Roma-Feyenoord, Fabio Capello: «La garanzia è Mourinho. Conference coppa dei mediocri? Chiacchiere senza senso»

L'ex tecnico giallorosso: «José un maestro in queste partite»

Mercoledì 25 Maggio 2022 di Stefano Boldrini
Roma-Feyenoord, Fabio Capello: «La garanzia è Mourinho. Conference coppa dei mediocri? Chiacchiere senza senso»

C’è un’anima rock in Fabio Capello e l’ha portato ieri sera al concerto di Vasco Rossi. È salito sul treno a Bologna dopo la consegna dei premi Bulgarelli e si è diretto verso Milano, per poi proseguire verso l’Ippodromo, dove si è svolta la seconda tappa del tour 2022 di “Blasco”: 28 canzoni, con il meglio del repertorio del Komandante. L’anima calcistica condurrà invece Capello a seguire stasera dalla sua casa di Lugano la finale di Conference della Roma, mentre venerdì e sabato sarà a Parigi per commentare per Sky l’ultimo atto della Champions: il “partidazo” Real Madrid-Liverpool. 

Concentriamoci su Tirana: Roma-Feyenoord.
«La Roma che ho visto contro il Torino mi è sembrata molto concentrata. È stata la prima delle due finali indicate da Mourinho e mi pare che la squadra l’abbia interpretata nel modo giusto.

Esame superato, ma adesso si sale sul palcoscenico internazionale e occorre qualcosa di più».

Giudizio sul Feyenoord?
«Non lo conosco bene, ma so che si sta riprendendo dopo un periodo oscuro. Gli olandesi sono sempre scomodi. Il loro campionato non è molto impegnativo e all’estero riescono a dare il massimo. Sono anche culturalmente più liberi di mente e quindi affrontano le partite senza stress». 

I punti deboli del calcio olandese?
«Hanno sempre un filino di presunzione che li accompagna e talvolta sottovalutano l’avversario. L’altro limite è che non sono mai bravissimi a difendersi».

Il Feyenoord in effetti si presenta così: spavalderia e retroguardia rivedibile. L’antagonista perfetto per Mourinho.
«José è un maestro nella gestione di situazioni come questa. Dovrà tenere alta l’attenzione e bassa la tensione. Bisogna stare con la testa sul pezzo, senza lasciarsi logorare dai nervi. L’esperienza di Mourinho è una garanzia: affronta la quinta finale europea. In gare di questo livello, si sentono molto le responsabilità. Una squadra come il Real è abituata ad affrontarle, mentre la Roma da trentuno anni non vive queste dimensioni».

La Conference League è appena nata e secondo alcuni è la coppa dei mediocri.
«Sono chiacchiere senza senso, di chi non conosce bene i valori dello sport. Partiamo dalla considerazione che si tratta di una coppa europea e quindi ha una sua importanza. Secondo: arrivare in fondo non è stato una passeggiata. Anche la Roma, con la batosta rimediata in Norvegia, si è dovuta ricredere. Da quel giorno ha cambiato passo e ha meritato la finale. Ha eliminato il Leicester, un club inglese che un anno fa sfiorò la Champions e vinse la FA Cup».

La Roma non solleva un trofeo dal 2008: anche questo lungo digiuno dovrebbe creare motivazioni fortissime.
«Cominciare a vincere fa parte di un processo di crescita. Questa è una finale europea e per la Roma è importante. Se vuoi entrare nel circuito dei club di valore internazionale, devi mettere qualcosa in bacheca. La Conference League è un’occasione da non perdere».

Quali sono stati i fattori di crescita della Roma dopo mesi non facili?
«La squadra ha trovato compattezza e una certa solidità difensiva. Prendere meno gol è fondamentale: si guadagna in sicurezza e autostima».

 

L’impatto di Mourinho?
«All’inizio ha dovuto capire quale gruppo avesse tra le mani, conoscere l’ambiente e percepire dove potesse arrivare. Chiariti questi punti, identità di gioco, continuità e risultati sono stati la logica conseguenza».

Una corsa contro il tempo per recuperare Mkhitaryan.
«È un calciatore fondamentale: ha esperienza, ha i tempi giusti, sa inserirsi bene e possiede il senso del gol. È perfetto per il copione della Roma».

Il recupero di Spinazzola dopo un lungo stop è un altro elemento a favore.
«Non so quali siano le sue attuali condizioni di forma, ma ritrovarlo dopo lo splendido europeo è una bella notizia». 

Zalewski è un’altra intuizione importante di Mourinho.
«Questo ragazzo è davvero interessante. Ha tutto per imporsi ad alti livelli: corsa, velocità, tecnica».

Abraham al primo anno in Italia ha segnato 27 gol, 9 dei quali in Conference: sono quasi sempre i centravanti a scrivere la storia.
«Pochi inglesi hanno avuto all’estero un impatto come il suo. E’ bravissimo e rappresenta un investimento lungimirante, ma la penso come Mourinho: può diventare ancora più forte».

La passione per Vasco Rossi?
«Semplice: mi è sempre piaciuto». 
Capello rock: applausi.

Ultimo aggiornamento: 21:17
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