Chiesa al centro della Juve: Fede si riscopre leader in mezzo a Ronaldo e Morata

Venerdì 8 Gennaio 2021 di Alberto Mauro
Chiesa al centro della Juve: Fede si riscopre leader in mezzo a Ronaldo e Morata

Federico Chiesa è cresciuto in fretta perché aveva parecchio da dimostrare, un po’ a tutti, ma soprattutto a se stesso. E poco alla volta ha preso in prestito quello di cui aveva bisogno al momento, per diventare grande. La personalità e il senso del gol del papà Enrico, cercando di assomigliargli sempre di più in campo, per smarcarsi definitivamente dalla sua ombra. L’agonismo del Cholito Simeone, altro figlio d’arte col quale ha condiviso l’avventura alla Fiorentina. La fiducia di Sousa che l’ha lanciato coi grandi, le indicazioni di un allenatore in rampa di lancia come Pioli, che in lui aveva intravisto un potenziale fuori dal comune. Poi all’improvviso è cambiato di nuovo tutto, sotto il peso della pressione schiacciante bianconera: con una maglia molto più pesante e una concorrenza agguerrita. Federico è partito timido, perché prima doveva osservare, capire e assimilare. I gesti tecnici di Dybala, i movimenti di Morata e i gol Ronaldo, quel Dna tramandato da Buffon e Chiellini, e le richieste di un allenatore debuttante, ma con le idee chiare.
SBAGLIANDO S’IMPARA
C’è stato bisogno di conoscersi e di sbagliare. A partire dal ruolo: esterno d’attacco, ala destra o sinistra fino al rosso a Crotone di fine ottobre, il punto più basso della sua parabola juventina. Da lì è stata una lenta ma inesorabile risalita, fino alla consacrazione di San Siro. L’apprendistato è durato poco, perché evidentemente il ragazzo impara in fretta. E dopo i primi assaggi di campo Pirlo ha iniziato a puntare su di lui sempre con più frequenza, fino a considerarlo un titolare. E in una squadra con Ronaldo, Morata, Dybala, Cuadrado e Kulusevski non è scontato. Contro il Milan è sfiorito il ragazzo della Fiorentina ed è sbocciato l’uomo che dovrà trascinare la Juventus in futuro. Quello che ha imparato a guardare negli occhi CR7 e strizzare l’occhio alla Joya, San Siro ha accelerato una maturazione che lo sta portando ad imboccare la strada dei campioni. Chiesa lo sapeva, così come ha compreso presto che il mondo patinato fuori dal campo non avrebbe mai fatto per lui. «Se non avessi fatto il calciatore, avrei fatto il fisico. L’universo è un mio pensiero fisso»: così parlava ai tempi della Fiorentina, e anche a Torino non ha mai smesso di sognare le stelle. Fidanzato, felice ma schivo e concentrato sulla carriera: difficile avvistarlo nei ristoranti e nei locali frequentati dai calciatori, prima del lockdown; ha sempre preferito casa e la compagnia di Benedetta. La famiglia è sempre stata uno dei suoi punti di riferimento imprescindibili, il suo scudo personale alla vita. A tre anni, intervistato in braccio al papà Enrico, in un video diventato recentemente virale, risponde senza battere ciglio al giornalista che chiede chi farà gol alla Fiorentina, con l’addio di Batistuta: «Io, li faccio io!». Istintivo ma anche riflessivo, i consigli scolastici della mamma lo hanno convinto a iscriversi all’università (prima a Scienze dell’Attività motoria, poi a Lingue) mentre la simbiosi paterna lo supporta come un’ombra e lo consiglia come un amico. «Ma senza entrare nel tecnico - ha sempre sottolineato Enrico -, per quello ci sono gli allenatori».
AMARA FIRENZE
Soprannominato Pepo e legatissimo al fratello minore Lorenzo e la sorella Adriana, in estate ha faticato a sopportare la valanga di insulti social rivolti proprio a Lorenzo (che gioca nelle giovanili della Fiorentina) per il suo passaggio alla Juventus.

Non è stato un trasferimento semplice, anche per le cifre monstre di un’operazione da 50 milioni di euro, promesso sposo già da un anno ma bloccato da Commisso che non voleva presentarsi a Firenze con una cessione illustre. La Juve lo ha voluto fortemente, in lui vedeva l’identikit perfetto del simbolo di un ricambio generazionale che ha investito la squadra bianconera a tutti i livelli: giovane, italiano, con la testa sulle spalle e in grado di ricoprire diversi ruoli. Come quello dell’Mvp a San Siro, serata da incorniciare con un messaggio perentorio al campionato, mentre sui social rimane coi piedi per terra: «Bravi ragazzi questa è la strada, fino alla fine».


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