Un lavoro immenso per provare a smontare punto per punto le accuse sul caso tamponi della Procura Federale. La Lazio ha deciso di affidarsi a tre periti per coadiuvare l’avvocato Gentile. In pratica, è stata riscritta tutta la difesa biancoceleste. Scompare quasi del tutto il dirigente dell’Asl Roma Uno De Rosa, su cui si poggiava l’eventuale ok dato a Immobile prima del Torino a effettuare il tampone. Lui stesso ci aveva detto di non voler più parlare di questo tema scottante: «Non ho ricevuto nessuna chiamata dalla Lazio per testimoniare e ho già detto alla Procura della Repubblica d’Avellino tutto quello che avevo da dire». In realtà, via e-mail, lo ha fatto anche alla Procura Federale. Il club capitolino potrebbe invece chiamare il direttore generale dell’Asl di Civitavecchia, già citato da Lotito «competente sul Centro Sportivo di Formello, per informarlo dell’accaduto e di aver ricevuto, dal predetto, il suggerimento di interessare direttamente le Asl competenti per i rispettivi domicili dei singoli tesserati». Si insiste anche sul difetto di giurisdizione fra quanto successo con i test molecolari europei e quelli italiani, per questo la Lazio vorrebbe portare in aula (o meglio, in videoconferenza a circuito chiuso) anche i rappresentati della Sylab (la dottoressa Lapucci, il responsabile Dell’Innoenti e il P.O.C Franchin) dal pm Chiné già interrogati. Sarà il presidente del Tribunale Federale Mastrocola domani a decidere se ammetterli. È chiaro che, se così fosse, potrebbero allungarsi i tempi e la sentenza – prevista per la serata stessa - slittare per ovvi motivi.
PROTOCOLLO E AUTODIFESA
Avrebbe una nuova arma segreta, la Lazio, da giocarsi: il Protocollo Figc non è stato approvato dal Coni.
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