Roma, giocatori stanchi, scontenti e fuori ruolo: l’orchestra ha smesso di suonare

Sabato 6 Novembre 2021 di Alessandro Angeloni
Roma, giocatori stanchi, scontenti e fuori ruolo: l orchestra ha smesso di suonare

Qualche muso lungo, inevitabilmente c’è, ma lo spogliatoio, raccontano, è solido. Gli scontenti ci sono e parliamo di coloro che nell’ultimo periodo sono stati messi ai margini, i vari Reynolds, Diawara, Villar e Mayoral e in buona parte Kumbulla. Mou si è assunto le proprie responsabilità ed è andato avanti con i soliti, tirando la corda con qualcuno, arrivato un po’ esausto al tramonto di questa seconda parte di stagione, che si concluderà domani con la trasferta di Venezia (c’è la sosta per le nazionali). La Roma in questi mesi si è retta sulla prestazione dei singoli e ora sono proprio loro a segnare il passo, chi per un motivo (tattico) chi per un altro (fisico, di tenuta).

L’attacco anemico non ha un solo “colpevole”: il gol manca ad Abraham, a Zaniolo e pure a Micki (dopo il buon inizio si è perso anche Shomurodov, ancora a secco di gol dopo quello segnato all’esordio contro il Trabzonspor). Sopra le righe, le prestazioni di Pellegrini e dell’ultimo El Shaarawy. Tammy è partito col botto, poi si è involuto: gioca spalle alla porta, fa Dzeko senza esserlo. 

ISOLATI E STANCHI

La sua caratterista di uomo d’area non viene messa in evidenza, un po’ per colpe sue (fisicamente non al top dopo l’infortunio al piede), un po’ per colpa dei compagni che non trovano il modo di servirlo adeguatamente. L’inglese è fermo a due reti in campionato, che si perdono nella notte dei tempi, mentre Nicolò è bloccato alla rete segnata nel ritorno del preliminare con il Trabzonspor. Nicolò ha perso lo spunto finale, il tiro e l’assist, vive di strappi. Soprattutto fisici, vista la possente muscolatura messa su dopo il doppio infortunio. Gli mancano agilità e la predisposizione a giocare per gli altri, tende a strafare, a giocare da solo, per dimostrare di essere quello di prima. Ci rimette lui, in questo caso Abraham, evidentemente poco assistito, e naturalmente la Roma, che tra le prime cinque in classifica è quella che ha segnato meno, 19 reti, contro le 28 dell’Inter, le 25 del Milan, le 23 del Napoli (ci sono anche Lazio a 22 e Fiorentina a 16).

E Micki? Lui ha un lieve problema fisico con cui convive e soffre, silente, da un po’. Le prestazioni ne risentono. E in più c’è una questione tattica da non sottovalutare: da esterno non rende, non regge la doppia fase. C’era un Micki nel 4-2-3-1 di Fonseca e c’era un Micki nel 3-4-2-1. Con meno compiti difensivi, lo scorso anno di questi tempi era a sei gol e 4 assist. Quest’anno è a 2 e 3. Poi, l’armeno è uno di quelli che non si è mai fermato: nella Roma ha giocato 1007 minuti, 15 partite su 17. In più, non ha saltato un impegno con la sua nazionale, della quale è capitano e leader maximo. Stessa sorte toccata a Veretout, pure lui in campo sempre da titolare in 15 gare, con 1222’. Per Jordan la questione è anche tattica: nel sistema di gioco come quello di Mou, ha il compito di stare molto basso, perdendo la sua caratteristica principale, quella dell’inserimento. Su azione, le reti alla Fiorentina (2) e alla Salernitana (1), poi stop. Cominciano a sentire la fatica anche Ibanez e Mancini, costretti a scendere sempre in campo per via dell’infortunio di Smalling, che ne avrà ancora per un po’, e di Kumbulla, per nulla considerato. Cristante da centrale alla Bonucci convince poco, specie in una linea a 4. A Mourinho le soluzioni tattiche (un 4-3-3, forse) in attesa del miracoloso mercato di gennaio. 
 


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