Lazio, Sarri: «Vogliamo essere i migliori di Roma o al top in Italia? Mi rivedo in questa squadra»

Le parole di Maurizio Sarri in conferenza stampa prima di Monza-Lazio

Sabato 1 Aprile 2023 di Valerio Marcangeli
Lazio, Sarri: «Vogliamo essere i migliori di Roma o al top in Italia. Mi rivedo in questa squadra»

Si avvicina la sfida contro il Monza per la Lazio. I biancocelesti dovranno mantenere il passo mostrato fino a al derby, ma di fronte si troveranno un avversario difficile come ricordato da Sarri in conferenza stampa: «Lì non hanno vinto né Inter e Juve».

Ecco come si è espresso il tecnico.

Come ha preparato la gara?

«Si sta preparando con logicità. Il derby non ci fa partire in vantaggio. Loro stanno mettendo insieme numeri estremamente importanti. A livello di possesso è passata dal 18° posto al 4°. Significa che è quella che ha più facilità in di palleggio in Serie A. Così le squadre ti mettono in difficoltà. Dovremo avere spirito di sacrificio e umiltà».

Come sta Immobile?

«Clinicamente sta bene, ma è stato fermo un mese quindi non può essere al 100%. Vediamo se lo possiamo sfruttare per uno spezzone di partita».

Come sono rientrati i Nazionali? E su Zaccagni…

«Abbiamo un commissario tecnico che fa le convocazioni. Io quando i giocatori non vengono chiamati sono contento perché si riposano e si allenano, ma sono decisioni di Mancini, non mi interessano. Le Nazionali sono una follia. Vecino ha fatto Italia, Giappone e Corea del Sud per fare due amichevoli ed è rientrato pure fin troppo bene. Ormai è palese che il campionato non è più fattibile. Ho sentito un folle paragonarlo all’Nba, ma direi che c’è differenza tra una partita da 28 minuti effettivi e una da 95, e si prendono anche più botte».

Sulla fine della stagione e la corsa Champions…

«Io ho sempre detto che ci sono squadre che hanno un organico superiore al nostro, ovviamente a livello complessivo. Certe squadre fanno cambi che ti lasciano pensare. L’Atalanta contro l’Empoli ha messo Boga Lookman e Hojlund per recuperare il risultato. Noi non abbiamo questo tipo di possibilità, non ci arriviamo, ma lotteremo e vedremo come andrà a finire».

Si può dire che inizia un altro campionato?

«Il vantaggio che abbiamo è simbolico. Se penso a quanto abbiamo recuperato nelle ultime cinque partite non voglio immaginare tra undici. Non guarderei tanto al nuovo campionato che riparte, ma vedrei la gara di domani su un campo difficile dove non hanno vinto nemmeno Juve e Inter. Ci prendiamo il vantaggio di giocare una gara a settimana, ma pensiamo di partita in partita, visto che non c’è nulla di scontato».

Su Palladino…

«Chiaro che fra gli allenatori giovani è uno dei più intriganti. Riesce a fare una fase difensiva tipo l’Atalanta, ma con un palleggio alla Guardiola. Quindi è da seguire con grandissimo interesse».

Su Pellegrini…

«Se può giocare dall’inizio lo dico a Luca per una questione di rispetto. Io sono contentissimo, è partecipe, ha una grande progressione nella condizione e nell’apprendimento, ma stiamo sempre parlando di una linea che negli ultimi tempi ha fatto bene e metterci le mani è difficile».

Su Milinkovic…

«Sergio non si sta esprimendo al 100%, ma bisogna avere pazienza perché se arriva al massimo ci può fare la differenza. Lo aspettiamo con grande fiducia».

Su Luis Alberto…

«In questo momento è un giocatore fenomenale. Quello che sta facendo mi fa più che contento. È diventato totale, ti tira tre volte da fuori area, ha un ottimo palleggio e quando c’è da difendere difende. Un giocatore così è sopra le righe».

Sul mercato e Lotito…

«La propensione per i giocatori italiani è una cosa di cui abbiamo sempre parlato con il presidente. Li preferisco perché 7-8 italiano danno un’identità maggiore. Se avessi 7-8 laziali sarebbe ancora meglio, poi nel calcio ci sono dinamiche diverse. Un italiano che fa tre presenze vale 15 milioni, mentre uno straniero che le fa in Bundesliga costa 4. Incontro? Lo vedo spesso, anche se non come prima per gli impegni in Senato».

