Il quarto di Monaco di Baviera è quello annunciato. L’unico che ha seguito alla lettera il pronostico: il Belgio e l’Italia si ritrovano in Germania a punteggio pieno. L’enplein, tra l’altro, è stato finora centrato solo dalle nazionali di Martinez e Mancini. Di inedito per gli azzurri c’è però il ruolo dentro il match dell’Allianz Arena: non partiranno favoriti, mai successo dall’inizio dell’Europeo.
TRACCIA CONFERMATA
Mancini ha però chiarito che l’Italia farà il suo gioco. Cioè non cambierà il copione. Palleggio insistito, veloce e pendente a sinistra tra Jorginho, il regista, Verratti, il play aggiunto, e Insigne, l’esterno alto che si accentra, avvicinandosi a Immobile. Su quel lato spinge forte Spinazzola. Sull’altra corsia l’attacco è concentrato negli inserimenti di Barella e nelle accelerazioni di Chiesa. L’aggressività è però fondamentale. Anche per dare equilibrio al 4-3-3 e non scoprire la difesa. Non basterà, però. In campo ci sono anche i Diavoli Rossi. Più organizzati da quando c’è Martinez. Usano il contropiede e non la spavalderia. Aspettano e ripartono, appoggiandosi a Lukaku. Che deve ricevere palloni sporchi. E che non va fatto girare. Il pressing azzurro può diminuire il rifornimento per il centravanti. Tielemans sa verticalizzare, lasciando a Witsel il compito di far da schermo alla difesa. L’efficacia di De Bruyne è individuale, conclusioni ben piazzate da fuori, e di squadra, rifinitura pregiata. Se c’è anche Eden Hazard, problema doppio. Non danno entrambi punti di riferimento. Dovesse toccare a Carrasco, Di Lorenzo sa che cosa lo aspetta: è più attaccante, velocissimo. A sinistra, tra l’altro, va forte Thorgan Hazard. Meno offensivo a destra Meunier.
L’Italia, anche se il Belgio non si sbilancia, deve andare a sfidare in profondità i 3 centrali: hanno fisico e presenza, ma sono lenti. Immobile deve buttarsi alle loro spalle, Chiesa puntarli cercando l’uno contro uno. Il fresco di Monaco, con pioggia leggera, piace agli azzurri: 13 gradi contro i 35 di Firenze. Non è comunque possibile fare paragoni con l’ultimo incrocio ufficiale. All’inizio della fase a gironi dell’Europeo in Francia, a Lione il 13 giugno del 2016, vittoria degli azzurri di Conte che sorprese il collega Wilmots: 2-0 con reti di Giaccherini, simbolo di quella spedizione, e di Pellè nel recupero. Non ci fu partita. Il Belgio di quella sfida, poi capace di piazzarsi 3° al mondiale in Russia nel 2018 (eliminò il Brasile ai quarti e finì ko in semifinale contro la Francia poi campione), è simile all’attuale. Potrebbe essere lo stesso per otto-undicesimi: dal portiere Courtois ai difensori Vertonghen, Vermaelen e Alderweireld, più il mediano Witsel, il centravanti Lukaku e, se riusciranno a recuperare, anche i trequartisti Eden Hazard e de Bruyne. Diverso il ct: adesso è Martinez. E anche il sistema di gioco, dal 4-2-3-1 al 3-4-2-1. Completamente rinnovata è invece l’Italia. Restano di quella vittoria con il 3-5-2 solo Bonucci e Chiellini, gli unici, se giocherà il capitano, ancora titolari. Nella rosa sono rimasti Sirigu, Florenzi, Bernardeschi, Insigne e Immobile. Ma conta chi va in campo. E, considerati gli interpreti con caratteristiche differenti e il 4-3-3, non va escluso che la Nazionale possa sorprendere come 5 anni fa.
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