Da Mbappè e Dybala, quante stelle sulla via della libertà

Domenica 2 Gennaio 2022 di Andrea Sorrentino
Da Mbappè e Dybala, quante stelle sulla via della libertà

Alla fiera dell’Uefa, per due soldi si può comprare il solito topolino, oppure, quest’anno più che mai, ordire trame, piazzare affari e affaroni, rifilare bufale.

La merce è ammassata sui bancali, a volte odora di lusso e a volte di fregatura ben confezionata, bisogna saper scegliere e sapersi muovere, ci vuole occhio. Centinaia di giocatori in Europa, la metà di mille, un centinaio in serie A, andranno in scadenza di contratto al 30 giugno 2022, non solo scartine ma a volte qualche asso. Sarà una manna, un’asta perenne, una mattanza.

DEREGULATION
Esplode la libertà, ma si avverte un forte sentore di deregulation, di tana liberatutti, di istituzioni come scogli che non arginano il mare. È il trionfo del libero mercato e l’opposto di 40-50 anni fa, quando i calciatori erano schiavi dei club, senza margini di trattativa, se non firmavano il maledetto contratto rischiavano di smettere: poi le conquiste dell’Aic, con lo svincolo, hanno cambiato la storia, seguite dagli anni grassi dei diritti tv e intanto la legge Bosman che allargò maglie e diritti dei lavoratori, ed eccoci arrivati a oggi. Andate per il mondo e moltiplicatevi i guadagni, vostri e dei manager, anche se molti giocatori, i più deboli, rimarranno col cerino in mano, le carriere interrotte o declinanti di colpo. I club sono travolti dai disavanzi, navigano a vista, non pianificano più strategie e rinnovi, e i giocatori si liberano, costano zero di cartellino e uno sproposito di ingaggi e mance, conquistano da soli fette di mercato. 

PROCURATORI
Da Mbappé a Pogba a Modric sono tutti liberi di accasarsi dove vogliono, i loro procuratori a orientare il futuro dei club, ingrassandosi fino a scoppiare (tanto poi decomprimono a Malta): oltre 3 miliardi le commissioni pagate negli ultimi dieci anni, e si va a crescere, perché solo nel 2021 si sono superati i 500 milioni. Un emiro che volesse stupire il mondo, un altro, potrebbe mettere su una squadra come quella che vedete in questa pagina, tutti (tranne Witsel) campioni del mondo e d’Europa in carica o del recente passato, e rifornire la panchina con i vari Isco, Zakaria, Cavani, Origi. Un pazzoide italiano che volesse provare a vincere lo scudetto, potrebbe farlo con gli svincolati, la formazione-tipo che vedete più gente come Ospina, Malcuit, Saponara, Insigne, Mertens e via offrire. 

MOLLATI
In realtà sembra tutto un immenso pasticcio, perché qui la terra trema. E non è detto che uno svincolato di gran nome sia un affare, a volte viene mollato dal suo club per motivi che non si vogliono far conoscere, ma che saranno chiari a tutti più in là, e i casi di Messi e Sergio Ramos al Psg lo testimoniano, perché il tempo passa anche per i migliori. Ma ciò a cui stiamo assistendo è la continuazione della solita guerra, solo con altri mezzi: come nella vita sociale, anche nel calcio si accentuano disequilibri e diseguaglianze, la forbice si allarga, i campionati sono pieni di baraccopoli affiancate a pochi grattacieli di lusso, e non potrà durare. Perché intanto, mentre i club della Premier League comandano il gioco, il Real Madrid, teoricamente in difficoltà dopo le spese per il nuovo Bernabeu (per questo promuove la Superlega), ingaggerà Mbappé e muove su Haaland, che costa 150 milioni. Il Barcellona, 1.400 milioni di debiti, acquista Ferran Torres dal City per 55 milioni e si interessa a De Ligt, clausola da 125 milioni. Come al solito molte cose non tornano. Oppure è tutto chiaro. Liberi tutti, ma ricchi e felici in pochi. Gli altri si arrangino.

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