Il giorno dopo - quando ti lecchi le ferite - è di riflessione.
LA STRATEGIA
Dalla distruzione si ricostruisce e la Roma, proprio secondo il suo allenatore, andrebbe praticamente rifondata, magari con un difensore centrale in più (Kumbulla non è proprio di suo gradimento), un terzino (è arrivato Maitland-Niles, ma basterà?), un centrocampista-regista (Xhaka era l’obiettivo estivo, ora è in arrivo Oliveira). Tre giocatori di livello tecnico superiore alla media e con personalità. Non è la prima volta che Mou parla in quel modo e finora certe dichiarazioni non hanno portato vantaggi, anzi. Una squadra debole caratterialmente, davanti a parole così nette, si indebolisce ancor di più, e una società che non può spendere, non comincia a farlo se ironizzi sul prestito di Salah o sul mercato che si sta facendo in questa fase, quasi a costo zero («sono contento di avere due giocatori in prestito anche se la gente preferirebbe un giocatore top. Magari il Liverpool ci lascia Salah in prestito e siamo contenti... Ma io ho rispetto della proprietà e del direttore, non possiamo fare pazzie e mi devo adattare», le parole di Mourinho dopo la sfida contro la Juve). Il giorno dopo ti aspetti botti e fuochi d’artificio (una volta era così), invece, a Trigoria - con la squadra a riposo (ripresa del lavoro, oggi, in vista del Cagliari) tutto nella norma: giornata di confronto ordinario, senza summit particolari o vertici tra Mourinho (che ha subito più sconfitte nei suoi ultimi cinque anni di gestione, 61, che in tutto il suo primo decennio, 57) e i Friedkin che hanno parlato certamente con Tiago Pinto, loro referente abituale e principale. Questo fanno sapere. I Friedkin, Mou, lo hanno scelto e non lo mollano e questo non c’è bisogno di ribadirselo giorno dopo giorno; José ha accettato la Roma, conscio delle problematiche e magari qualche aspetto lo aveva sottovalutato, e non ha certo intenzione di andare via ora. Adesso Mou, da parafulmine, diventa l’uomo della piazza per spingere il club a investire sui calciatori. Serve una sterzata, quella sì: come squadra e nelle strategie societatie. Il tecnico portoghese ha bisogno di giocatori all’altezza, caratterialmente forti e che tecnicamente sappiano fare la differenza. Come è stato abituato in passato: così ha vinto, così vuole vincere a Roma. E’ l’unica strada che conosce. Il mercato della scorsa estate è stato di reazione, questo ci hanno detto mille volte José e il suo gm Pinto. Di reazione l’acquisto di Viña (Spinazzola si è fatto male lo scorso 2 luglio a Monaco), Abraham è stato preso per la partenza di Dzeko e prima dell’inglese è arrivato Shomurodov, non gratis, ma per 17.5 milioni di euro più 2,5 di bonus. Un acquisto, ci permettiamo di dire, affrettato, visto che in rosa, seppure in prestito, c’era già (e c’è ancora) Mayoral. Errori che non dovranno essere ripetuti.
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