«Non essere str..., non capisci che il vero divertimento è vincere?». Come il Principe di Niccolò Machiavelli, José Mourinho si fa ora volpe, ora leone. È dalla combinazione di astuzia e forza che fiorisce l’arte di governare, diceva il gran fiorentino 500 anni fa, un’arte che ai nostri tempi decliniamo nella capacità di comando, o leadership che dir si voglia. Machiavelli consigliava poi al Principe di imparare a simulare e a dissimulare, ma in questo José Mourinho non è così d’accordo. Se c’è una cosa che a Roma stanno imparando di questo uomo diretto e multiforme, che canta Bella Ciao e invoca preghiere a San Pietro per la salute dei giocatori, è quella che poi è il vero segreto del suo successo come comunicatore e trascinatore di genti, e il motivo per il quale tanti lo detestano: sostanzialmente, lui dice sempre la verità. Anche se è urticante, anche se non la vorresti ascoltare.
CUSTODIRE SEGRETI
Nei limiti consentiti dal ruolo, che contempla anche il dover custodire segreti di uomini, di spogliatoio, di strategie, è rarissimo che Mourinho dica bugie ai giocatori in privato, o a tifosi e avversari in pubblico, per il tramite delle telecamere. A volte le cose coincidono, come nella sua frase da lui stesso riportata dopo Roma-Cska con cui abbiamo iniziato questo articolo: l’altro giorno un giocatore è uscito dal campo durante un’accanita partitella a Trigoria, col risultato in bilico, per farsi due palleggi «così mi diverto un po’», e la risposta del tecnico è stata secca e poco decoubertiniana (ma tanto De Coubertin mica l’aveva detto davvero che partecipare è più importante che vincere). «Ai giovani e a tutti i giocatori deve arrivare il messaggio. Sarò sbagliato, ma mi diverto solo se vinco», ed è così per qualsiasi sportivo. Pure sulle reali ambizioni della Roma non mente: ora una città in estasi pensa che tutto sia possibile, invece lui dice che è felice di ciò che sta costruendo, certo, ma per ora non si vede da scudetto. E lo pensa davvero, non è posa o lamentazione. «La differenza tra noi e le altre top sta nelle opzioni in panchina», ed è verissimo: voleva un centrocampista e un terzino destro che non sono arrivati, poi ha un sacco di «bambini che devono diventare calciatori», e dategli torto.
VOLPE E LEONE
La Roma viene da anni di pesanti serie di infortuni? E lui racconta di «pregare San Pietro» affinché non ce ne siano.
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