C’è un’anima rock in Fabio Capello e l’ha portato ieri sera al concerto di Vasco Rossi. È salito sul treno a Bologna dopo la consegna dei premi Bulgarelli e si è diretto verso Milano, per poi proseguire verso l’Ippodromo, dove si è svolta la seconda tappa del tour 2022 di “Blasco”: 28 canzoni, con il meglio del repertorio del Komandante. L’anima calcistica condurrà invece Capello a seguire stasera dalla sua casa di Lugano la finale di Conference della Roma, mentre venerdì e sabato sarà a Parigi per commentare per Sky l’ultimo atto della Champions: il “partidazo” Real Madrid-Liverpool.
Concentriamoci su Tirana: Roma-Feyenoord.
«La Roma che ho visto contro il Torino mi è sembrata molto concentrata. È stata la prima delle due finali indicate da Mourinho e mi pare che la squadra l’abbia interpretata nel modo giusto.
Giudizio sul Feyenoord?
«Non lo conosco bene, ma so che si sta riprendendo dopo un periodo oscuro. Gli olandesi sono sempre scomodi. Il loro campionato non è molto impegnativo e all’estero riescono a dare il massimo. Sono anche culturalmente più liberi di mente e quindi affrontano le partite senza stress».
I punti deboli del calcio olandese?
«Hanno sempre un filino di presunzione che li accompagna e talvolta sottovalutano l’avversario. L’altro limite è che non sono mai bravissimi a difendersi».
Il Feyenoord in effetti si presenta così: spavalderia e retroguardia rivedibile. L’antagonista perfetto per Mourinho.
«José è un maestro nella gestione di situazioni come questa. Dovrà tenere alta l’attenzione e bassa la tensione. Bisogna stare con la testa sul pezzo, senza lasciarsi logorare dai nervi. L’esperienza di Mourinho è una garanzia: affronta la quinta finale europea. In gare di questo livello, si sentono molto le responsabilità. Una squadra come il Real è abituata ad affrontarle, mentre la Roma da trentuno anni non vive queste dimensioni».
La Conference League è appena nata e secondo alcuni è la coppa dei mediocri.
«Sono chiacchiere senza senso, di chi non conosce bene i valori dello sport. Partiamo dalla considerazione che si tratta di una coppa europea e quindi ha una sua importanza. Secondo: arrivare in fondo non è stato una passeggiata. Anche la Roma, con la batosta rimediata in Norvegia, si è dovuta ricredere. Da quel giorno ha cambiato passo e ha meritato la finale. Ha eliminato il Leicester, un club inglese che un anno fa sfiorò la Champions e vinse la FA Cup».
La Roma non solleva un trofeo dal 2008: anche questo lungo digiuno dovrebbe creare motivazioni fortissime.
«Cominciare a vincere fa parte di un processo di crescita. Questa è una finale europea e per la Roma è importante. Se vuoi entrare nel circuito dei club di valore internazionale, devi mettere qualcosa in bacheca. La Conference League è un’occasione da non perdere».
Quali sono stati i fattori di crescita della Roma dopo mesi non facili?
«La squadra ha trovato compattezza e una certa solidità difensiva. Prendere meno gol è fondamentale: si guadagna in sicurezza e autostima».
L’impatto di Mourinho?
«All’inizio ha dovuto capire quale gruppo avesse tra le mani, conoscere l’ambiente e percepire dove potesse arrivare. Chiariti questi punti, identità di gioco, continuità e risultati sono stati la logica conseguenza».
Una corsa contro il tempo per recuperare Mkhitaryan.
«È un calciatore fondamentale: ha esperienza, ha i tempi giusti, sa inserirsi bene e possiede il senso del gol. È perfetto per il copione della Roma».
Il recupero di Spinazzola dopo un lungo stop è un altro elemento a favore.
«Non so quali siano le sue attuali condizioni di forma, ma ritrovarlo dopo lo splendido europeo è una bella notizia».
Zalewski è un’altra intuizione importante di Mourinho.
«Questo ragazzo è davvero interessante. Ha tutto per imporsi ad alti livelli: corsa, velocità, tecnica».
Abraham al primo anno in Italia ha segnato 27 gol, 9 dei quali in Conference: sono quasi sempre i centravanti a scrivere la storia.
«Pochi inglesi hanno avuto all’estero un impatto come il suo. E’ bravissimo e rappresenta un investimento lungimirante, ma la penso come Mourinho: può diventare ancora più forte».
La passione per Vasco Rossi?
«Semplice: mi è sempre piaciuto».
Capello rock: applausi.
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