Siviglia-Roma, il rimpianto e la rabbia: l'illusione con Dybala, gli errori di Mancini e Ibanez. Mou: «L'arbitro sembrava spagnolo»

Disastrosa prova di Taylor: prima dà un penalty agli andalusi che il var toglie, poi ne nega uno ai giallorossi

Giovedì 1 Giugno 2023 di Alessandro Angeloni, nostro inviato
Siviglia-Roma, il rimpianto e la rabbia: l'illusione con Dybala, gli errori di Mancini e Ibanez. Mou: «L'arbitro sembrava spagnolo»

BUDAPEST Dalla Joya all'immenso dolore. Ci voleva la partita più lunga di sempre per spezzare in una sola notte tutti i sogni. È come aver prolungato una sofferenza, è come aver cancellato un anno, un percorso, un pezzo di futuro. Non c'è Coppa né Champions. Maledetti quei rigori, i soliti, e la Roma ci ricade dopo quel drammatico 1984 contro il Liverpool. Vince il Siviglia, è la sua settima Europa League. Mourinho si ferma a cinque finali vinte e non vuole dire addio, in campo ha tranquillizzato i suoi calciatori e ha ringraziato il suo popolo, che non lo vuole abbandonare.

Sul campo della Puskàs Arena sono rimaste le lacrime e l'orgoglio. Non basta un gol di Dybala, il Siviglia non lo uccidi facilmente e trionfa, meritando meno di altre volte; la Roma non fa il bis, dopo la Conference resta a secco, tradita anche da un arbitro inglese, Taylor, di cui Mourinho dira: «Sembrava spagnolo», e questo ci fa capire come abbia interpretato le cose. A Budapest resta il pianto degli eroi sconfitti, di chi ha fallito il calcio di rigore e non solo. Tutti i ventimila tifosi, delusi, increduli. Ma orgogliosi. La Roma dà il meglio e Dybala fa quel che può ma è sufficiente per l'avvio in grande stile della Roma. In poco più di un'ora in campo, lo vediamo danzare, cadere e gioire.

Siviglia-Roma, lo sprint

E' la Joya oltre il dolore, lui qui a Budapest nella finale contro il Siviglia voleva proprio starci, con tutti i sentimenti e con una caviglia migliore, qui in campo, dall'inizio, e così è stato, perché Mou ha voluto rischiare il jolly e lui ha detto sì. Paulo spaventa il Siviglia, guizzando, creando il panico negli avversari (e per poco non lo premia Spinazzola, con un tiro che il portiere del Siviglia gli stoppa) poi zoppica, si rialza e fa anche gol. Dybala in fuga verso il portiere marocchino Bono, segna con un sinistro dei suoi, imbeccato da Mancini, il ragazzo degli assist (suo anche quello per Zaniolo a Tirana) e del rigore sbagliato. Decisivo in due modi. La Roma della prima parte di gara è Joya per gli occhi, perché funziona un po' tutto. In difesa regna Smalling, che sembra un misto tra Aldair e Samuel. La Roma chiude i primi quarantacinque minuti con un piccolo spavento, il palo di Rakitic. E' un cazzotto che non ti prende pieno, ma fa male, fa tremare. Un'avvisaglia. Nella ripresa, il Siviglia si ricorda di aver vinto sei finali di Europa League e rigira la partita, almeno nel primo quarto d'ora ringhia di più della Roma, o almeno più del primo tempo.

 

 

La partita gira

Entrano Lamela e Suso ed escono Gil e Torres, questo dà lo slancio. Specie l'ingresso del Coco, l'ex, che a destra o sinistra, sa come mandare in tilt i meccanismi studiati da Mourinho, è agile e duro, meritava un'espulsione ma resta lì. Decisivo anche lui alla fine. Arriva il gol del pareggio, puntuale come una tassa, ma fortunoso: ci mette il coscione Mancini, che dopo l'assist firma un infausto autogol e per anticipare En Nesyri imbuca Rai Patricio. Si intravede che non sarà più serata per il secondo capitano. Dybala, stremato, lascia spazio a Wijnaldum: i venti, trenta minutini si allargano a sessantotto, non poteva essere infinita la Joya, così come la Roma. La reazione c'è comunque e Bono, che in realtà si chiama Bounou, ci mette una pezza e anche Abraham ci mette del suo, fallendo l'appuntamento con la storia. E dopo qualche minuto, Mou lo toglie, lanciando (o rilanciando) Belotti, che non segna in campionato, ma qualche discreta apparizione in Europa l'aveva pure fatta e stavolta cicca una palla gioiello di Pellegrini, così come Ibañez. Si cicca e la Roma non passa. E poi c'è il capitolo Taylor, che con Mourinho non si è mai preso. Ammonizioni a raffica, atteggiamento un po' da professorino e poi sono gli episodi a fare la differenza: assegna (e qui l'errore) un rigore al Siviglia per fallo di Ibañez su Ocampos, ma poi al Var ci ripensa; non ne concede uno per fallo di mano di Fernando, ma stavolta non ha bisogno di andarlo a vedere. «Un arbitro spagnolo», dice Mou. Chiaro, no? La Roma è stanca, al culmine di una stagione piena di infortuni, si adagia al ritmo sempre più basso dei suoi motori Matic e Cristante sperando di passare la nottata, il pullman stavolta serve per andarsela a giocare ai rigori, anche senza i rigoristi, una volta usciti Dybala, Abraham, Pellegrini, Spinazzola e Matic è un disastro; sbagliano Mancini, Ibañez, il Siviglia ne segna quattro ed è finita. Centoquarantasei minuti di lotta, la partita più lunga di sempre. Il dolore più lungo, senza fine.

Ultimo aggiornamento: 09:51
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