Se è vero (ed è manifesto) che il calcio da tempo fatica a trovare i sacerdoti del bello, non è falso annotare che tanto, molto, troppo, se non tutto, è stato rimesso ormai alla vivacità dei tifosi. A pensarci freddamente, lo si è intuìto durante i periodi di lockdown dovuto al Covid – e lo si è capito, ad essere precisi, per sottrazione, in ossequio a quella piega del reale facilmente riscontrabile in qualsiasi vita di coppia: della presenza, dell’importanza di una presenza ci si accorge soprattutto durante la mancanza. Del resto si può ammettere in piena serenità: il calcio senza tifosi allo stadio era, è e rimarrà francamente inguardabile. Certo, le chiusure erano necessarie per ragioni di sanità pubblica: però, sul piano dello spettacolo, l’andare del campionato scorso ha timbrato la sentenza. E ora. E ora anche la città di Roma avrà la grande occasione di tornare a respirare: perché, domenica pomeriggio, allo stadio Olimpico si giocherà il derby. E soprattutto: sarà finalmente animato dal pubblico. È vero che lo stadio ha aperto le porte ai sostenitori già dall’avvio della stagione, ma è chiaro che il derby potrà diventare la prima, vera festa della ripartenza. A patto che ciascuno si comporti da tifoso – e da tifoso soltanto, ovvio. Come si sa, tra l’altro, l’Olimpico potrà accogliere la metà delle persone previste dalla capienza e quindi, tra quattro giorni, fra curve, tribune e distinti si accomoderanno non più di 32 mila persone. E tutti con il Green pass. E (ben) distanziati.
L’OCCASIONE
Un derby con i tifosi potrà sembrare una sfavillante novità ad occhi invero provati dalle vicende pandemiche e invece è – dovrebbe essere – la consuetudine. Che effetti psicologici, il Covid. Insomma. Torneremo indietro per correre in avanti: e sarà un contro-movimento pazzesco, e in fondo liberatorio, e probabilmente indimenticabile. Desiderosi (e bisognosi) di futuro, recuperiamo il passato – ancora non sporcato dal virus. Agli appassionati di corsi e ricorsi e rincorse piacerà sapere che l’ultimo derby romano giocato a porte spalancate risale al 26 gennaio del 2020: finì 1-1, segnarono Dzeko e Acerbi e gli spettatori erano una cifra non incredibile ma oggi decisamente fantasmagorica: 59.902. Cinquantanovemila. E quindi adesso i romani avranno – pesante perché leggera – la responsabilità di rendere la festa...una festa. Sarebbe delittuoso – questo è pacifico – macchiare il pomeriggio di sport romano, tra l’altro inquadrato dalle telecamere di mezzo mondo, convertendolo in una serata a base di razzismi, ululati, quando non di violenza. E, d’altronde, come andava avvertendo un ex premier: bisogna dirselo chiaramente, questo rischio c’è.
LA PUNTEGGIATURA MORALE
Per cui domenica, epperò non da domenica, servirà una punteggiatura morale intrecciata a uno stile.
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