Roma, Zaniolo il bambino e Dzeko il campione: contro la Juve una sfida particolare

Sabato 11 Gennaio 2020 di Alessandro Angeloni
Foto Mancini
Imputato, si alzi. Edin Dzeko deve reagire, ne ha sentite tante in questi giorni: critiche, e ci stanno. Ma per la condanna c’è tempo, non è il momento, non è corretto. La Roma ha bisogno di lui, perché quando gira Edin, va meglio. Questa sì, è una condanna per la Roma, che non trova alternative al bosniaco. Quella di domani è la partita con la maiuscola, qui a Roma, in quell’Olimpico dove Edin ha timbrato il suo primo gol giallorosso, proprio contro la Juventus, 30 agosto 2015, con un volo verso il cielo, staccando su Chiellini, regalando la vittoria alla Roma. Quando quella squadra pensava di poter competere per lo scudetto: era la seconda giornata, tre punti e il sogno si alimentava. Poi, come al solito, spezzato. Dzeko comincia alla grande, proprio con quella rete sotto la Sud, poi si appassisce, come se quell’amore sbocciato con i tifosi fosse un equivoco. 
FALSA PARTENZA
La sua prima stagione non è andata alla grande: 8 gol in campionato e due in Champions League, una miseria. Per un bel po’ (con Spalletti, Garcia era stato esonerato) se n’è stato in panchina. La sua storia nella Roma è cambiata dalla stagione successiva, con i 39 gol totali che certamente hanno aiutato e con quella dopo, fino alla semifinale di Champions, della quale è stato uno degli artefici. Ma al di là dei gol Edin si è calato totalmente nell’ambiente romano, si è sentito giallorosso. Qui ha trovato la sua felicità, è stato l’acquisto dei sogni, il bomber, adesso è un leader, al di sopra di ogni gol. Ma come sempre accade nel pallone, quando un attaccante non va in rete, si rimette tutto in discussione, vedi il post Torino. E poco importa se Dzeko fa un altro mestiere nella Roma: il mestiere di Dzeko, cioè essere campione, trascinatore, uomo gol e assist. Poi capita di andare incontro a una serata storta: contro il Torino male male, ma non solo lui. Dal Toro alla Juve e tornano i ricordi, le grandi sfide dello Stadium e quelle dell’Olimpico, l’ultima esaltante proprio quella del 2015, mentre nelle altre la Roma ha sempre affrontato i bianconeri a maggio, quando lo scudetto lo avevano già in tasca (o ottenuto da qualche settimana). Dzeko ha segnato il suo primo gol alla Juve e pure l’ultima rete ai bianconeri all’Olimpico porta la sua firma (2-0 reti di Florenzi e Edin). Quello dello scorso anno era quasi il gol d’addio, perché la storia con la Roma stava scrivendo la fine. Ma poi, altra svolta. Rieccolo, sempre lì, con la maglia della Roma addosso, con una fascia da capitano spesso sul suo braccio. Pronto a ricominciare, subito, per evitare altre critiche (e condanne), magari proprio davanti a quell’Higuain, candidato a sostituirlo la scorsa estate. Al fianco del campione, c’è il bambino, Nicolò Zaniolo, così piccolo ma già testato per le sfide con la Juve. A lui tocca la sfida con Dybala, che mesi fa doveva lasciare Torino proprio per far posto al numero 22 della Roma.
GIOVANE RAMPANTE
Quella di domani sarà la sua terza da titolare. Per lui la Juve non è la squadra dei ricordi, ma il diavolo tentatore. Paratici, ds bianconero, stravede per Nicolò, non ha perso le speranze. Zaniolo è figlio del destino, oggi è qui, domani chissà. Friedkin avrà un peso in questa decisione, al di là del piazzamento per la Champions. Nicolò ci tiene a fare bella figura, in ogni caso. Battere la Juve, segnare un gol, dà lustro e lui ne ha bisogno, perché è l’anno dell’Europeo e il processo di crescita va avanti solo con le prestazioni. E con i gol. Lo scorso anno, Ranieri lo ha fatto giocare titolare all’Olimpico, nonostante il rapporto con il ragazzo non fosse idilliaco e il rendimento non stava andando di pari passo con la fama che Nicolò stava accumulando. Ma la prima vittoria se l’è portata a casa. Si cerca il bis. 
Ultimo aggiornamento: 09:02
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