Cagliari e lo scudetto: quando sognare da grande era ancora impresa possibile

Domenica 12 Aprile 2020
Cagliari e lo scudetto: quando sognare da grande era ancora impresa possibile

Il ricordo dello storico scudetto del Cagliari, non è solo un doveroso e nostalgico viaggio nel passato, vale molto di più.

Il difficile momento che attraversiamo sta condizionando e cambiando le nostre vite. Se durante la quarantena la tecnologia ci apre territori sconfinati, di contro il periodo di isolamento ci avvicina di più a noi stessi, tra riflessioni e ricordi. Il domani sarà nuovo e sconosciuto nella vita, quanto nello sport, un tuffo nel passato ci aiuta a comprendere dove e come siamo. Ai più giovani i vari Cera e Niccolai, Nenè e Domenghini, magari con l’eccezione di Gigi Riva, diranno poco, se non per aver ascoltato i racconti del nonno o del papà. Una cosa è certa: quei calciatori non hanno nulla da invidiare ai protagonisti attuali. Anzi, quel Cagliari e quei calciatori, loro sì che sono dei veri miti, come lo sono il Verona di Bagnoli, Fanna e Galdersi o la Sampdoria di Boskov, Mancini e Vialli. Quest’ultimi certamente conosciuti da tutti, ma comunque protagonisti di un calcio che non c’è più. Prima, quantomeno, si poteva almeno sognare, perché vincere e lottare per uno scudetto era potenzialmente alla portata di tutti. Sia chiaro, anche negli anni 70, 80 e 90 la forza economica di un club determinava differenze e valori, però non tutto era così scontato, con capacità e intuizione si poteva costruire una squadra vincente. Proprio come l’impresa di quel Cagliari. Oggi con una stretta cerchia di squadre che domina in patria e all’estero, zeppe di calciatori/idoli globali, manca la possibilità di sognare, il solco determinato dalla forza economica è praticamente insormontabile. Ogni tifoso è consapevole che fuori dalle dinamiche dei grandi club, delle multinazionali, dei fondi e degli sceicchi, la sua squadra non solo non può vincere, ma neanche sperarlo. 

Ultimo aggiornamento: 10:00
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