un’interruzione» deve averlo detto o, chissà, pensato più o meno consciamente l’altra sera l’altissimo (un metro e novanta di ossessioni alla von Clausewitz) Thomas Tuchel, l’allenatore oggi più di moda e celebrato della terra in quanto freschissimo vincitore della Champions alla guida del Chelsea.

Perché? Perché – semplicemente – l’avventurona di Tuchel da tecnico è cominciata per la drammatica frenata della sua carriera di giocatore, dettata nel ‘98 da un infortunio alle cartilagini del ginocchio; e, ancora di più, l’esperienza trionfante nel Chelsea non si sarebbe mai e poi mai compiuta se solo Tuchel, il 29 dicembre del 2020, non fosse stato esonerato dal Psg. Dove il destino avrebbe potuto distruggere un sogno, curiosamente lui ha saputo ridisegnare la mappa del proprio viaggio e ballare con la felicità.

E così. Ovviamente sono i giorni in cui a Tuchel è attribuita in tutto il globo ogni sorta di miracolo; e in cui l’agiografia schiaffeggia violentemente il senso della misura. Di certo Thomas, 48 anni il 29 agosto, ha arato, seminato e raccolto nel solco di Klopp e Guardiola – che ora perde perché gioca come si giocherà tra otto/nove anni. Tuchel è tedesco di concetto e latino sul piano tattico: non è esattamente un sacerdote del bello, questo no, ecco, però come Pep non capisce chi non lo capisce. La finale di sabato, si può annotare serenamente, è stata una partita incorniciata tra le categorie di «brutto» e di «bloccato». Noiosa non si può dire: quindi, in questi casi, si usa tattica. E il Chelsea, primo a vincere la coppa con una difesa a tre in 20 anni, è stato padrone dello scacchiere con un 3-4-2-1 letale. James e Chilwell, per esempio, hanno sfrecciato sotto le tribune finché non hanno visto l’aurora boreale, a Kanté è venuto facile espletare lo smantellamento psicologico della mediana del City, mentre Havertz e Mount si sono divertiti a imperversare nella trequarti nemica tipo gli inglesi a Waterloo. E Rudiger, be’ Rudiger ha alzato una muraglia che, minimo, si vedeva dalla Luna. Insomma. Cum laude Tuchel si è convertito nel primo allenatore capace, nella stessa stagione, di essere cacciato da un club e di vincere la Champions con un altro. Eroico. Ed è curioso, oltre che affascinante, registrare adesso il fiume di aneddoti che inonda l’andare di Thomas. Intanto da bimbo giurava di voler diventare un pilota di elicotteri: poi, per un’asimmetria tutta da decifrare, si è laureato in economia e ha finito con l’imboccare la via (e la vita) da allenatore. Come d’altronde il papà Rudolf.

Ha due figlie, Thomas, vale a dire Emma e Kim: e la sua principessa, ovvero la moglie, si chiama, guarda un po’, Sissi. Ha deciso di schierare la difesa a tre quando viaggiava in aereo da Parigi a Londra per andare a dirigere il primo allenamento del Chelsea. Invece da calciatore aveva il compito (invero insolito), prescritto dal tecnico Rangnick, di guardare i video del Parma e della Dinamo Kiev degli anni Novanta. E ora sedetevi, ché arriva il bello. Si mormora sia stato da ragazzo un barman e sia tuttora un grande amante (nell’ordine) di cocktail, di hip-hop e di moda. Olé. Uomo di ghiaccio rotolato al limite dell’anaffettività, vive il pallone più come una nevrosi che una passione: tanto che si ferma a parlarne coi colleghi pure nei ristoranti, mandando tranquillamente a monte cene e serate. Il suo presidente Abramovich lo ha conosciuto solo sabato alla fine della partita e, sollevando la coppa, si è guadagnato il rinnovo del contratto. Felice? Forse nemmeno lui lo sa. Ma questa non è una carriera – ladies and gentlemen – questo è un film.
 

Ultimo aggiornamento: 10:34
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