Roma, Pinto: «Ho sfruttato il fascino di Mourinho per attrarre giocatori. Mercato chiuso? Non è detto»

Il direttore sportivo della Roma racconta il mercato estivo giallorosso nella conferenza stampa di fine sessione

Venerdì 2 Settembre 2022 di Gianluca Lengua
Roma, Pinto: «Ho sfruttato il fascino di Mourinho per attrarre giocatori. Mercato chiuso? Non è detto»

Tiago Pinto racconta il mercato.

Lo fa il giorno dopo la conclusione dando molti meriti a Mourinho e alla proprietà: «Il ruolo di Mourinho nella capacità di attrarre i giocatori è stato importante, è diverso da tutti gli altri allenatori. Sarebbe stupido non sfruttare questa cosa».

Consegna all’allenatore un instant team, è il momento di prendersi la responsabilità di dire che questa è una squadra che ha il dovere di lottare per lo Scudetto?

«Ringrazio tutte le persone del club che hanno lavorato con me. Da fuori sembra divertente fare il mercato, per noi invece sono tre mesi pesanti. Anche i ragazzi dell’ufficio stampa che hanno fatto un lavoro difficile. La squadra è migliore, non ho dubbi su questo. Il mio obiettivo era migliorarla e oggi è più forte. Ha più soluzioni e qualità. Non sono d’accordo sull’istant team, la Roma è la quarta squadra più giovane della Serie A. La strategia è stata sempre creare spazio ai giovani, ma come ho detto dal primo giorno abbiamo bisogno di equilibrio. Non possiamo portare solo scommesse, ma anche certezze. La squadra è più forte, ma sempre con il nostro valore più grande che è l’allenatore. Lui ha fatto diventare buoni giocatori, grandi giocatori. Ha fatto un processo di crescita con i giovani, ci sono giocatori più bravi e ci aspettiamo di andare meglio. Non parliamo di scudetto, non per nasconderci, ma perché faccio fatica a pensare a maggio. Il mercato per voi condiziona il successo sportivo, perché è il quotidiano. Dobbiamo credere di vincere tutte le partite».

Per la terza estate la Roma non ha venduto i migliori, uno di questi è Zaniolo. Quanto è stato vicino ad andare via? Come gestire il prossimo passaggio?

«Non è mai stato vicino a partire. La sua era stata una stagione di ripresa, adesso sta meglio, è giovane è felice, ha aiutato la squadra. Adesso deve recuperare dagli infortuni. Trenta minuti fa ho chiamato Vigorelli dicendogli che dobbiamo fare il calendario dei nostri meeting per il rinnovo».

Siete preoccupati per il fair play finanziario? Siete preoccupati che la Uefa possa fare due pesi e due misure?

«Sul financial fair play anche il club avrà il tempo giusto per parlarne. Nel calcio a volte ne parliamo senza la profondità di cui ha bisogno. Il FFP è stato creato per aiutare i club e non danneggiarlo. Prima di questo, però, è il progetto Friedkin e in questo progetto la sostenibilità finanziaria è molto importante. Non abbiamo speso soldi per prendere Dybala, ma la qualità c’è. In tutte le finestre di mercato bisogna migliorare la squadra, la Roma aveva un’eredità pesante e abbiamo un percorso da fare per creare questa sostenibilità. Il FFP non è un problema, quello che voglio fare è far diventare la squadra più forte, creare una politica di meritocrazia, gettare le basi per il settore giovanile e spero che i paletti del FFP spariscano. Il mio obiettivo è che il prossimo direttore sportivo abbia una vita più facile della mia». 

Ha raggiunto i primi obiettivi imposti dal Fair Play Finanziario?

«Non voglio che questa conferenza diventi sul FFP. Per me non è una scusa, è una cosa che dobbiamo fare ed un obiettivo che abbiamo. Siamo più vicini agli obiettivi. Quando i club firmano il settlement agreemant sono contratti di 3/4 anni, è un processo lungo. Questo non ha evitato che noi avessimo una squadra più forte. Non è normale che negli ultimi anni della Roma siamo riusciti a vendere più che comprare. Ho sentito che la Roma è andata oltre nel monte ingaggi, ma non è vero. È stato ridotto di 20 milioni. Fare il direttore sportivo oggi è diverso rispetto a quando si faceva 10 anni fa. Siamo costretti a capire la logica Uefa, questa è la mia realtà, abbiamo fatto un lavoro interessante. Nel giorno in cui andrò via, la Roma avrà una situazione più solida e sostenibile». 

