Ancelotti: «Scudetto? La Roma c'è. E io smetto con il Real»

"Champions? Ne vorrei un'altra"

Sabato 13 Agosto 2022 di Stefano Boldrini
Ancelotti: «Scudetto? La Roma c'è. E io smetto con il Real»

Quattro ore di aereo per rientrare a Madrid da Helsinki: il Real è tornato a casa alle 7 di giovedì ed è ripiombato nella calda estate spagnola dopo il fresco finlandese.

Ventiquattro ore per smaltire la notte in bianco, poi, da ieri, nel radar dei Blancos è entrato l'Almeria, avversario dell'esordio in Liga, dove regna al centro dell'attacco l'ex romanista Sadiq: si gioca domani sera alle 22, noche piena.

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Ancelotti, c'è un problema di contabilità: considerando l'Intertoto, ha raggiunto la quota personale di 24 trofei, senza siamo a 23. In ogni caso, abbiamo una certezza: con il 2-0 sull'Eintracht nella Supercoppa europea, 4 titoli da gennaio a oggi.


«Posso dirlo? Non mi appassionano questi conteggi. Lo farò a fine carriera, quando avrà un senso tracciare un bilancio del proprio lavoro. Ora sono sul pezzo: allenamento, preparazione delle partite, riunioni con lo staff, appunti e riflessioni. Mi piace l'impegno quotidiano».


La molla è sempre la passione?


«Sì, anche se il tempo ha cambiato alcune dinamiche. Fino a qualche anno fa, le priorità erano tecnico-tattiche. Ora, sono conquistato dalle relazioni umane, dalla conoscenza delle persone, dal confronto con le nuove generazioni».


Il The End alla panchina?


«Questa tappa al Real concluderà la mia carriera. Dopo i Blancos, smetto».


Chiusura alla grande.


«Il Real è il top del calcio. Ha un senso mettere la parola fine dopo questa esperienza».


Il Real ha regalato a Helsinki momenti di grande calcio: dove collochiamo questa squadra nei suoi 27 anni di gestione dei club?


«Se parliamo di trofei, le due squadre alle quali sono più legato sono il Real e il Milan. Se entriamo nello specifico di questo Real, siamo a livelli molto alti, non solo sul piano tecnico. Questa è una squadra seria, con giocatori umili: anche le star hanno i piedi a terra. Il gruppo è sano, gestito bene dai più esperti: Modric, Casemiro, Benzema. La qualità è indiscutibile: elevatissima. Da sola però non basterebbe a garantire risultati e trofei: è fondamentale la componente umana. E questo Real è davvero un unicum».


Benzema ha in tasca il Pallone d'Oro.


«Meritato. Stagione straordinaria».


Sei trofei a disposizione e l'obiettivo dichiarato è lottare su tutti i fronti: il più importante?


«La Champions. Per la storia e per il grado di difficoltà. La dimensione del Real è quella. Il Real è un club speciale per questa connotazione europea. La prossima sarebbe la numero quindici».


Come si può descrivere l'universo-Real?


«Un club di calcio gestito dai presidenti, ma anche da tifosi. Il risultato è un ambiente famigliare. Per statuto il presidente è un fan. Il Real non è solo un'industria, anche se la gestione richiede l'applicazione di criteri economici».


Il Real e Madrid sembrano il vestito perfetto per Ancelotti.


«Gli spagnoli sono latini. Ci sono molte affinità con noi italiani. Madrid è una città splendida. La gente è allegra. La qualità della vita è elevata».


Che Liga si aspetta?


«Più combattuta rispetto all'anno scorso. Il Barcellona si è rinforzato. Il Siviglia resta competitivo, anche dopo le partenze. L'Atletico è solido. A Bilbao c'è un allenatore esperto come Valverde. Il Valencia di Gattuso si porta dietro una città importante e la storia».


Eccoci alla serie A: la griglia di partenza?


«Le solite tre in pole position, magari con equilibri diversi. Il Milan ha preso un talento interessante come De Ketelaere e prosegue sulla linea tracciata da Maldini, ovvero i giovani: Tonali e Leao sono state grandi intuizioni. L'Inter ha il motore potente ed è tornato Lukaku. La Juventus sta ancora lavorando sul mercato, ma già l'arrivo di Di Maria è un'operazione intelligente: campione integro, di qualità e di esperienza. Occhio poi alla Roma. Si è rinforzata molto. Dybala, Wijnaldum e Matic sono colpi importanti. Spinazzola e Zaniolo sono usciti dall'ombra degli infortuni. La Roma può giocarsela con le altre, sebbene con i nuovi acquisti ci siano sempre le incognite legate ai tempi dell'inserimento».


Nella biografia di Mourinho, la seconda stagione alla guida di un club coincide spesso con i grandi successi.


«Mourinho è entrato molto bene nella storia della Roma. Ci sentiamo spesso, ci mandiamo messaggi. La Roma aveva bisogno di un allenatore come lui e lui aveva bisogno dell'affetto di una piazza come quella romana. Un matrimonio perfetto. Aggiungerei una considerazione: la società che sta gestendo la Roma mi pare estremamente seria. Hanno le idee chiare».


Alle spalle di queste quattro?


«La Lazio ha cambiato molto. In generale, attenderei la fine del mercato per le valutazioni: alcune operazioni potrebbero incidere sulle gerarchie attuali. Ci sono poi novità assolute come il Monza: sarà un bel campionato».


La serie A continua a puntare sull'usato sicuro: per i giovani poca fiducia e possibilità limitate.


«Io non credo a questa storia. Sono convinto che i giovani bravi alla fine trovino sempre spazio. Mi riesce difficile pensare a pregiudizi di base».


Come inciderà il mondiale nella stagione europea?


«Fino a novembre, non prevedo problemi. Il calendario è compresso, la Champions chiuderà la fase a gironi a novembre. Il dopo-mondiale è il vero punto interrogativo. L'interrogativo principale non sarà la preparazione da rifare, ma l'aspetto mentale. Di solito, dopo un torneo di questo livello i giocatori vanno in vacanza, ma stavolta dovranno rientrare alla base e rimettersi al lavoro. In pratica, non staccheranno la spina ed è questo il vero quesito: quale sarà la loro tenuta fisica e mentale quando i campionati ripartiranno?»


Qatar, distanze ridotte, temperature non freschissime: un mondiale anomalo.


«Sarò sicuramente un torneo diverso rispetto ai canoni abituali. Non penso che il clima possa rappresentare un problema: non ci sarà il caldo torrido. Mi aspetto un livello tecnico elevato perché i calciatori si presenteranno in Qatar al massimo della forma, mentre di solito le grandi competizioni sono in calendario a fine stagione, quando i giocatori sono stanchi».


I favoriti?


«Brasile e Francia sono le nazionali più forti, poi dico Argentina. La squadra di Scaloni è tornata al top e poi c'è sempre Messi. La Spagna è l'altra big da tenere d'occhio. Aggiungo Inghilterra e Germania, dove è stato avviato un percorso di rinnovamento».


Sarà il mondiale post-pandemia e con la guerra in Ucraina in corso.


«Il Covid pare sotto controllo, anche se l'esperienza ci insegna che con questo virus non si può mai abbassare la guardia. In generale, vedo situazioni di preoccupante instabilità: non solo il conflitto in corso in Ucraina, ma anche segnali inquietanti sul fronte Cina-Taiwan. La nostra generazione, dopo decenni di pace, si ritrova a fare i conti con i venti di guerra in vari angoli del mondo».


Le risparmiamo la domanda sulla situazione politica italiana e le elezioni del 25 settembre.


«Ecco, lasciamo stare».


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