Nessuna punizione, almeno per ora. È questo l’orientamento emerso dal Comitato esecutivo dell’Uefa.
A NYON
«Chi fa parte della Superlega escluso dalla Uefa» ha tuonato Ceferin. Quella che si è respirata ieri a Nyon è una calma apparente perché dei provvedimenti potrebbero essere presi in futuro. A carattere individuale, non nei confronti dei club che hanno firmato l’accordo per la creazione della Superlega. Magari potrebbero arrivare squalifiche per i dirigenti. Durante la riunione ha preso la parola anche Gabriele Gravina, presidente della Figc. Si è rivolto al numero uno dell’Uefa, Aleksander Ceferin, uscito più forte da questa contesa ma con un amico in meno (Andrea Agnelli). Lo ha invitato a non abbassare la guardia e a non perdere l’occasione per sviluppare in fretta una politica di contenimento dei costi. Tenendo presente che cosa temono, più di tutto, le 12 ribelli: il default. Il tema della Superlega sarà discusso più avanti, anche perché l’argomento principale affrontato dalla massima organizzazione continentale è stato quello delle sedi dell’Europeo che sono diventate 11. Confermare le gare a Monaco di Baviera (con 14.500 spettatori), mentre Siviglia e San Pietroburgo sono le città scelte dopo la rinuncia di Bilbao e Dublino per non poter garantire la presenza di tifosi negli stadi.
L’IRA DI PEREZ
Tornando alla Superlega, ieri JP Morgan ha preso le distanze ammettendo di aver «giudicato male» il progetto che avrebbe finanziato e che si è trasformato in un fiasco: «Impareremo da questo», in estrema sintesi la riflessione del portavoce. Il più arrabbiato di tutti resta, invece, Florentino Perez. Il presidente del Real Madrid è andato all’attacco delle società (le sei inglesi) che hanno fatto marcia indietro: «Chi è uscito dalla Superlega deve pagare una penale di 300 milioni di euro». Minaccia di portare tutti in tribunale, ma si ha la sensazione che, in realtà, sia soltanto un suo modo di alzare la voce perché consapevole di essere stato stracciato su tutti i fronti. Infatti, i club di Premier non temono niente di tutto questo, nonostante abbiano stracciato il famoso «patto di sangue», di cui aveva parlato Agnelli. Tra l’altro, sulla vicenda c’è anche un aspetto economico. Secondo il sito tedesco Der Spiegel, la ripartizione degli introiti non sarebbe stata in egual misura per tutte le partecipanti. Milan, Inter, Atletico Madrid e Borussia Dortmund avrebbero incassato meno rispetto agli altri club fondatori. Si complica la posizione di Ed Woodward, ex vice presidente e ad del Manchester United, perché avrebbe nascosto il progetto della Superlega al governo britannico.
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