La vendita del Chelsea non è più così scontata. Perché nel processo della cessione, che dovebbe terminare a maggio, c'è un ostacolo. Secondo il Times, Abramovich sarebbe tornato sui propri passi, rinnegando la promessa di cancellare il debito da quasi 2 miliardi di euro, cambiando quindi le carte in tavola.
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Chelsea da proprietà russa ad americana
Secondo la stampa britannica è il consorzio capitanato da Todd Boehly il più accreditato per l'acquisto del club londinese, messo in vendita dopo che il proprietario Roman Abramovich è stato sanzionato per i suoi presunti legami con il presidente russo Vladimir Putin. Né il Chelsea né Boehly hanno ufficialmente commentato l'anticipazione dei media britannici, che però hanno stimato l'offerta dell'uomo d'affari americano pari a circa tre miliardi di euro. Nettamente inferiore a quella presentata dal miliardario britannico Sir Jim Ratcliffe che avrebbe presentato un'offerta di 4,25 miliardi di sterline, l'equivalente di circa cinque milioni di euro.
Ma non solo. Ratcliffe - azionista inglese di maggioranza del gruppo chimico Ineos - si sarebbe impegnato a investire circa 200 milioni nel club all'anno per il prossimo decennio come parte della sua sottomissione. Ma l'offerta, la più allettante, almeno sulla carta, sarebbe arrivata venerdì mattina, settimane oltre la scadenza iniziale per le offerte del 18 marzo. Da qui la decisione di escluderla dal novero delle contendenti. A cominciare dal consorzio favorito, guidato da Boehly, che già nel 2019 aveva provato ad acquistare il club di Stamford Bridge. Oltre alla quota nei Dodgers il milionario americano controlla la squadra di basket femminile dei Los Angeles Sparks, e ha una quota nella famosa franchigia dei LA Lakers. Ma la proprietà del Chelsea sarà più estesa alla singola persona: comprenderà il miliardario svizzero Hansjorg Wyss, il dirigente delle PR americane Barbara Charone, l'uomo d'affari britannico Jonathan Goldstein e il giornalista britannico Daniel Finkelstein.
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