Non è facile far venire giocatori importanti a parametro zero dopo anni difficili. È merito suo, di Mourinho o del progetto dei Friedkin? 

«Il merito è della proprietà e di Mourinho. Della proprietà perché ha fatto capire di voler fare un progetto diverso, non parlano molto ma hanno fatto capire di voler fare le cose giuste per il club, non solo nel calcio ma in tutto quello che circonda la Roma. Anche il ruolo di Mourinho nella capacità di attrarre i giocatori è stato importante, è diverso da tutti gli altri allenatori. Sarebbe stupido non sfruttare questa cosa. Ragazzi di 20 anni sognano di essere allenati da Mourinho, ma anche gli altri: essere allenati da Mourinho è una cosa che conta. Il mister è al corrente di tutto il mio lavoro».

È stato più difficile comprare o vendere? Che voto si dà quest’anno?

«Le persone hanno più entusiasmo con i giocatori che sono arrivati. Abbiamo fatto circa 57 operazioni, non sono totalmente soddisfatto nelle uscite. Un paio di giocatori potevamo venderli. Nella stagione scorsa sono stato naif a dare il mio voto, poi qualcuno di voi durante la stagione mi ha preso un po’ preso in giro con quel voto. Magari dopo Tirana quel voto ci sta. Non lavoro molto sul protagonismo individuale, non ho bisogno delle marchette per avere un grande voto. Io capisco che il calcio cambia in pochi giorni, oggi siamo fenomenali e domani scarsi. Ci sono dei momenti in cui secondo voi ho fatto un capolavoro e io ero insoddisfatto, altri in cui ero soddisfatto e voi mi avete criticato». 

C’è ancora il tempo tecnico per prendere un difensore? 

«Se noi giochiamo a tre è normale che potevamo avere un difensore centrale in più. Non ci siamo riusciti per tante cose che sono successe. In squadra avremo tante soluzioni, ci sono giocatori che possono fare un altro ruolo. Io parlo del Mourinho che conosco, la stagione scorsa lo ha fatto vedere con l’esempio di Felix e Zalewski che nel momento della difficoltà trova la soluzione. Ci sono dei giocatori che possono giocare centrali, non è la soluzione ideale ma non posso seguire la strada del “piccolo sforzo”. 

Si affaccia Mourinho in sala stampa e urla: «Direttore faccia un piccolo sforzo».

Come ha vissuto le pressioni che Mourinho metteva?

«Sulla pressione non ho problemi, solo mia madre, mio papà e mia sorella mi mettono pressione. Se qualcuno mi scrive qualcosa mi metto paura. Anche se qualcuno legittimamente vuole scrivere il contrario, io ho un grande »rapporto con Mourinho. A Trigoria c’è un ambiente famigliare. Non commento le parole del mister, perché il suo lavoro è molto difficile, perché deve essere esposto alla stampa 150 volte l’anno. Noi cerchiamo di essere sempre allineati con la proprietà. Chi mi conosce sa che l’unico modo per portare le cose avanti con me è coinvolgermi. Non per essere arrogante, io non leggo la stampa. È chiaro se vado al ristorante e tutti mi chiedono di Belotti, quello mi mettere pressione ma perché non posso mangiare».

Come è andata la trattativa per Frattesi? Perché avete cambiato strategia?

