L'onda lunga della bravura di Rocchi fa bene a tutta la classe arbitrale

Lunedì 4 Novembre 2019 di Roberto Avantaggiato
Gianluca Rocchi, foto MANCINI
Falli di mano e cori razzisti. Se servivano dei temi pesanti per rimettere in carreggiata la classe arbitrale (ma forse sarebbe più giusto dire una parte di essa) l’undicesima giornata di serie A li ha serviti caldi, caldi sul piatto. I falli di mano sono il grande tema attorno al quale ci si è scontrati senza ragione (intesa come senso logico) e lo si continuerà a fare da qui alla fine del campionato. La colpa è dell’Ifab, che anzichè migliorare le cose, le ”incasina” (eppure nella commissione ci sono due arbitri come Collina e Rosetti...) di stagione in stagione. La posizione del braccio resta determinante, ma è la distanza dal bacino a fare la differenza, come si è visto sabato sera a Torino. Un aspetto fondamentale, che lascia la cosiddetta discrezionalità al direttore di gara, al quale spetta il compito di valutare e, dunque, di dimostrare la sua capacità arbitrale. Sui cori razzisti, anche il presidente della Figc, Gabriele Gravina ha fatto i complimenti agli arbitri per come hanno gestito due situazioni difficili.

Quella di sabato pomeriggio all’Olimpico di Roma ha dimostrato che Gianluca Rocchi non va mandato in pensione. Non ancora, almeno, visto il carattere e la personalità con le quali ha saputo gestire le situazioni in mezzo al campo, in una gara che aveva il tasso di difficoltà più alto della giornata. Rocchi, che arbitra in deroga per aver oltrepassato i 45 anni e raggiunti i 10 anni in Can A, dovrebbe avere un altro anno di deroga dall’Aia, che però ha già “promesso” il suo posto da internazionale (per questo a dicembre il toscano uscirà dai quadri Fifa) secondo criteri che non convincono, e non hanno convinto neanche in passato. Anche Mariani, altro internazionale, a Verona ha saputo gestire, con meno calma e collaborazione da parte dei protagonisti rispetto a Roma, i cori razzisti che sono stati rivolti a Balotelli. Anche altri due direttori di gara, pur senza avere a che fare con il razzismo, hanno mostrato di poter dare una grossa mano a Rizzoli in questo delicato momento della stagione. La Penna e Doveri, negli altri due anticipi del sabato, hanno mostrato autorità e capacità. Doti che si sono riviste anche in Pasqua, tornato ieri a standard buoni dopo un periodo di appannamento. Anche Abisso e Pairetto (due delusioni) ieri hanno superato lo scoglio senza incagliarsi. Solo Calvarese, in serata, non ha convinto con il suo metro di giudizio troppo permissivo.

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