Bertolini accusa Zaniolo, la Roma si indigna e il manager sbotta: «Così si avvelena il calcio»

Lunedì 7 Febbraio 2022 di Alessandro Angeloni e Gianluca Lengua
Bertolini accusa Zaniolo, la Roma si indigna e il manager sbotta: «Così si avvelena il calcio»

Claudio Vigorelli, manager di Zaniolo, risponde a Milena Bertolini. E riporta, tra le righe, anche il disappunto della Roma, che vuole chiedere il conto alla Figc delle dichiarazioni di una sua tesserata. Che domenica sera, durante una trasmissione della Rai, aveva detto che Nicolò "andava educato", scatenando l'ira dei tifosi social, che il giorno dopo hanno ironizzato creando lhashtag di successo zanioloeducato. Vigorelli, il manager, ha registrato il tam tam mediatico introno al suo assistito e ha deciso di proteggerlo in prima persona, dopo che già, contro la ct dell'Italia femminile, era intervenuta la mamma, Francesca. «Bisogna avere prudenza, quando si parla di ragazzi, specie in una società che ormai è più abituata a giudicare collettivamente ciò che fanno, piuttosto che capire cosa succede a ognuno di loro, con emozioni connesse. Nicolò Zaniolo ha 22 anni, e come ragazzo deve essere trattato, con i suoi limiti e la sua forza». Il patrimonio Zaniolo rischia di bruciarsi. «È un patrimonio non solo della Roma, che lo difende sempre, ma anche del calcio italiano, e non sono solo io a dirlo come agente e, soprattutto amico. Anche dalla Nazionale sono arrivate parole di conforto per lui, anche se solo informalmente. A maggior ragione, e date le premesse, dispiace ancora di più sentire le parole della ct della Nazionale femminile, una delle allenatrici più preparate a livello internazionale, che dice che "va educato". Le parole, in questo caso, dovevano essere smussate sia per adeguarsi al ruolo che ricopre, sia perché si deve comprendere il momento che sta vivendo il ragazzo». L'educazione di un ragazzo è materia che deve essere gestita dai genitori e in questo caso da chi lo assiste a livello professionale. «Non è lui in quanto Zaniolo che deve essere educato, lo è in quanto ragazzo di 22 anni. E dal mondo del calcio si dovrebbe avere empatia, affinando la comunicazione e facendola sposare con la situazione concreta. Chiunque, soprattutto chi allena, si deve comportare da maestro, e non solo per quanto riguarda la tecnica e la tattica da utilizzare sul campo, ma anche per lo spirito, esercitando quell'opera di conoscenza e di tolleranza che schiudono le porte alla crescita. 
Chi li conosce sa di cosa parlo, ma una delle fortune più grandi di Nicolò, oltre al suo talento innato, è la sua famiglia, che lo educa e lo protegge nel miglior modo possibile.

Del resto non rimangono che interpretazioni sbagliate e luoghi comuni, quelli che avvelenano il calcio, sempre più ammalato di retorica".


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