Sampdoria-Roma, Mourinho ritrova Stankovic: insieme vinsero il Triplete

Domani a Genova giallorossi contro l'ultima in classifica: tutte le insidie

Domenica 16 Ottobre 2022 di Stefano Carina
Sampdoria-Roma, Mourinho ritrova Stankovic: insieme vinsero il Triplete

L'anno è il 2008. È estate e Mourinho s'insedia alla Pinetina. Il 16 luglio, con qualche giorno di ritardo rispetto ai compagni, arriva Dejan Stankovic, al centro d'insistenti voci di mercato: «I giornali mi avevano già scaricato dall'Inter (c'era una trattativa molto avanzata con la Juventus, ndr) - racconta - Appena scendo dall'auto, lo vedo che mi guarda dalle scale. Vieni, ti sto aspettando. Dentro di me penso, È arrivato il momento di fare le valigie, peccato. E invece José mi sorprende, Sei la mia scommessa di quest'anno, ti rivoglio ai livelli della Lazio. Tu sei amico di Mancini e va bene. Tra due mesi, nessuno dice che non possiamo diventarlo anche noi. E così è stato, dopo per lui avrei dato il sangue». Breve sunto del rapporto tra Stankovic e Mourinho. Due amici che domani saranno uno contro l'altro: il serbo alla ricerca del primo acuto in campionato per la Sampdoria (ferma a quota 3), la vecchia volpe di José per rimanere attaccato al treno delle primissime.

Roma, tra Belotti e Abraham prove di sorpasso: chi sarà il centravanti contro la Samp?


UNITI E VINCENTI
Non è difficile capire la sintonia nata tra i due.

Stankovic, 81 presenze e 10 reti tra il 2008 e il 2010, ha rappresentato per Mourinho il centrocampista ideale. Quello che poteva giocargli mezzala in centrocampo a tre, mediano di qualità in quella a due e all'occorrenza anche trequartista: «Tu gli potevi chiedere - ricorda Mou - Dejan qual è la tua posizione? e lui ti rispondeva Dove hai bisogno tu, mister». Un jolly che sapeva segnare da lontano (memorabile il gol al Genoa da 54 metri!) o partendo da dietro. Nemmeno a dire che nella Roma attuale avrebbe una delle primissime maglie da titolare. Un rapporto speciale che ha visto anche degli scontri accesi, tra due che hanno personalità da vendere: «Una volta dopo una sconfitta - ha raccontato Dejan un anno fa a Dazn - mi prese davanti a tutti e mi attaccò al muro. Mi disse: Oh zing...', vuoi tornare a giocare come prima o ti metti di fianco a me e non ti alzi più? Io voglio il vecchio Stankovic, voglio che mangi l'erba'». E così fu. L'anno si chiuse con il Triplete. Aneddoti ce ne sono a decine. Come quando tre anni fa, all'inizio della carriera da allenatore, uno dei primissimi messaggi che Stankovic riceve, è proprio di Mou: «Deki è vero? Tu?». Il tecnico doriano, ricordando l'episodio, se la ride: «Secondo me sarà svenuto». C'è poco da ridere invece analizzando il primo triennio di Dejan in panchina: 3 scudetti e 2 coppe nazionali con la Stella Rossa. L'addio in estate quando i serbi hanno fallito per la terza volta consecutiva l'accesso alla Champions, perdendo il doppio confronto con il Maccabi Haifa (2-3 e 2-2): «Mi sento completamente vuoto, ho fallito. Non posso andare avanti», le sue parole. Chissà se guardando gli israeliani maltrattare la Juventus qualche giorno fa, avrà cambiato idea sul suo operato.

Betis-Roma, le pagelle: Abraham si sbatte, Camara a sorpresa


CONTA SOLO VINCERE
Immutabile invece la considerazione sul vecchio mentore, sentito nei giorni scorsi attraverso una video-call nel gruppo Whatsapp del Triplete: «Grazie a José ho scoperto un altro Stankovic, nelle difficoltà è sempre l'uomo a fare la differenza. Non il calciatore o l'allenatore. Nel calcio e nella vita bisogna avere le palle, non mollare mai». E come Mou, ha trovato la frase ad effetto per presentare Sampdoria-Roma: «Mille e passa panchine contro una in serie A». Non male in effetti. Chissà cosa ne pensa José che dopo Shevchenko e Thiago Motta, è pronto ad incrociare un altro allievo. Oggi il portoghese darà seguito ormai al silenzio che segue ad una partita europea. E sarà un peccato non ascoltarlo ricordare degli aneddoti legati a Stankovic e presentare una gara che per la Roma vale oro. Al di là del cambio in panchina, i giallorossi affrontano il fanalino del campionato che in 9 partite ha pareggiato tre volte, segnando appena 5 reti, subendone 17 (peggio ha fatto soltanto la Cremonese). Chissà che non sia la volta buona per porre fine all'emorragia difensiva. La Roma continua a prendere almeno un gol a partita. La regolarità è impressionante: 6 nelle ultime 5 gare, 13 nelle ultime 8 (soltanto l'Helsinki è rimasto a secco, colpendo tra l'altro un palo). Troppi per uno come Mourinho. E Stankovic, lo sa bene: «Ora che sono diventato allenatore, mi sono reso conto che José aveva ragione. Perché giocare bene aiuta ma poi la partita si dimentica, quello che resta è solo il risultato».

 

Ultimo aggiornamento: 10:56
© RIPRODUZIONE RISERVATA