Italia-Inghilterra, Chiellini e Bonucci, i leoni: «A questa età vale doppio, adesso vogliamo i Mondiali»

Lunedì 12 Luglio 2021 di Benedetto Saccà
Italia-Inghilterra, Chiellini e Bonucci, i leoni: «A questa età vale doppio, adesso vogliamo i Mondiali»

Tenera, anzi tenerissima, è la notte dei vecchi leoni, meravigliosi d'azzurro. Giorgio e Leonardo, Chiellini e Bonucci, sanno che da oggi la vita in fondo cambierà e il riverbero del tricolore, nel profondo dei loro occhi, non sarà e non avrà più la stessa sfumatura.

Non la dimenticheranno mai, la notte blu di Wembley. Poteva essere dolce, dolcissima, più di un'aranciata; o maledettamente amara un sorso di bergamotto di Calabria. Miele o fiele, e lo sapevano. Giorgio e Leonardo, il capitano e il vice della Nazionale italiana di calcio, hanno vissuto, una volta di più, una volta per tutte, la loro notte. Un trionfo. Che leoni, però, sotto l'arco di Wembley. Il gol del pari (con la dedica alla famiglia) e quegli arcobaleni disegnati con il goniometro da Leo; e le cento coperture di Giorgione. Sulle note di Cechov i due amici juventini hanno danzato il loro Canto del cigno tra le punte inglesi. Poi, dopo la premiazione, felici come liceali dopo la Maturità, si sono presentati davanti alle telecamere: abbracciati, pazzi di gioia, vestiti di bandiere e medaglie. «A questa età vale doppio, qualche lacrima è scesa, ce la siamo meritata. Avevamo belle sensazioni. Dedichiamo la vittoria ai tifosi», hanno sorriso, commossi. Ma il cuore chissà che ginnastica il cuore di due giovani di 34 e 36 anni, vecchi ed esperti nel calcio, è vero, epperò ancora ragazzi nella vita.

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Giorgio e Leonardo, amati e odiati d'inverno da mezza Italia per una juventinità senza confini, per una notte indimenticabile in saecula saeculorum hanno sorretto un'intera difesa e alzato muraglie spaziali davanti a un Paese unito. E c'è sempre una bellezza in ciò che svanisce. I nostri capitani, letteralmente, hanno difeso le porte dell'Italia. Con Donnarumma e gli altri, certo è ovvio. Ma, a tratti, per un riflesso traditore della mente, o un ricordo beffardo, sembravano Cannavaro e Materazzi nel 2006. Loro, nella sera magica e bagnata di Londra, si sono supportati, restituiti gli incoraggiamenti, regalati un'ammonizione, parlati con gli occhi e coperti a vicenda anche nei passaggi a vuoto dettati dai palpiti e dall'emozione. Giganteschi, davvero. Quando il vento ha soffiato forte, insieme hanno richiamato l'impossibile dal paese delle meraviglie. E magari, ora, vorranno continuare, pensando ai Mondiali del Ventidue in Qatar. L'Italia si è affidata a loro: e davanti ai televisori i bambini ritrovavano il sorriso e toglievano le mani dagli occhi, come svegliati dopo un brutto sogno, a ogni salvataggio compiuto, a ciascun contrasto vinto dalla nuova coppia di supereroi. E chi lo sa se lo immaginavano così, il finale, i nostri capitani. Di parlare di addii, prima di una partita del genere, nessuno aveva il tempo, e la voglia. Però. Però Giorgio e Leonardo sapevano. In un angolo del cuore, in una spiaggia della mente, in una radura dell'anima, sapevano che la notte di Wembley sarebbe potuta essere l'ultima tinta d'azzurro. O meglio. Se non l'estrema, di certo l'ultima storica. «Adesso vogliamo i Mondiali. Con calma...», ridevano ieri sera. I prossimi mesi diranno. E bisogna dire che certi ricordi entrano senza domandare il permesso e scrivono dentro come su un foglio bianco e hai voglia... mai più se ne vanno. E le felicità istantanee, come certi sfregi, per una vita restano vivide. Giorgio e Leonardo penseranno al blu della notte di Wembley ancora, e ancora, e racconteranno un giorno che loro c'erano, e ci sono sempre stati. E facevano parte di una generazione di italiani del pallone che ha dondolato a lungo sul filo. È stata, d'altronde, una sera senza tempo né spazio anche per Acerbi, che ora ha 33 anni e una vita molto ma molto, vissuta. E, certo, per Sirigu, classe 1987, il secondo portiere, l'ombra di Donnarumma, un monumento dello spogliatoio. La mappa del loro viaggio, adesso, si arriccia nella forma curiosa di un punto interrogativo. Sempre difficile è imparare l'arte di lasciare, prima di essere obbligati. Sempre. Perché, forse, a rifletterci, il tempo sgocciola via ed è un nuvolone all'orizzonte mentre, dolce e sussurrato, sale da tutta Italia un grande applauso tricolore: largo tipo il sorriso del sole, ma quello disegnato dai bimbi sulla sabbia d'estate.

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Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 09:58
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