Juve-Roma, Mourinho parte in seconda fila: «Loro più forti, ma giocheremo con coraggio»

Domenica 17 Ottobre 2021 di Alessandro Angeloni
Juve-Roma, Mourinho parte in seconda fila: «Loro più forti, ma giocheremo con coraggio»

Partiamo dalle note più o meno liete: Tammy Abraham è partito per Torino con la squadra, solo oggi saprà se scenderà in campo dal primo minuto o meno.

Matias Viña è tornato dall’Uruguay, è stanco, ma per Mou, «non è in dubbio». Quindi, dieci undicesimi son fatti, c’è l’incognita legata ad Abraham. Allegri non ha Dybala, Morata è più no che sì, Mckennie è mezzo e mezzo e Rabiot è out per il Covid. Pronti, si parte: ti aspetti qualche scintilla dialettica, in memoria di vecchie rivalità. Invece, nulla. Da Torino, Allegri è morbidissimo («Mou è un valore per la Roma e per il campionato, sono felice di rivederlo»), José da Roma non è da meno. E per entrambi: «Juve-Roma non è Allegri contro Mourinho». 

RANCORI ALLE SPALLE

Mou, l’avversario Allegri, lo chiama confidenzialmente Max e dice che «sarà un piacere salutarlo, c’è rispetto e stima». Non lo eccita nemmeno il ritorno allo Stadium e l’avere davanti la Juve, la nemica dei giorni migliori. Se non sapessimo che davanti abbiamo davvero Mou, cioè quello che ti spinge a superare il limite, penseremmo a una Roma spacciata a Torino. Perché tutto o quasi pende dalla parte bianconera: rosa, esperienza, blasone etc. Resta l’orgoglio e quel “non si sa mai” che rende affascinante il gioco del pallone e quei quattro punti di differenza in favore dei giallorossi. «Max conosce quasi tutta la formazione della Roma, mentre io no, perché la Juve ha tante opzioni, nonostante le assenze». Ed eccolo il refrain mourinhiano, del «noi siamo contati e le big sono distanti, la Juve su tutte». Mou non smette di ricordarlo, anche se poi «quando l’arbitro fischia dobbiamo pensare a vincere e basta». Eccolo, l’orgoglio di cui sopra. E infatti questo la gente si aspetta, stasera la Roma dovrà provare a saltare il secondo vero ostacolo (il primo, il derby, non è andato bene) per mostrare un po’ le unghie, finalmente, contro una big. Questo ci si aspetta da Mou e sì, la sua squadra non sarà all’altezza, ma nemmeno la Juve che affronterà oggi lo è.

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Ma le differenze, per lo Special, ci sono eccome. «Una cosa è una squadra è che gioca per vincere la Champions e un’altra è una che gioca per la Conference; una cosa è una squadra che gioca per vincere dieci campionati di fila e un’altra è una squadra che ne vince zero in dieci anni; una cosa è una squadra che ha lavorato con Max dieci o otto anni e un’altra cosa è una che ha lavorato con un allenatore arrivato da tre mesi; una cosa è una rosa con venticinque giocatori con esperienza internazionale e un’altra è una rosa con tredici-quattoridici e poi altri giovani bravi ragazzi». Gap incolmabile, insomma. E quindi, che si fa? Si lasciano a casa le armi? «Dobbiamo avere personalità e coraggio e vincere». Appunto. Coraggio, Roma. Perché in panchina c’è Mourinho e il suo valore si dovrà vedere in questi grandi appuntamenti. Max e Josè sono due allenatori simili, per gli analisti contemporanei sono risultatisti, cioè quelli che non pensano al bel calcio ma “solo” a vincere. E ti pare poco? «I risultatisti sono quelli che vincono, poi sembra essere una definizione negativa invece è il contrario. Io ho vinto e anche Max, e deve essere visto come una cosa positiva. Grazie a Dio che mi possono chiamare così. Allegri sa anche difendersi? Bene, penso sia talento».

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Lo Special magari tirerà fuori quell’orgoglio non appena entrerà allo Stadium, terra di fischi (nei suoi confronti). Come la notte di Juve-Manchester del novembre 2018. «L’accoglienza, magari è la stessa di sempre. La gente è rimasta con una mia reazione emozionale di dieci secondi (le orecchie mostrate ai tifosi, ndr) e ha dimenticato novanta minuti (di insulti, ndr) di partita. Ma a me piace vivere queste partite, ma non la sento più delle altre. Certo, il piacere di giocare contro le squadre più poderose e di qualità, c’è». Il finale è sul futuro e sulle sirene inglesi partite da Newcastle. «L’unica cosa è che ho lavorato con uno delle più grandi persone nella storia del Newcastle e ho avuto sempre una connessione emozionale con quella città e la gente che conosco bene. Sono qui felice al cento per cento con il progetto Roma e Friedkin». Un triplo dato: 33.500 venduti per la sfida con il Napoli, 32.000 per il Milan, abbonamenti staccati 19.300. Ecco, questa passione prima o poi andrà ripagata

Ultimo aggiornamento: 18 Ottobre, 11:36
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