Superlega, vicepresidente Ue: «Miliardi facili? Non sarei così sicuro. Ai tifosi questo progetto non piace»

Martedì 20 Aprile 2021 di Teodoro Andreadis Synghellakis e Fabio Veronica Forcella
Superlega, vicepresidente Ue: «Miliardi facili? Non sarei così sicuro. Ai tifosi questo progetto non piace»

Subito dopo l'annuncio della nascita di una Superlega tra i primi a stoppare il progetto Margarìtis Schinàs, Vicepresidente della Commissione Europea che, in un tweet molto fermo, ha difeso il modello di sport europeo.

In questa intervista esclusiva al Messaggero ricorda che «nessuna tifoseria difende questo progetto, solo gli organizzatori», perché «veicola un messaggio sbagliato in un momento sbagliato».

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Commissario, l'annuncio della nascita di una Superlega da parte di dodici club del calcio internazionale è una vera e propria rivoluzione
«È una rivoluzione di pochi a danno di molti. Ed è una rivoluzione che ribalta tutti i punti di riferimento e i valori del modello europeo di sport. Un modello che è parte del nostro stile di vita, poiché il calcio in Europa non riguarda le élite e neanche i magnati arabi e americani. È una conquista della gente ed è giocato nei paesi e nei quartieri delle nostre città. Questa iniziativa costituisce una minaccia per le regole fondamentali dello sport europeo».


Che reazioni ha avuto dopo il suo tweet?
«Mi sono sentito con il Presidente Uefa Aleksander eferin e con molti presidenti delle Federazioni nazionali. Ma anche con tanti semplici cittadini. È una delle poche volte in cui le reazioni in Europa sono state tutte concordi. Non mi viene in mente nessun altro tema d'attualità che abbia suscitato reazioni tanto unanimi. In tutto il continente i cittadini dicono che questa non è una decisione europea. È in disaccordo con i nostri valori. Non ho visto nessuno che abbia difeso questa iniziativa ad eccezione dei pochi organizzatori».


Teme anche che in un momento così difficile con la pandemia, il calcio possa veicolare valori sbagliati?
«Sì, è una decisione che va contro il nostro spirito di solidarietà e coesione, si contrappone al bagaglio valoriale dell'Europa. Direi che è una decisione che va anche contro la realtà del nostro tempo dando un messaggio sbagliato nel momento sbagliato. Se c'è una cosa positiva che come europei abbiamo imparato in questi difficilissimi mesi di pandemia, è che la nostra società riesce a resistere molto più di quanto non ci aspettassimo. Siamo stati solidali, abbiamo sostenuto i più deboli, non abbiamo cannibalizzato nessuno e abbiamo esportato vaccini in tutto il mondo. Queste conquiste non hanno niente a che fare con la realtà che questa iniziativa vuole creare».


È innegabile, però, che dal punto di vista dello spettacolo il progetto potrebbe avere un forte richiamo: tutti Big Match. Non crede?
«Guardi, c'è un precedente in cui è stata già seguita questa strada e non sono arrivati i risultati attesi. La creazione di una Eurolega chiusa nel basket dove gli stessi club giocano sempre tra loro ogni anno, non ha fatto conquistare alla pallacanestro le vette dell'interesse televisivo e sportivo. E non credo neanche quello economico. Se il progetto non è riuscito nel basket perché mai dovrebbe funzionare nel calcio?».


Neanche per i tifosi?
«Nessuna tifoseria dei club che vogliono aderire al progetto della Superlega difende questa iniziativa. Invece è successo il contrario: in Inghilterra tutti i tifosi si sono espressi in modo molto negativo».


Ma questo è un progetto che vale, secondo molti, circa 10 miliardi di euro
«Non sono per nulla certo che questa nuova ricetta dove gareggiano sempre gli stessi, dividendosi cifre colossali sottratte ai campionati nazionali e al calcio dilettantistico possa portare a risultanti interessanti. Vedo cosa toglie, ma non cosa aggiunge all'Europa».


Che strumenti ha la Commissione per bloccare un progetto così forte e ambizioso?
«Guardi, alla Commissione non compete questo. L'Europa riconosce ormai da anni il diritto alle federazioni e alla Uefa di decidere autonomamente. Sono loro che dovranno trovare soluzioni a questi problemi. Sia la Uefa, sia le leghe calcio nazionali, hanno preso decisioni nette e chiare riguardo alle conseguenze di questa iniziativa».


Sarebbe davvero possibile eliminare dalle altre competizioni i club aderenti e impedire ai giocatori di giocare i Mondiali?
«La reazione migliore è quella che verrà decisa in piena autonomia dagli organi di governo del calcio europeo. Se i dodici club insisteranno nella strada intrapresa è probabile che si arrivi anche alle vie legali, non sarebbe la prima volta».


Commissario, il tema la appassiona parecchio ed è evidente che segue il calcio. Per che squadra tifa?
«Tifo per l'Aris Salonicco. Vorrei che anche in futuro le squadre greche, italiane o francesi, avessero la possibilità di gareggiare e incontrarsi e che possa essere premiato il talento e il merito. Io non so se potrò vederlo, ma vorrei che i miei figli potessero vedere la mia squadra giocare nella Champions League in base al suo valore agonistico e alla capacità di distinguersi nel campionato greco. Perché dobbiamo perdere l'ambizione e la speranza di vedere la nostra squadra tra le grandi in Europa? Chi ha il diritto di negarcelo? Questa Superlega europea rischia di prosciugare i campionati nazionali Il modello del calcio europeo è quello che abbiamo imparato a conoscere in trasmissioni come La Domenica sportiva».


Allora avrà anche una squadra italiana del cuore
«Il Napoli e, ovviamente, il suo indimenticabile Maradona».

Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 00:31
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