Il giorno del giudizio manda in pezzi il fragile equilibrio che aveva provato a costruirsi la Juventus nel mezzo della stagione più travagliata dell’ultimo decennio.
LA GIORNATA
Il primo round della giornata inizia poco prima delle 13, con la requisitoria con le motivazioni di ammissibilità dell’istanza di revocazione da parte del procuratore federale Giuseppe Chiné, per la riapertura del processo plusvalenze (in base all’articolo 63 del Codice di giustizia sportiva) dopo nuovi elementi emersi nel corso dell’indagine Prisma. Come già anticipato nelle 106 pagine di impugnazione, Chiné è convinto che le intercettazioni telefoniche e ambientali, le mail e i documenti agli atti «dimostrino l’esistenza di un sistema di compravendita di calciatori effettuate non per motivi tecnici ma per ragioni esclusivamente collegate all’esigenza di conseguire, mediante artifizi, determinate risultanze economico- finanziarie». Collegati da remoto il neo presidente Gianluca Ferrero, Federico Cherubini e l’ex Fabio Paratici e anche i rappresentanti di Samp, Empoli, Genoa, Parma, Pisa, Pescara, Pro Vercelli e Novara. Alle 13.50 arrivano le richieste: molto più pesanti del primo processo per la Juventus, a differenza di tutte le altre società coinvolte: 9 punti di penalizzazione nel campionato in corso per il club bianconero. «La pena deve essere afflittiva - le parole di Chiné all’Ansa -, la Juventus in classifica deve finire dietro la Roma, fuori dalla zona delle Coppe europee». Confermate le stesse sanzioni del processo della primavera scorsa per tutte le altre società, mentre nei confronti della società bianconera la procura aumenta le richieste d’inibizione a 20 mesi e 10 giorni per Paratici, 16 mesi per Agnelli, 12 mesi per Nedved, Garimberti e Arrivabene, 10 mesi e 20 giorni per Cherubini. Dopo le richieste di Chinè prendono la parola i legali della Juventus.
LA DIFESA
«Nessuno degli elementi valorizzati dalla Procura dimostra l’esistenza di una artificiosa sopra-valutazione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori alle predette operazioni, con ciò rendendosi piena infondatezza dell’odierno ricorso, anche in assenza dei presupposti applicativi di tale mezzo di impugnazione straordinario; nessuno può essere perseguito per un reato per il quale è già stato assolto o condannato». I legali bianconeri chiedono il rigetto della revocazione anche sulla base di un vizio formale per le tempistiche di presentazione della richiesta da parte della Procura, ma contestano pure la sostanza, ovvero i 60 milioni delle plusvalenze in oggetto che rappresentano soltanto il 3,6% dei ricavi totali del club, un’incidenza relativa. L’udienza presso la Corte di Appello della Figc si conclude poco dopo le 17, si riunisce la Camera di consiglio fino al dispositivo che poco dopo le 21 colpisce e affonda la Juventus. Ma è solo il primo round, la giustizia sportiva dovrà esprimersi anche sulla “manovra stipendi”, per molti ben più grave, e intanto l’Uefa prende nota, ora si teme una stangata anche da Nyon, che potrebbe escludere la Juve dalle coppe.
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