«Abbiamo una strategia sportiva e finanziaria. La squadra ha bisogno di certe cose per migliorare e serve una strategia finanziaria per ottenerle. Il mercato ha tre mesi, dobbiamo avere pazienza, ma ho subito capito che avrei avuto difficoltà al livello finanziario. Ho capito che avremo avuto la capacità di fare una squadra più forte piuttosto che vendere e poi portare a casa i giocatori. Tutte le situazioni sono state legate una all’altra. Le cose sono state complesse, quando ho avuto difficoltà a vendere non ho voluto compromettere la società anche cercando dei prestiti con obbligo. Non è cambiata la strategia sportiva, ma quella finanziaria. Frattesi è il giocatore preferito della Serie A, esclusi quella della Roma. Secondo me sarà uno dei centrocampisti più forti in Nazionale. Poi c’è il mercato, il Sassuolo chiede quello che vuole e io devo rispettarlo. Io non uso la stampa per fare trattative, è la prima volta che parlo di Frattesi. Queste cose vanno trattate da club, loro hanno fatto una valutazione e noi non potevano arrivarci. Mi dispiace che certe trattative sono fatte da sole, perché se parla solo una parte dà solo quella versione della verità. Noi non siamo riusciti a trovare l’accordo perché sono un po’ tedesco nel fare le trattative. Se non ho i soldi non vado avanti». 

Solbakken può essere preso a gennaio?

«Non è vero che la Roma ha aumentato il monte ingaggi. Se noi risolviamo il problema di Olsen e Fuzato e portiamo Svilar, non aumenta il monte ingaggi. Non sono il mago delle finanze, ma non è aumentato. Avevate detto che lui aveva fatto le visite mediche per il Napoli, ma se lui non ha firmato ancora proviamo». 

Ha intenzione di andarsene? 

«Sono felice alla Roma. Per venire qui ho lasciato il grande amore della mia vita perché ho sintonia ed empatia con la proprietà. Oggi essere qui, con queste persone che ho davanti è quello che mi muove. Quando ho detto che il prossimo direttore sportivo della Roma avrà un lavoro più semplice è perché ci sarà molta più sostenibilità nel futuro. Non chiedo il rinnovo, sono diverso dai giocatori. Ognuno fa le sue valutazioni personali, io faccio le mie». 

Ha dato molti meriti a Mourinho e alla proprietà, ma qual è l’acquisto che le è piaciuto di più? E quali sono i rimpianti?

«Cerco di essere una persona metodica, prepariamo le cose bene puoi avere una strategia fantastica per vendere un giocatore ma se lui non vuole andare non puoi fare nulla. Aveva due o tre situazioni, al di là di Justin che non è colpa di nessuno. Ogni trattativa è una storia, andiamo oltre le emozioni. Mi sono chiuso tre o quattro giorni in una camera d’hotel a Torino per portare Paulo e non è stato semplice. Ho sentito veramente che tutti i giocatori hanno perso soldi per venire a Roma. Per quello vi ho detto della proprietà e Mourinho, ma ho capito che qualcosa qui sta nascendo. I Friedkin e Mourinho sono i principali fautori di questo progetto». 

Zagadou è senza contratto, c’è una possibilità di portarlo? Coric e Bianda sono ancora qui, c’è possibilità di piazzarli?

«Io non mollo, ci sono Belgio, Turchia e Grecia. Bianda e Corci sono due ragazzi vittima di un contesto del passato. Non abbiamo trovato soluzione fino ad ora. Possiamo parlare di Zagadou, di Denayer, questo mercato farà storia su questa strategia di portare il contratto a scadenza. Ne riparliamo». 

Come mai a Belotti è stato fatto un 1+2?

«Siamo stati veramente creativi e la creatività viene dalla necessità. E questo l’hanno accettato tutti i giocatori. Per me non è importante, perché ci sono cose dette fuori il contratto. Magari all’esterno sembra negativo, ma per il giocatore è buono. Sono dettagli che riguardano loro che non voglio divulgarli. Andrea qui sta bene, giocherà molti anni a Roma ed è mio compito farlo diventare felice e il contratto non sarà mai un problema». 

Sui rinnovi di Cristante e Spinazzola c’è già lavoro per il rinnovo?

«Se non ricordo male l'anno scorso mi chiedeste se con l'arrivo di Tammy avremmo potuto avere problemi in 6 rinnovi, dopo un anno continuiamo a parlarne. Quando cominciamo ad arrivare a fine contratto se ne discute, ma al tempo giusto. Bryan sa perfettamente cosa pensa di lui la società, al di là di essere un grande giocatore è un grande professionista, farò tutto il possibile perché lui rimanga qui, fatemi riposare un po', è stato pesante. Tu lanci questa cosa, poi vengono i procuratori e io non posso riposarmi».


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