De Rossi, il coraggio di cambiare e saper dire «colpa mia»: la corsa Champions e i vecchi difetti

Due vittorie nelle prime due partite, ecco il "lavoro" che sta facendo il nuovo tecnico della Roma

Mercoledì 31 Gennaio 2024 di Alessandro Angeloni
De Rossi, il coraggio di cambiare e saper dire «colpa mia»: la corsa Champions e i vecchi difetti

Cosa ha portato Daniele De Rossi? Intanto i punti.

Sei in due partite, cinque in più delle rispettive nel girone di andata, ovvero pari con la Salernitana e sconfitta a Verona. Un mini score che lancia la Roma a ridosso del quarto posto, anche se quella dei giallorossi è una posizione virtuale, visto che Fiorentina, Napoli e Lazio devono recuperare una partita. C'è da lavorare, ha detto Daniele dopo la sfida dell'Arechi. Giusto, e c'è tanto da lavorare. Però farlo con due vittorie sulle spalle è più facile. La Roma non gioca (ancora) bene, anche questo - come i punti - è evidente ai più, ma è da apprezzare il coraggio del tecnico, che ha voluto tagliare subito il ponte con il passato, provando a dare alla squadra istruzioni diverse, prendendosi dei rischi. La Roma ha sempre un atteggiamento propositivo, cerca di tenere più giocatori possibili sopra la linea della palla, portando la linea difensiva lontano dal portiere: l'idea è quella di avere la palla e di dominare il gioco, con un possesso rapido.

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I RIVITALIZZATI

De Rossi ha scelto una comunicazione diversa dall'ultimo Mourinho, ma molto simile al primo, per intenderci quello che desiderava un Pellegrini per ogni zona del campo, «se ne avessi tre, li schiererei titolari tutti e tre». Il nuovo allenatore usa un linguaggio tenero con i suoi calciatori, li protegge (vedi Rui Patricio), li esalta (Pellegrini «capitano ideale», «Cristante un grande giocatore e ragazzo straordinario» più sugli altri, nessuno escluso «ho una squadra forte, esperta e con personalità»). Quando parla spesso si assume le responsabilità, anche dopo la vittoria di Salerno, riferendosi a certi errori, ha voluto precisare: «Se certe cose non riescono è colpa mia, perché non sono stato in grado di trasmettere bene certi concetti»).

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Magari De Rossi non penserà di allenare la squadra più forte del mondo, né che siano solo colpe sue, ma vista la fragilità mostrata in passato da alcuni elementi, una comunicazione meno muscolare in questa fase può aiutare. Daniele sfrutta l'amicizia con certi suoi elementi, da Pellegrini allo stesso Cristante, più Paredes e tanti altri. Si fa sentire vicino a loro, o ancora uno di loro. E usa lo stesso metodo anche con chi con lui non ha mai giocato. Esemplare la difesa di Rui Patricio, ad esempio, pur sapendo che il portiere è a scadenza e il prossimo anno, De Rossi o non De Rossi, non ci sarà. Questo modo di lanciare messaggi ai suoi attraverso le sedi pubbliche qualche risultato lo ha dato: Pellergini ha ritrovato un po' di smalto e un pizzico di sorriso in più; Karsdorp si sente di nuovo dentro un progetto e prova a tirar fuori qualche qualità scomparsa. Bove è il piccolo De Rossi, che viene responsabilizzato come Capello faceva con lui. Altre cose positive? Il ritorno nel breve periodo di qualche altro titolare che, per motivi diversi, è stato dimenticato, come Smalling e Ndicka, più il nuovo che avanza, Angeliño.

Ultimo aggiornamento: 1 Febbraio, 08:51
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