Lazio, Immobile non è ancora tornato al top ma la Champions passa da Ciro

La Lazio non vince in casa con l’Atalanta dal 2017 quando segnarono lui e Milinkovic

Giovedì 9 Febbraio 2023 di Alberto Abbate
Lazio, Immobile non è ancora tornato al top ma la Champions passa da Ciro

Chissà se sortirà effetto la benedizione di stamattina di Papa Francesco. Dopo l'udienza con la Lazio in Vaticano, Immobile, rialzati e torna al gol. C'è Ciro al centro della Champions.

Inutile girarci troppo intorno: il quarto posto, o il terzo, passano dal recupero del miglior bomber al più presto. Non c'è altra soluzione, non c'è altro segreto, specie perché oggi non esiste un alter ego. E perché la Lazio non potrà mai vincere tutte le gare con lo spettacolo. I campionati passano sempre e soprattutto da partite complicate - con le piccole che fanno muro e si mettono di traverso - e da successi acciuffati con un gol sporco. Quello, solo Immobile sa trovarlo. Al dì là dell'eterno difetto dei blackout nel secondo tempo, è anche questo il motivo per cui i biancocelesti hanno collezionato 18 punti in nove gare contro le big e appena 21 in 12 match contro le squadre della seconda parte della classifica più in basso. Sarri sarebbe primo con 47 punti davanti al Napoli a 43, se le 21 giornate si fossero chiuse tutte nel primo tempo. Forse non sarebbe così in alto, ma chissà dove sarebbe se avesse avuto di più Ciro. Non contano più apparizioni sporadiche e sotto tono, perché su 16 presenze totali almeno in altre 5 Immobile non era nemmeno al 50%.

Lazio terzultima per approccio ai secondi tempi: ora l'inversione di tendenza diventa vitale per la corsa Champions

Praticamente il centravanti manca dal 16 ottobre quando, alla mezz'ora con l'Udinese, ha inizio il calvario. La prima partita saltata quella successiva, proprio contro l'Atalanta a Bergamo, superata dalla Lazio con un grande show del tridente leggero. Ora talmente spremuto e affaticato da costringere ieri Sarri a fissare un altro giorno di riposo, dopo lo scarico.
TABÙ OLIMPICO
All'Olimpico (previsti già 40mila spettatori) i biancocelesti non vincono contro l'Atalanta da sei anni, precisamente dal 15 gennaio 2017, quando Milinkovic e proprio Immobile (5 gol su 17 precedenti contro gli orobici) ribaltarono il vantaggio di Petagna sul 2-1. Adesso Ciro sogna il ritorno col botto, il 190esimo centro, e martedì ha suonato pure la carica a tutto lo spogliatoio: «Sta meglio assicura Sarri - ma gli servono minuti e ritmo». A Verona altri 68' sulle gambe, ma ancora poca lucidità sotto porta, manca la forma dopo l'ennesimo ko al flessore destro. E pensare che il 2023 era iniziato al meglio, con l'ottavo timbro a Lecce in questo campionato. Da allora Immobile è a secco da 5 gare (peggio solo nel 2018/19 e nel 2020/21 con 9 turni di digiuno) e la Lazio lo sta pagando fin troppo perché, nonostante rappresentino il quarto attacco della Serie A, Zaccagni, Felipe e Pedro non saranno mai dei veri goleador. Né tanto meno dalla panchina Cancellieri e Luka Romero possono dare chissà quale contributo.

Lazio, tattica difensiva e scarico post Verona per i titolari. Fares si allena in gruppo


RETROSCENA GIUNTOLI
Il peso di non avere un altro Ciro è persino sul coprispalle della Ferragni a Sanremo, in un meme che sta spopolando sul web biancoceleste: «Serve un vice-Immobile». Lotito era stato chiaro almeno su quello a fine gennaio, quando aveva chiuso allo sbarco di Bonazzoli e di qualsiasi altro attaccante. «Non possono essere turbati gli equilibri dello spogliatoio», le parole del presidente, riferite soprattutto al bomber. Già, perché per anni si è preferito far rendere al meglio Immobile, che ai compagni di reparto (vedi Caicedo e Muriqi) lasciava le briciole. Il discorso però si sta rivelando diverso e controproducente in questa stagione. Ciro fra 11 giorni compirà 33 anni, è mancato troppe volte e ora non è in condizione. Oltretutto in estate lui stesso aveva indicato Caputo come vice. La società lo ha bocciato e ha poi deciso di non intervenire in maniera soft in questa sessione invernale. Pretende la Champions adesso, eppure punta tutto su un investimento importante a giugno su un attaccante. Ci sta lavorando da tempo, Tare, in vista del rinnovo triennale, ma Sarri dovrà dare il suo benestare e soprattutto decidere se poi restare con la contemporanea permanenza del diesse. Non è una questione di incompatibilità caratteriale, ma proprio di feeling anche sui rinforzi e le scelte. Per questo Maurizio un anno fa aveva indicato Giuntoli (attuale dirigente del Napoli), uno in grado di capire il suo gioco e di seguirlo con nomi adatti (vedi Raspadori) alle sue caratteristiche. Il mercato si fa con le stesse idee.
 


© RIPRODUZIONE RISERVATA