Rieti, Fabio Grosso vive l'emergenza
a Torino ma non dimentica:
«quei calci al pallone tirati
in tutto il borgo di Casperia»

Domenica 19 Aprile 2020 di Paolo Annibaldi
Fabio Grosso
RIETI - Il ricordo del tempo che fu e di quelle estati passate in Sabina da un campione del Mondo. Se c’è un giocatore tra gli Azzurri che regalarono nel 2006 il sogno mondiale all’Italia e possiamo dire fu   veramente decisivo questo è Fabio Grosso. Ci sono infatti tre episodi chiave che portano il suo nome in quel mondiale: il rigore (trasformato poi da Totti) procurato contro l’Australia, sullo 0 a 0 con l’Italia stanchissima e in 10 che valse la vittoria  al 90’; il gol in semifinale contro la Germania ai supplementari e il quinto decisivo rigore contro la Francia in finale che colorò d’azzurro il cielo di Berlino.  
 
Le origini sabine della famiglia
Fabio Grosso nativo di Roma, il papà pescarese e la mamma Loredana Petrocchi di Casperia così come la nonna Costanza Massoli. Ha sempre vissuto in Abruzzo dove iniziò a giocare al calcio tra campionati di Eccellenza e  serie C prima di iniziare a girare l’Italia approdando in A  alla corte di Serse Cosmi a Perugia e poi Palermo, la Nazionale, l’Inter, il Lione e la Juventus.  I mesi estivi della sua adolescenza li divideva tra il mare d’Abbruzzo e le colline sabine dove sorge l’antico borgo medievale di Casperia. La casa in pieno centro storico su piazza del Municipio.
 
Il lockdown a Torino
Da Torino, dove vive ora con la moglie Jessica e i suoi due figli, parla di come sta vivendo il lockdown lui che è abituato a girare l’Italia in lungo e largo. «E’ una situazione nuova e inusuale alla quale ci si abitua ma all’inizio è stata dura per chi come me era solito stare tante ore fuori casa. E’ però anche l’occasione per ritrovare e vivere situazioni in famiglia coi giusti tempi e godere di cose che gli impegni spesso non ti fanno apprezzare appieno».
 
I ricordi sabini
Fabio Grosso si lascia poi andare ai ricordi di quelle estati in Sabina, a Casperia nelle quali si giocava a pallone in piazza con gli amici. «Meglio usare il plurale - ricorda Fabio Grosso - e dire nelle piazze, perché quando si usciva col pallone si giocava ovunque in paese (che peraltro ha un centro storico interamente pedonale). Ho ricordi stupendi di quei tempi spensierati quando si partiva per venire in Sabina da nonna, la mamma di mia madre,  a trascorrere le estati. I posti davvero belli e venire dalla città in quelle realtà più piccole aveva un grande significato per me e i  miei fratelli».

Fabio Grosso ha parenti ed amici a Casperia. «Non ho più mia nonna – ci dice- scomparsa qualche anno fa ed è stata quella l’ultima volta che sono venuto a Casperia per darle l’ultimo saluto al suo funerale. Con  le zie come Simonetta e la figlia Laura e altri cuguni come Gianni Petrocchi mi sento spesso. Con Gianni specialmente che è appassionato di calcio, allena e gli piace girare, sto in contatto e ci sentiamo di frequente».

Non viene da tempo a Casperia,  ma i legami e i trascorsi in terra Sabina, dove ha passato parte del tempo della sua giovinezza, sono vivi e forti da parte di quel ragazzo semplice, con la testa sulle spalle e i piedi per terra, e che correva urlando al mondo “non è vero, non è vero…” dopo il suo gol al 119° contro la Germania che aprì le porte alla finalissima di Berlino e alla coppa del mondo alzata in cielo da quel numero 3 di nome Fabio Grosso che in quel momento ha riempito ancor più di orgoglio Casperia e l’intera Sabina.   
Ultimo aggiornamento: 11:52
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