Professione capro espiatorio, Ciro Immobile è ormai il colpevole designato se la nazionale non segna, non vince, o delude.
Cassano attacca Immobile: «Non sa giocare a calcio»
PEGGIO GLI ALTRI
A Basilea c’è chi lo ha bocciato di brutto, eleggendolo di gran lunga peggiore in campo, eppure Immobile ha avuto un solo vero tiro a disposizione (al 14’, destro altissimo dal limite su invito di Berardi, ma non è stato certo un gol sbagliato), e al 26’ stava per andare in porta ma è stato anticipato in uscita da Sommer (e l’invito di Berardi non era preciso). Per il resto è apparso e scomparso tra i difensori, manifestando gli antichi impacci atletici in campo internazionale, ma ha pressato moltissimo e spesso da solo, a tratti ha aperto varchi per Berardi e Insigne che poi hanno fallito gol facili, ha invitato in area Berardi nell’azione del rigore, approfittando del regalo di Rodriguez.
Sono andati peggio di lui sotto porta proprio Insigne e Berardi, che hanno maggiori responsabilità visto che se il primo tempo fosse finito 3-0 non ci sarebbe stato nulla da dire, e non parliamo di Jorginho che ha esalato quel destro su rigore. Eppure la colpa è di Ciro, dicono in giro. Il suo è un problema che va oltre la tecnica e la tattica, perché i movimenti che Mancini chiede li compie, anche se non sempre, in campo la sua parte la fa. Ormai la questione è di natura psicologica. Eppure Immobile è sempre stato questo, ha giocato un Mondiale e due Europei in azzurro, e 55 partite.
CI MANCA IL GRANDE BOMBER
Semmai il fatto che a 31 anni continui a essere il nostro centravanti più spendibile a livello internazionale, chiama in causa altre responsabilità, non le sue. Da anni Juve, Inter e Milan non hanno un grande attaccante di passaporto italiano, e non ce l’hanno neppure il Napoli, la Roma o l’Atalanta, nessuna delle grandi, non ce n’è uno nemmeno a Firenze o a Bologna. Non se ne vedono proprio in giro, chissà se per colpa dei soliti club che non programmano o non investono sui giovani, o se è una questione generazionale, di ragazzi che non sanno o non vogliono emergere perché non hanno fuoco interiore e voglia di sacrificarsi. Adesso rispunta Kean alla Juve, ma è un profilo già ben conosciuto.
L’alternativa Belotti non convince il Mancio per primo: risale al campionato 2016-2017 l’ultimo suo exploit, 26 gol, poi si è immalinconito nelle mestizie del Torino, si è come prosciugato da sé. Raspadori e Scamacca per carità, sono due bravi figlioli e giocano nel Sassuolo, che è simpatico a tutti e fa affari con tutti, ma Raspadori a 21 anni ha segnato 9 gol in 41 gare di A, Scamacca a 22 anni è a quota 8 in 31 partite, ed entrambi non sanno cosa sia il calcio internazionale. Logico che l’unico credibile sia Immobile, anche se il suo curriculum azzurro è quello che è, 55 partite e 15 gol, e a parte gli ultimi contro Turchia e Svizzera agli Europei, li ha segnati ad avversari minori: Israele, Macedonia, Liechtenstein, Finlandia, Armenia, Irlanda del Nord, Lituania e Repubblica Ceca.
E ORA CHI GIOCA?
E’ presto per dire se un Ciro ormai coi nervi a pezzi rischi seriamente il posto in nazionale, di sicuro Mancini vorrebbe sostenerlo ancora ma è tentato dalla strada del trio di attaccanti che si scambiano la posizione: Chiesa-Insigne-Berardi o l’inserimento di Zaniolo, soluzione affascinante e ancora sperimentale, o di Pellegrini, già capitato in passato. Con la Lituania, terza partita in 7 giorni, ci saranno cambiamenti, molti azzurri sono stremati a cominciare da Chiesa che ha muscoli assai affaticati, e sabato c’è Napoli-Juve: a Torino fremono, e vigilano. Poi Ciro tornerà a casa, alla Lazio, e rifiorirà. Va sempre così.