Chi vuole la Superlega, si mette fuori dal calcio. È durissimo il pronunciamento che arriva da Zurigo attraverso un documento congiunto di Fifa, Uefa e tutte le altre confederazioni continentali.
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Probabilmente ha capito che i tempi non sono maturi per il varo di questo progetto e ne ha parlato con Florentino. Ma i lavori sono in corso e debbono essere arrivati a buon punto se Infantino e tutti i presidenti delle Confederazioni continentali hanno sentito il bisogno di firmare in prima persona il documento di condanna. I presidentissimi non soltanto annunciano che una Superlega europeo non sarebbe mai riconosciuta come valida, ma avvertono anche che «ogni club e ogni giocatore coinvolto in una tale competizione non sarebbe più autorizzato a partecipare a nessun torneo organizzato dalla Fifa o dalle rispettive confederazioni». Insomma, niente più né Mondiali, né Europei, né Coppe, né campionati nazionali. Una Juventus in Superlega non sarebbe più ammessa alla Serie A. Se si sente il bisogno di ribadire «i principi universali: merito sportivo, solidarietà, promozioni e retrocessioni, sussidiarietà», che sono alla base del successo globale di uno sport come il calcio, vuol dire proprio che vengono ritenuti in pericolo. È importante che questa presa di posizione sia stata promossa dalla Fifa, perché nelle scorse settimane fonti inglesi (Sky Sport British, solitamente assai attendibile) avevano fatto trapelare come il progetto Superlega fosse in realtà appoggiato dal presidente Infantino, in aperta contrapposizione con l’Uefa di Ceferin. O non era vero o Infantino ha cambiato idea. Meglio così.
CONSEGUENZE
Ora però Fifa, Uefa e le altre autorità calcistiche non potranno più soltanto dire no o fare da spettatori. Il durissimo impatto della pandemia sul mondo del pallone rende necessario che si studino nuove formule per reperire risorse necessarie per sopravvivere e per riconquistare l’interesse delle più giovani generazioni. Tolta di mezzo l’ipotesi Superlega, e meno male, qualcosa dovrà comunque cambiare.
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