Basket, Basile: «Questa Nazionale è simile alla nostra. Mi rivedo in Fontecchio e alle triple oggi preferisco un tonno»

Parla l'ex argento olimpico e oro europeo: «Pozzecco fa da traino a questo ambiente, Banchero è un fenomeno e vorrei vederlo fuori dall'NBA. La mia vita? Mi manca la competizione, ma non riesco a star fermo»

Lunedì 5 Dicembre 2022 di Giacomo Rossetti
Basket, Basile: «Questa Nazionale è simile alla nostra. Mi rivedo in Fontecchio e alle triple oggi preferisco un tonno»

Dai tiri da tre alla raccolta delle olive, dalle penetrazioni a canestro alla cura dei cani randagi. Gianluca Basile, guardia di quell'irripetibile Italbasket che in cinque anni (dal 1999 al 2004) collezionò un oro e un bronzo europeo e soprattutto un argento olimpico, ha cambiato completamente vita: si è stabilito a Capo d'Orlando, dove ha chiuso la carriera nel 2016, e in Sicilia ha ricreato l'atmosfera di Ruvo di Puglia, dove da ragazzo, prima di spiccare il volo verso il grande basket, aiutava il papà a curare la terra del nonno. «Sono un tipo curioso, mi sono sempre piaciute le attività manuali.

Ora mi diverto a mettere la mia conoscenza degli ulivi a servizio dei miei amici siciliani, per portare a frutto tanti alberi. Poi d'estate vado in Sardegna, dove ho degli appartamenti, per gestirli e accogliere gli ospiti. Non riesco a stare fermo».

Quale è la sua giornata tipo in questo periodo?
«Mi sveglio alle 5 e mezza, porto fuori i cani dell'associazione Musetti Randagi' di mia moglie Nuncia, che si prende cura del randagismo nell'hinterland orlandino. Alle sei e un quarto sono in campagna e alle sette iniziamo a mettere le reti per la raccolta delle olive, fino all'una e mezza. Faticoso, ma meno di un allenamento con Dusko Ivanovic (ride)».

Lei è un grande appassionato di pesca: meglio un tonno da 300 kg o una tripla ignorante' delle sue?
«Oggi le direi un tonno, dieci anni fa avrei detto una tripla. I tempi cambiano. Sono felice della vita che faccio».

Le piace la Nazionale di oggi?
«Molto, soprattutto lo spirito dei ragazzi. Hanno creato una situazione simile al nostro gruppo di fine Novanta-inizio Duemila. Noi all'epoca eravamo competitivi pur non avendo nemmeno uno che giocasse in NBA. Adesso invece abbiamo giocatori che all'estero si sono evoluti tantissimo, come Fontecchio, Melli e Polonara, che per un periodo sono stati poco valorizzati in Italia».

Cosa ne pensa di Paolo Banchero?
«È un fenomeno, vorrei anche vederlo in un contesto diverso dall'NBA per vedere se rende allo stesso modo. Di sicuro alla Nazionale farebbe comodo un personaggio del genere. Siamo tutti curiosi di scoprire se sceglierà o no l'azzurro, speriamo che il presidente Petrucci lo convinca».

Quali sono i tre ricordi più belli della sua carriera?
«Di sicuro scelgo l'ultimo anno con la Fortitudo Bologna, con lo scudetto nel 2005 vinto da capitano. Degli anni passati a Barcellona dico l'Eurolega, con la canotta dell'Italia ovviamente tutto il percorso fantastico chiuso con le Olimpiadi di Atene. Ma ogni allenatore e compagno di squadra mi ha lasciato qualcosa».

In giro c'è un nuovo Basile?
«Mi rivedo in Fontecchio, nella sua crescita e nella sua tranquillità. Anche Spissu mi piace tanto: mi appassiono più dell'agonismo di un giocatore che della sua qualità tecnica».

Quale è il giocatore più forte con cui ha giocato?
«In Italia, Carlton Myers. Fisicamente era devastante, oltre che cattivissimo a livello agonistico. In Spagna, Juan Carlos Navarro: un talento puro, che con un fisico da ragioniere' sapeva fare cose assurde. Anche Andrea Meneghin era fortissimo, purtroppo non ha potuto dimostrare tutto il suo potenziale per colpa degli infortuni».

Cosa le manca di più del basket, e cosa no?
«Ho un po' di nostalgia dello spirito di competizione, nessuna invece di allenamenti, riunioni e viaggi (ride, ndc). Non ho nessun rimpianto, sono andato anche al di sopra delle mie aspettative».

Come vede il futuro del basket italiano?
«L'andamento della nazionale è il termometro del nostro basket: i risultati tra le Olimpiadi di Tokyo, gli scorsi Europei e la qualificazione al Mondiale 2023 - ci danno fiducia. Poi le partite della Nazionale vengono viste da tutti, è incoraggiante. Pozzecco fa da traino a questo ambiente: ha creato nei suoi qualcosa che va oltre rapporto tra giocatore e allenatore, è ancora convinto di essere un giocatore, e ai ragazzi piace di sentire l'allenatore che è uno di loro».

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