Moratti: «Mourinho porta la felicità, il Mancio l'emozione»

Lunedì 6 Settembre 2021 di Andrea Sorrentino
Moratti: «Mourinho porta la felicità, il Mancio l'emozione»

Il Presidente non sta nella pelle, quest’anno vorrebbe essere ubiquo e vivere a Parigi, a Milano e a Roma, perché il calcio lo affascina più che mai: «Ma ci pensa a cosa vuol dire, ora, essere un tifoso del Psg? La sera prima sei pazzo di entusiasmo perché sai che arriva la partita, poi vai allo stadio e diventi matto per davvero: Messi, Neymar, Mbappé, più gli altri. Fantastico. Mostreranno cose mai viste prima, e se non vinceranno tutto non importerà nemmeno tanto, per me: vuoi mettere la bellezza? Mi piace anche l’Inter. La Roma, non ne parliamo: il fatto di maggiore interesse di questo campionato è senza dubbio la presenza di Mourinho. La seguirò eccome. E che spettacolo il duello tra tanti bravi allenatori, è la chiave dell’annata. Anche se la figura di Mourinho sarà dominante». Massimo Moratti è l’ultimo Presidente della serie A, prima che fondi e proprietà straniere stravolgessero il giocattolo: ha lasciato da quasi 8 anni, ma lo scorso maggio, quando l’Inter ha vinto lo scudetto, moltissimi hanno pensato per prima cosa a lui e gli hanno dedicato una lacrima, un’emozione. È e sarà il Presidente. L’ultimo ad aver messo faccia, tempo, denaro e passione nel calcio italiano, quando eravamo re. 
Presidente, il “suo” Mourinho ormai è a Roma: sensazioni? «Sono felice per lui, che ha avuto un’opportunità bellissima, e per i romanisti. José dà una fiducia pazzesca ai suoi tifosi, e sono certo, anzi lo so, che ormai tutti si svegliano la mattina e sono felici, perché hanno Mourinho allenatore. Lui fa questo effetto. Il suo incastro con Roma mi sembra già perfetto». 
Ha visto? Ormai è ieratico, sereno, quasi irriconoscibile. «Eh, come studia lui le situazioni… adesso è diverso dal solito, sì. È molto carino, dice cose belle. È intelligentissimo, sa adattarsi all’ambiente e sa qual è la cosa più utile da dire e da fare. Poi certo, la cosa più utile in assoluto è pure la più difficile, cioè vincere». 
L’ha sentito in questi mesi? 
«Certo. È felice e carico, affronta tutto con grande professionalità. Costruisce l’entusiasmo. Di scudetto non parlerà, sa che è complicato ma non impossibile. Vuole crederci e ci crede. Non lo vedo a lottare per il terzo-quarto posto». 
Lei era un presidente visibile e non si negava mai, invece Dan Friedkin in oltre un anno non ha proferito parola: che ne pensa? 
«Forse perché è straniero, o sarà il suo carattere, Magari non vuol essere invadente. O è prudenza: prima di parlare devi avere qualche risultato alle spalle. Ma la cosa che interessa è che nei fatti sia bravo, e mi pare lo sia stato. Il geniale colpo di Mourinho ha realizzato il sogno di tanti tifosi». 
Di Sarri e Lotito cosa pensa? 
«Ammiro Sarri, lo trovo molto bravo, peccato non averlo potuto conoscere perché quando lui esplodeva io stavo per smettere. Lotito non lo sento da tanto… È stato fulmineo nell’ingaggiare Sarri quando si è trovato senza Inzaghi. C’è anche la Lazio per le prime posizioni». 
E la sua Inter, ovvio. 
«Inzaghi ha sopportato le cessioni. Sembrava si andasse verso il disastro. Poi ha indicato nuovi giocatori che mi sembrano perfetti, li sta facendo giocare in modo piacevole e vince, il che non guasta mai. Dzeko è una meraviglia: intelligentissimo, fa muovere centrocampo e attacco, tocca il pallone in modo delizioso e sembra non faccia fatica, come quelli bravi». 
Giudica anche lei l’operazione-Cristiano Ronaldo un fallimento? 
«Ma no, è stata una prova di coraggio e un gran regalo ai tifosi. Lui la sua parte l’ha fatta con una montagna di gol. Poi il tutto non ha funzionato, può capitare: cercavano il timbro da migliore squadra del mondo portando a Torino il più bravo, invece non sono arrivate le vittorie». 
«Messi al Psg è stato un colpo al cuore? 
«Un grande dispiacere per tutti, chiunque lo vede e lo ricorda con la maglia del Barça. Ma dobbiamo abituarci a certe cose. Non si è comportato male, è stato simpatico coi suoi vecchi tifosi e grato al Psg, giusto così. Certo, il mio amico Laporta si è trovato in un mare di guai coi conti del club, mi dispiace. Però secondo me conosceva la situazione già prima di insediarsi». 
Gli emiri ormai dominano il calcio: non se ne esce? 
«Ma no, ci sono sempre dei cicli. Quello che sembra inarrestabile a un certo punto cambia, finisce. Direi che il loro obiettivo di questi anni è Qatar 2022. Fino a lì avremo questa situazione, poi vediamo come andranno i Mondiali, magari le cose cambieranno. Mi aspetto anche un risveglio di Fifa e Uefa». 
«Un altro “suo”, allenatore, Roberto Mancini, ha fatto impazzire l’Italia e punta proprio ai Mondiali. 
«Il Mancio è bravo bravo.

Agli Europei ha compiuto un’impresa meravigliosa, magari non sarà la prima. È un uomo che ha talento, da sempre. Da allenatore ha imparato a dominare l’emotività, ora ha sempre la mossa o la parola giusta. Lo ammiro. Ed è una persona affettiva, gli piace vedere i sentimenti che vengono alla luce, e ha una qualità importante: è uno che sa commuoversi». 


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