Campoccia (Udinese): «Superlega, oltre 400 milioni di danni e non c'è margine di trattativa»

Martedì 20 Aprile 2021 di Antonio Liviero
Stefano Campoccia
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Il costoso giocattolo sta per andare in pezzi. Il calcio trattiene il fiato dopo l'annuncio della Superlega europea dei club più ricchi. «Prudenza e pazienza» invoca Stefano Campoccia, vice presidente dell'Udinese e membro del direttivo della Lega di Serie A subito dopo una riunione in video conferenza alla hanno partecipato, tra imbarazzi e tensioni, anche i rappresentanti di Juve, Inter e Milan i club italiani tra i fondatori della nuova competizione.

Campoccia, cosa farà la Lega?
«La palla ora ce l'ha la Figc che si muoverà di concerto con l'Uefa e le altre federazioni. Aspettiamo, sperando di avere le idee più chiare. Certo noi come Lega siamo colpiti da questa cosa, i danni si prospettano enormi».
C'è già una previsione?
«C'è uno studio fatto sulla base di una prima bozza di riforma della Champions da parte dell'Uefa, che prevedeva una modifica dei criteri di selezione meritocratici. Si ipotizzava una riduzione dei proventi per i campionati nazionali del 30%. Ora questo progetto di Superlega va nettamente oltre, quindi, per quanto ci riguarda, i danni si prospettano oltre i 400 milioni». Qual è la posizione dell'Udinese?
«Siamo preoccupati e colpiti. L'impatto sarebbe importante. Stiamo parlando di una società medio-piccola che ha creduto e crede nel calcio, che ha fatto pesanti investimenti, che spende alla ricerca di nuovi campioni. Se la famiglia Pozzo ha speso 50 milioni per fare lo stadio vuol dire che crede in questo format. Per questo i Pozzo hanno fatto investimenti, anche con un certo romanticismo se vogliamo, incarnando l'anima della piccola società di provincia che ha l'onore e l'orgoglio di poter competere con i club più blasonati d'Europa puntando su una visione a lungo termine. Ma è chiaro che la competizione deve essere aperta, conservare una base meritocratica».
Le condizioni invece cambiamo bruscamente.
«Ed è sconvolgente per i principi organizzativi e sportivi. I diritti tv creeranno un divario inimmaginabile tra i club ricchi, che diventeranno sempre più ricchi, e gli altri che se va bene potranno partecipare alla Superlega una tantum. Teniamo conto che per i fondatori della Superlega non solo gli introiti saranno faronici, ma anche costanti nel tempo. La disparità diventerà enorme».
Il calcio sarà costretto a pagare le spese al di sopra dei loro mezzi dei club più grandi?
«Lo dicono i dati: investimenti pesanti e perdite da brivido. E non è solo per l'effetto del Covid, sia chiaro. Certo anche le piccole società sono indebitate. Ma in questo sistema le grandi trovano risposte alle loro perdite, le medio piccole ne pagano le conseguenze».
Giusto escludere Inter, Juve e Milan dal campionato?
«Ci sono delle regole statutarie e dei comportamenti che indubbiamente si prestano a censura. Attendiamo il pronunciamento della Federcalcio, poi ci muovermo d'intesa con le altre leghe per prendere le contromisure. Ora è presto per decidere. Per questo abbiamo rinviato a martedì».
C'è un margine di trattativa?
«Temo di no: c'è una società, un marchio, un comunicato ufficiale. La linea è tracciata. Questi vanno diritti».
E allora in cosa sperare?
«Nel ruolo delle istituzioni, nei governi che si stanno muovendo».
Cosa serve al calcio per esssere sostenibile?
«Infrastrutture, una revisione severa e più equilibrata della ripartizione dei diritti tv e uno sviluppo della Lega in maniera professionale».

Ma un calcio diviso è in grado di farcela? «Credo che anche il calcio dovrebbe passare, come il Paese, attraverso un piano di riappacificazione, nell'interesse di tutti». 

Ultimo aggiornamento: 10:56
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