Il pugile che sfida la tela
arriva all'anfiteatro romano
il film su Artaserse Conti

Giovedì 27 Agosto 2020 di Lorenzo Pulcioni
Il pugile che sfida la tela arriva all'anfiteatro romano il film su Artaserse Conti
TERNI L’arte e lo scontro. Artaserse Conti stavolta non è salito sul ring nè si è messo davanti alla tela bianca. Invece di infilarsi i guantoni o impugnare i pennelli, è finito davanti la macchina da presa di due registi ternani. A fare da cornice è Terni, protagonista con lui di un racconto a metà tra la fiction e il documentario. Dall’incontro con Cristiano Carotti e Desiderio nasce ‘Artaserse’ il film che porta il suo nome. 
«Doveva essere un documentario, ma poi è diventato qualcosa di unico nel suo genere» spiegano Carotti e Desiderio che hanno scritto e girato il film firmandosi con il nome Versus. Dopo la partecipazione al Modena via Emilia doc Festival, al Corto Dino De Laurentis Film Festival e le presentazioni a Bologna, Roma e Milano, ‘Artaserse’ arriva finalmente a Terni. Venerdì 4 settembre all’anfiteatro Fausto la proiezione sarà preceduta da un talk introduttivo con i registi, il protagonista e l’autore della colonna sonora originale Alessandro Deflorio. Intorno a Serse che interpreta se stesso ruotano gli altri personaggi, attori professionisti e non: un collezionista compulsivo e faccendiere, un oste amico che si fa pagare pranzi e cene con i quadri, un grillo parlante amico di vecchia data e un musicista elettronico talentuoso ma dalla vita decisamente tormentata. 
Nato nel 1943, operaio delle acciaierie Thyssen Krupp in pensione, Serse è stato pugile talentuoso in gioventù, poi allenatore «un po’ suonato, ma appassionato e ancora attivo» come lo hanno definito Cristiano Carotti e Desiderio, ma soprattutto da tutta la vita è un pittore. «E’ stata un’esperienza divertente, mi sono trovato a mio agio - racconta Serse - non posso dire che fare un quadro sia come salire sul ring. Le idee per dipingere? Mi vengono all’improvviso. L’ultimo quadro che ho fatto è su San Francesco seduto. Ho avuto questa inclinazione sin da bambino, a 5-6 anni facevo i pupazzetti. Poi ho cominciato a dipingere, ho venduto qualche quadro e mi sono tolto delle soddisfazioni. Ma non mi vanto, resto una persona modesta». Nel film il personaggio del gallerista lo paragona a un Ligabue di provincia e fioccano anche i riferimenti a Van Gogh che non ebbe successo fin quando rimase in vita: «Per carità, mi viene da ridere - si schernisce Serse - io dipingo per passione». Il film solleva anche una provocazione: «L’arte è vista come un incontro di boxe tra il pittore e la tela. Ma che cos’è l’arte? Chi decide chi è un artista? Se non esisti per il ‘sistema arte’ non ti puoi definire tale? Il dualismo tra arte e pugilato nel film viene sempre fuori grazie a Serse che recita se stesso in un incontro-scontro con questo mondo - spiegano i registi - è un film sperimentale e unico a suo modo, non esiste un prodotto cinematografico con queste caratteristiche. Siamo partiti con un plot prestabilito che poi si è sviluppato in modo autonomo: nasce come documentario e a un certo punto diventa fiction dove i personaggi interpretano se stessi in un futuribile creato da noi. E’ una convergenza amichevolmente conflittuale di stili, punti di vista e metodo, di due artisti che tentano di raccontarne un terzo, in pieno stile Versus». Il film è dedicato al fotografo ternano Sergio Coppi, scomparso nel 2016, autore della foto utilizzata per la locandina del film.
Ultimo aggiornamento: 09:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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