Boniek: «Che forza Abraham, ma Shomurodov è pronto. Agnelli capirà che con me ha sbagliato»

Mercoledì 13 Ottobre 2021 di Stefano Carina
Boniek: «Che forza Abraham, ma Shomurodov è pronto. Agnelli capirà che con me ha sbagliato»

Il doppio ex non ha peli sulla lingua. Parola a Zibì Boniek, il «bello di notte». 
Juve-Roma è la sua partita del cuore? 
«Roma mi ha stregato e infatti ho deciso di abitarci. A Torino ho trascorso tre anni straordinari, poi i rapporti sono diventati un po’ tesi per la scelta di togliermi la stella allo stadio». 
Si è dato una spiegazione per quella scelta? 
«Sicuramente. È stata una mossa del presidente Andrea Agnelli per venire incontro a quella frangia di tifosi che gli creava problemi, visto che mi sono professato romanista. Io non ho mai offeso nessuno al di là di sostenere che una società importante come quella bianconera non aveva bisogno di dirigenti che l’aiutassero a vincere le partite fuori dal campo (riferimento a Calciopoli, ndr). Arriverà un giorno che Agnelli capirà che ha commesso un grande errore». 
Quali sono i compagni di squadra ai quali è rimasto più legato a Torino e Roma? 
«Il primo nome che mi viene in mente è Furino. Sono un appassionato del gioco delle carte e Beppe mi ha insegnato tutto. Ma poi non posso dimenticare Bonini, Rossi, Platini e Tardelli. Nella Roma ho legato con tutti, a cominciare da Nela, Conti, Giannini, Desideri, Di Carlo, senza dimenticare Voeller. Ricordo ancora quando in ritiro a Vipiteno non sapevano con chi metterlo, visto che parlava soltanto tedesco. Mi sono fatto avanti. In camera gli spiegavo come imparare l’italiano. ‘Rudi guarda il telegiornale, così associ le immagini a quello che dicono’. Bastava però che mi girassi un attimo e subito cambiava mettendo quei canali tirolesi che cantano 24 ore al giorno». 
Domenica si gioca Juve-Roma. Senza Abraham, quanto perderebbe la Roma? 
«Un calciatore non fa una squadra. E prima che arrivasse lui, c’era Shomurodov che segnava un gol a partita. Detto questo, Abraham è fortissimo». 
Le ricorda qualcuno? 
«Per fisicità e potenza Adebayor. Ma anche ad Altobelli». 
Tornando calciatore, le piacerebbe essere allenato da Mourinho o Allegri? 
«Lei ha deciso di farmi litigare (ride). Entrambi bravissimi, ho un debole per Mourinho». 
Le è capitato di sentire Zalewski dopo lo scivolone mediatico dei giorni scorsi? 
«In realtà ho sempre parlato di più con suo padre. Mi si stringe il cuore a ripensare a quanto mi diceva negli ultimi tempi: ‘Guarda tu Zibì come è strana la vita. Ora che potevo iniziare a godermi mio figlio, mi tocca forse sparire’. Per quanto riguarda il ragazzo, abbiamo avuto tutti 19 anni. È stata una cazzata, Nicola è un ragazzo straordinario. Mi dispiace che abbia rinunciato alla Polonia, avrebbe giocato con San Marino». 
Le è scaduto il secondo mandato a capo della federazione polacca, cosa vuole fare da ‘grande’? 
«Ora sono vice presidente della Uefa ma è un ruolo che non mi preclude di fare altre cose...». 
Ad esempio il dirigente in una squadra di club? 
«La fermo subito.

Ho conosciuto i Friedkin e se un domani dovessero aver bisogno, si potrebbe parlare. Non sono uno che si propone. A 65 anni sto bene così». 


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