Da Donnarumma a Radu, perché i portieri fanno tante papere? Marchegiani: «I rischi assurdi della costruzione dal basso»

L'ex portiere: non credo sia l'inizio di una tendenza, ma ormai i calciatori sono abituati a passarsi la palla nelle zone calde del campo e si è abbassata la percezione del rischio

Venerdì 29 Aprile 2022 di Andrea Sorrentino
Da Donnarumma a Radu, perché i portieri ora sbagliano così tanto? Marchegiani: «I rischi assurdi della costruzione dal basso»

Quanti errori dei portieri, negli ultimi giorni, nelle ultime settimane. Ha iniziato Donnarumma col Psg a Madrid, poi ultimamente Meret e Radu, con topiche da scudetto, persino Buffon in serie A.

Sempre per lo stesso motivo: esitazioni fatali nel tenere il pallone coi piedi, con la figuraccia in agguato. Di recente se ne sono visti tante.

Luca Marchegiani, ex portiere di Lazio, Torino e Nazionale, da anni apprezzato commentatore tecnico di Sky: troppi errori, secondo lei?

“Non sarei così preoccupato. Mi pare siano soprattutto coincidenze, a volte certe cose capitano tutte insieme poi magari per lunghi periodi non se ne vedono. Quest’anno non mi ricordo errori particolarmente clamorosi, poi da febbraio, più o meno da quando Donnarumma ha sbagliato a Madrid, ne sono arrivati: una grande concentrazione di topiche e tutte in partite importanti. Ma non credo sia l’inizio di una tendenza”.

Capita perché si eccede con la famigerata costruzione dal basso?

“Un po’ sì. E’ come se si volesse ostentare questa padronanza in palleggio da parte delle squadre, che a volte esagerano. Ma in assoluto, per quanto riguarda i portieri, il problema non è tanto la costruzione dal basso quando il volerla fare proprio dentro l’area, o a ridosso dell’area piccola o addirittura della linea di porta. E questo espone a rischi enormi, perché i compagni possono metterti in difficoltà. In Bologna-Inter si è parlato moltissimo dell’errore di Radu, che è stato evidente, ma poco del fatto che Radu sia stato messo in difficoltà da Perisic: cercare il portiere dalla rimessa laterale è stato un grosso errore, quasi quanto quello finale”.

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Rischi assurdi, dunque.

“Perché ormai i giocatori sono talmente abituati al doversi passare la palla nelle zone calde del campo che si è abbassata la percezione del rischio, quella che esisteva ai miei tempi. All’epoca esistevano delle zone tabù del campo, dove la palla proprio non si poteva giocare, mai. Adesso tutto questo non esiste più, e capitano questi gol clamorosi”.

Lei è stato un antesignano in tal senso: molti ricordano un suo errore in disimpegno in Italia-Svizzera del 1992, qualificazioni mondiali, con Sacchi ct. Costacurta le appoggia un pallone all’indietro, lei tergiversa e la Svizzera segna il 2-0 (poi finirà 2-2). Le dispiace se glielo ricordiamo?

“Ma no, affatto. A mia parziale giustificazione c’è il fatto che giocavamo da pochissimo con la nuova regola, quella che impediva al portiere di prendere il pallone con le mani sul passaggio del compagno: era una delle prime partite, la cosa era entrata in vigore proprio in quella stagione. E io non ero assolutamente strutturato, o allenato o preparato, per quel tipo di situazioni. Adesso è tutto diverso, i portieri iniziano da bambini a giocare il pallone con i piedi, sanno già tutto”.

Eppure sbagliano ancora. Per lei il ruolo è ormai snaturato, e si dovrebbe tentare di tornare indietro, oppure ormai non è possibile?

“No, non si torna indietro. Non bisogna mettere in discussione l’evoluzione del ruolo o il modo di giocare. Gli errori sono incidenti di percorso che possono capitare, ma si va avanti per forza. Ormai ci si allena così e si gioca in questo modo, e i tecnici sanno come preparare i portieri, ma anche gli altri compagni, a gestire il pallone a dovere. E’ tutto cambiato rispetto a trent’anni fa, ed è giusto che sia così”.

 

Ultimo aggiornamento: 13:24
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