La missione di Mou: formare una Roma di giovani leader

Martedì 14 Settembre 2021 di Andrea Sorrentino
La missione di Mou: formare una Roma di giovani leader

Per considerarsi da scudetto con questa Roma, ora e adesso, José avrebbe voluto un centrocampista, ma non solo. Un’altra sua richiesta era prioritaria, quella di un terzino destro. Karsdorp non potrà sostenere l’intera stagione a certi ritmi, gioca in un ruolo che prevede un enorme dispendio di energie e di fatto non ha sostituti: Reynolds è assai decorativo, ma per usare un eufemismo non offre garanzie. Con un centrocampista e un terzino, entrambi di esperienza e gamba internazionale, Mourinho sarebbe andato all’assalto del titolo anche con una certa baldanza, questo campionato lo permette. Così no, non si sente pronto del tutto. Però è divertito dall’effetto che sta facendo la sua Roma, da una certa inquietudine che monta negli avversari a rivederlo qua, col suo ghigno, e si gode lo spettacolo. Nell’attesa, si aspetta che almeno due o tre giocatori crescano sul piano della personalità, fino ad assumere le sembianze di necessario leader carismatico. Sta lavorando su Gianluca Mancini, con cui José ha iniziato schermaglie, abbracci vigorosi, esultanze occhi negli occhi come a passargli la sua forza: ha sempre bisogno di un condottiero al centro della difesa (il suo primo fu Jorge Costa al Porto, poi Terry al Chelsea, Lucio all’Inter, Pepe al Madrid), dove si produce il mastice di una grande squadra, e Mancini è un profilo interessante. Un altro potrebbe essere Cristante, ora che è campione d’Europa ancora di più: Mou sa quanto le vittorie regalino autostima, ora il buon Bryan ne è pieno e la deve mettere al servizio dei compagni, come capitava ai Deco, ai Lampard, o a Cambiasso, Xabi Alonso, Fabregas, Pogba. L’altro, in prospettiva, sarà Abraham: da certi suoi atteggiamenti già visti, Tammy ha la stoffa del trascinatore, ma ne deve mangiare di pancakes per arrivare a sfiorare i livelli di un Drogba, uno che aveva personalità mostruosa, anzi più di tutti. Lo Special ha sempre dato importanza alla figura del leader che guida e dà l’esempio, è ascoltato e a volte temuto, è un altro allenatore in campo, quando nelle grandi partite la battaglia divampa e ci vogliono nocchieri senza paura. «Il capitano non è per forza il leader: ho avuto capitani che non lo erano, a parte John Terry e Zanetti», disse un giorno José, che non considera Cristiano Ronaldo un leader completo. Qui il suo capitano è Pellegrini, un altro che potrebbe crescere molto: col Sassuolo è parso sulla buona strada, perché è con certe prestazioni energiche e appassionate che ci si guadagna il rispetto dei compagni, e di José. 
 

Ultimo aggiornamento: 16:28
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