Grassani: «Fondo di solidarietà per chi non guadagna milioni, ma molti club non si rialzeranno»

Giovedì 19 Marzo 2020 di Romolo Buffoni
Grassani: «Fondo di solidarietà per chi non guadagna milioni, ma molti club non si rialzeranno»
L’avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo, ha dovuto sospendere l’attività. Il suo studio di Bologna è chiuso, causa coronavirus.
«Sono venuto via appena in tempo. Sono a Cortina da 15 giorni. Qui almeno posso farmi una passeggiata...»
Il calcio vuole riaprire bottega, però nel frattempo pensa a tagliare gli ingaggi per lo stop forzato. È giusto?
«Si può fare. È un principio già affermato in molti ambiti lavorativi ma finora mai applicato nello sport. Il fenomeno è unico, c’è la sospensione totale dell’attività: partite, allenamenti, ritiri. Il rapporto è sbilanciato tutto a scapito del datore di lavoro. Si può arrivare all’esonero della retribuzione per il periodo non lavorato».
Altre ipotesi: cassa integrazione e ferie forzate...
«Le ritengo impraticabili. Di norma le ferie si usufruiscono nelle prime 4 settimane di luglio e, in Italia, la settimana dopo il periodo natalizio. E se poi questa situazione si dovesse protrarre fino al 30 giugno?».
Ma il calcio non è solo Cristiano Ronaldo che guadagna 31 milioni l’anno...
«Non c’è dubbio che su chi guadagna 30mila o 18mila euro a stagione nelle serie inferiori o fra massaggiatori, fisioterapisti, eccetera, la misura avrebbe un impatto pesante. Ma si potrebbe rimediare».
Come?
«Introducendo un Fondo straordinario di solidarietà. Un prelievo dello “zero virgola” sui contratti più ricchi. Una solidarietà interna al sistema per uscire da questa situazione».
C’è anche l’ipotesi che la stagioni termini oltre il 30 giugno. In quel caso cosa succederebbe?
«È il tema più complesso di una vicenda complicata. Perché ci sono giocatori alla scadenza liberi, svincolati, e nessuno può obbligarli a continuare a giocare con quella maglia. Ci sono i prestiti e qui i non obbligati sono due: i calciatori e i club che li hanno prestati. Poi c’è il recinto predefinito delle stagioni sportive, che vanno dal 1° luglio al 30 giugno. Infine c’è l’applicabilità del trattamento retributivo: qual è la retribuzione? Quella prevista per la stagione seguente o quella “vecchia”? Se ne può uscire con un procedimento che solo il presidente federale Gravina può adottare: proroga della stagione per un periodo strettamente necessario alla conclusione dei tornei col necessario avallo di Uefa e Fifa».
Basterebbe questo?
«Il vero tavolo di trattativa è con tutti i lavoratori. Una volta approvata questa extention la devono accettare tutti i sindacati (calciatori, allenatori eccetera) per arrivare a una moratoria su criteri e modalità per inquadrare il rapporto di lavoro per il periodo extra. L’ipotesi più percorribile è quella di riparametrare alla scadenza tutte le variabili. Per semplificare: un ingaggio da 100mila euro mensili se esteso fino al 15 luglio diventerebbe di 50mila euro. Dal 16, nuova stagione».
E i club cosa rischiano?
«Questo stop avrà un impatto devastante su tutti i 100 club professionistici italiani. Quelli più solidi ce la faranno, ma qualcuno resterà a terra».
Rimedi ne vede?
«La situazione riguarda tutte le 55 federazioni europee, la Uefa potrebbe istituire una commissione dotata di un budget importante da devolvere alle società che hanno patito maggiormente per lo stop. Le risorse l’Uefa ce l’ha, si tratta solo di mettere per un po’ da parte il business e far prevalere la solidarietà etica».
E c’è anche il nodo Fair Play Finanziario: molti club non ce la faranno a rientrare nei parametri.
«Va messo assolutamente da parte. Gli Stati stanno detassando, congelando crediti, concedendo agevolazioni bancarie. Il giusto rigore introdotto dall’Uefa deve subire un contemperamento alla nuova realtà dell’imprenditoria sportiva».
Ultimo aggiornamento: 10:40
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