Sui cali di concentrazione…

«Mi sembra un campionato in cui con le squadre di media classifica perdono tutti. Se incontri il Bologna, il Monza o il Torino in forma diventa un problema. La Fiorentina lo è sempre. Quest’anno le squadre di media classifica hanno uno spessore nettamente superiore rispetto al passato. È dura un po’ per tutti. Le motivazioni che contano sono quelle interne, perché quelle esterne sono frivole. Io alla squadra dico sempre ‘Vogliamo essere la migliore di Roma o tra le migliori d’Italia”. Dopo le partite di cartello vinte abbiamo vinto una volta sola: il limite è quello. Succede a tutti, solo al Napoli non è successo. Sta succedendo anche all’estero, tipo il Paris Saint Germain che dovrebbe dare 30 punti a tutte. Il livello top si è leggermente abbassato. Il nostro gruppo ha mostrato la tendenza ad accontentarsi».

Al di là del raggiungere la Champions: quanto cambia al livello di appeal per i nuovi calciatori e a livello di progetto?

«Non lo so come ragionano procuratori e calciatori, io faccio fatica a seguirlo. A me non me ne importa nulla se la squadra sta in Champions o no, io parlo con la società e se quello che mi mettono davanti mi intriga lo faccio altrimenti non mi interessa. Se ci sono giocatori che si fermano al primo aspetto può darsi che aumenti a livello di richiamo».

La classifica di ora è un carico di responsabilità o uno stimolo in più?

«Le responsabilità le hanno quelle che hanno gli organici più numerosi dei nostri. Per noi è un'opportunità non una responsabilità. Va letta da questo punto di vista».

Oggi sono 11 anni dalla scomparsa di Chinaglia...

«Lo ricordo quando ero ragazzino. La mia forma mentis anche da ragazzino era più rivolta agli allenatori. Io avevo sempre idoli allenatori. Chinaglia è chiaro è un personaggio che ha segnato un'epoca, un personaggio estroso, particolare e quindi uno che rimane nell'immagine popolare in maniera fortissima. Come giocatore ho delle immagini davanti, poi la caratura del personaggio penso che era forte, quindi il ricordo è forte».

Lei critica molto le Nazionali, ma questa sosta può essere stato un bene?

«A me non interessa delle Nazionali. Ho visto dieci minuti di Kosovo-Andorra e basta, ma solo perché mentre giravo in tv ho visto 22 giocatori in area e mi sono detto: fermi, che caz** succede. Poi non ho visto niente, non le critico e non mi interessa. Io critico un calendario che sta diventando folle. Chiaro che la qualità così va a putt*** e poi si fanno male in 5-6. Mi devono spiegare cosa stanno facendo: il calcio è diventato un business. Ci sta che tra dieci anni finisca tutto. Detto ciò, se la sosta è stata un bene non lo so. Non è semplice entrare nei meandri mentali. A volte giochi dopo tre giorni, pensi che la squadra sia stanca e invece è concentrata. Altre volte si riposa di più e anziché concentrata ti delude».

Come sta Lazzari?

«Sta bene, ha rilavorato bene settimana scorsa. Manuel è stato fuori qualche partita, ma è un giocatore che a fine anno sarà sicuramente sopra le 35 presenze. Le scelte sono state dovute ad altro, ma non dal fatto che lui stesse facendo male».

In questi giorni si sono visti allenamenti molto sereni, la vittoria al derby può essere la cura al limite mentale?

«Non so dove avete visto gli allenamenti. Ma non erano tutti (ride ndr). Si è lavorato bene, ci sono stati momenti più ludici, ma anche intensi e fatti bene. Da questo punto di vista la nostra squadra è indecifrabile. Spero sempre che la continuità di allenamento diventi anche mentale in campo. Rispetto all'anno scorso abbiamo una continuità diversa. Abbiamo fatto male in Europa purtroppo, ma penso che quella sia stata una scelta inconscia».

Si rivede in questa squadra?

«Sì. Giovedì ho rivisto l'allenamento della fase difensiva ed è stata una roba importante, al livello di quando stavo all'Empoli o al Napoli: cose che alla Juventus o al Chlesea non ho avuto. Se l'immaginario collettivo di Sarri però è quello del Napoli, allora quello non ci sarà più perché c'erano giocatori con determinate caratteristiche. Ci sarà il Sarri di un altro gruppo di giocatori».

Ultimo aggiornamento: 14:14
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