Florenzi: «Covid? Al Psg e in azzurro mi sento al sicuro. Ma che spavento ieri in aereo»

Lunedì 5 Ottobre 2020 di Mario Tenerani
Alessandro Florenzi
In mezzo alla bufera Covid sbuca il sorriso di Alessandro Florenzi, appena sbarcato da Parigi seppur con molta paura: «Abbiamo fatto un atterraggio di emergenza: dopo dieci minuti dal decollo un problema al portellone e così l’aereo è rientrato a Parigi. Sono arrivato stamani». Florenzi tesse le lodi di questa Nazionale: «E’ trascinante, la gente per strada non mi chiede solo del club, ma anche degli azzurri. Adesso all’estero ci guardano molto meglio di prima».  
Florenzi, come si vive questa situazione col Covid protagonista? 
«Quando sono a Coverciano o a Parigi con la squadra mi sento molto sicuro, non ho paura. Siamo sorvegliati 24 ore su 24 e poi dobbiamo essere noi quando non si è al campo a fare vita differente dalla norma, cioè evitare luoghi affollati. Ieri sera non stavo bene… Abbiamo fatto un atterraggio di emergenza da Parigi. Però non voglio parlare di quello che sta accadendo con le vicende Covid, ci sono troppe questioni in ballo e ci sono persone più competenti di me che devono esprimersi». 
La sua esperienza in Francia sembra sbocciata bene fin dal principio: non è che qualcuno in Italia si è sbagliato su di lei…?
«No… Sono entrato in un gruppo che mi ha preso a benvolere. Io sono stato il più naturale possibile, sono estroverso. Loro bravi, giocatori e staff del Paris Saint Germain, gli dico grazie. Il campo dice la verità, esprimo il mio calcio con campioni e alcuni sono i migliori al mondo». 
Ha più carica adesso? 
«Porto il mio bagaglio di esperienze a Parigi, poi io sono uno che apprende tanto e ruba con l’occhio. Guardo gli atteggiamenti. Esperienza nuova in parte già vissuta perché ero stato già fuori, a Siviglia, con una nuova lingua da imparare. Stavolta non sarà facile come con lo spagnolo che parlavo un po’ dopo tre mesi». 
La Nazionale come apripista del nostro calcio? 
«L’impronta del ct si è vista da subito. Un gioco importante. Vedo che qualsiasi giocatore tu inserisca, quello riesce a dare il proprio contributo e sembra in azzurro da anni. Prendo Locatelli in Olanda, pareva con noi da tanto tempo. C’è armonia e gruppo. E Mancini ha inciso parecchio in tutto questo. Noi dobbiamo dare il miglior esempio e ora all’estero siamo visti molto meglio di prima». 
Come è la situazione in Francia?
«La condizione Covid mi pare più o meno uguale all’Italia. Tutti con la mascherina. Noi tanti casi nel Psg, ma prima di cominciare. Poi non ci sono state polemiche». 
Il campionato ha avuto un occhio di riguardo rispetto alla Nazionale, ferma per 10 mesi. Secondo lei è stato giusto? 
«Non conosco le priorità per scegliere tra club e Nazionale. Per fortuna in 10 mesi come azzurri non abbiamo perso identità. Ci siamo ritrovati subito. Speriamo che ora non succeda nulla di strano da qui all’Europeo». 
Cosa si aspetta dalla gara di mercoledì al Franchi con la Moldova?
«Stasera potrei essere più preciso nella risposta perché abbiamo un video da studiare. Però una cosa l’ho chiara: Mancini ci  Da vincere assolutamente per il Ranking ci ha detto Mancini». 
Poche settimane fa è scomparso il dottor Fini, storico medico della Nazione e fondatore del Museo del calcio. Come lo ricorda?
«Una persona eccezionale, un uomo buono. Qui lo hanno sempre descritto così. Mi è dispiaciuto tanto». 
Lei prima diceva che all’estero ci guardano meglio di prima. Significa che la Nazionale ha superato il campionato?
«Direi che adesso campionato e Nazionale stanno alla pari e dobbiamo continuare su questa striscia di risultati e gioco, io sono sicuro che si possa proseguire su questa strada». 
Cosa ha di speciale questa Nazionale?
«E’ trascinante: tanta gente quando mi incontra non mi parla solo del club, ma anche della Nazionale. Nell’ultimo anno le persone sono tornate ad appassionarsi dell’Italia perché la maglia azzurra le ha trascinate». 
Facciamo un paragone tra campionato francese e la nostra serie A?
«Come qualità media siamo superiori noi, tranne però il Paris Saint Germain che è un’altra storia, ha calciatori fantastici».  
Il nostro Paese ha passato un brutto periodo durante il Covid.
«Abbiamo dato un esempio fuori dal calcio durante l’emergenza che ci è stato riconosciuto nel mondo. Ora è ripartito il campionato e speriamo che si faccia il meglio per il calcio italiano. Immagine del calcio italiano non si è sporcata». 
Date l’impressione di avere più trasporto quando cantate l’inno: questa tragedia vi ha dato una scossa?
«Forse mi sono emozionato più delle altre volte a cantare: di solito senti il pubblico e stavolta si ascoltavano solo le nostre voci, era come se cantassimo per tutta la nazione, ciò ci inorgoglisce molto». 
Contro l’Olanda giocherete a Bergamo che significa per voi?
«Un sapore particolare per ciò che ha passato la città di Bergamo, ma siamo usciti da vincitori per come abbiamo lottato, anche più di quanto fosse possibile. Sì, un sapore speciale». 
Ultimo aggiornamento: 19:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA