Un coach che batte il tumore e un quarterback miracolato: così Washington vola ai playoff

Mercoledì 6 Gennaio 2021 di Gianluca Cordella
Un coach che batte il tumore e un quarterback miracolato: così Washington vola ai playoff

Un piccolo “record” Washington se lo è portato a casa. Con 7 vittorie e 9 sconfitte è la peggior squadra a qualificarsi per i playoff da quando la NFL ne ha modificato il format, nel 2002, allargando la griglia della post-season a 12 squadre prima e a 14, poi. Ma nella Capitale probabilmente quel primato al ribasso - che comunque interrompe un’assenza dai playoff che durava dal 2015 - lo stanno festeggiando, perché arrivato al termine dei mesi più turbolenti vissuti dal team e da alcuni dei suoi uomini simbolo. La Washington dell’ovale è stata travolta dalla necessità di mostrarsi politically correct che ha scosso gli Stati Uniti dopo l’omicidio di George Floyd. E così, con un colpo di spugna, la squadra che aveva trionfato in tre Super Bowl come Redskins, ha visto sparire quel nome, “pellerossa”, ritenuto offensivo dai nativi e con lui il proprio simbolo e la propria mascotte. Non una cosa da poco nello sport americano, che sui simboli si appoggia. Si è ripartiti senza identità - per quanto discutibile fosse - e dietro un’etichetta generica come Washington Football Team. Ma tanto è bastato. L’identità i giocatori l’hanno trovata nello spogliatoio, grazie soprattutto a due esempi: l’allenatore Ronald Eugene Rivera, per tutti Ron, e il quarterback Alex Smith

TIMONIERE
Un Super Bowl vinto da giocatore con Chicago e uno sfumato alla guida dei Carolina Panthers, nei nove fruttuosissimi anni trascorsi a Charlotte, sua prima esperienza da capo allenatore: i destini di Rivera e Washington si incrociano il 3 dicembre del 2019. Quel giorno i Panthers perdono proprio contro i Redskins e decidono di licenziarlo. Nemmeno un mese dopo, Ron è alla guida di Washington. Ma ad agosto arriva la batosta: gli viene diagnosticato un carcinoma a cellule squamose, un cancro che colpisce gli strati medio-esterni della pelle. Rivera lo annuncia sui canali ufficiali del club e non si nasconde: «So che saranno giorni difficili, inutile girarci intorno. Ma non voglio pensare a un piano B. Finché potrò, dirigerò gli allenamenti». E in realtà il coach fa molto di più perché, a conti fatti, non molla mai. Sempre lì, a fianco della squadra, una volta è addirittura costretto a ricorrere alla chemio durante l’intervallo di una partita. La malattia e le cure evidentemente lo provano: in alcune interviste è palese la difficoltà a parlare. Ma Ron non molla. La società lo sostiene sempre: sui social spopola l’hashtag #riverastrong. E alla fine, dopo l’ultimo ciclo di cure, la malattia finisce definitivamente alle spalle. La più preziosa delle vittorie per la folle stagione dei campioni della NFC East

SECONDA VITA
Che, oltre al leader in panchina, ne hanno ritrovato un altro in campo. Ha un nome ordinario, Alex Smith, cucito addosso a una storia che, invece, è straordinaria. Quando l’11 ottobre è sceso in campo per la prima volta in stagione si è parlato del più clamoroso comeback di tutti i tempi. Vederlo giocare è stato qualcosa di clamoroso per chi, come la sua famiglia, a un certo punto ha temuto di non vederlo più e basta. Alex è un talento puro, nel 2005 viene selezionato al Draft come prima scelta assoluta dai San Francisco 49ers. Inutile ripercorrere tutta la sua carriera fatta di grandi numeri e di qualche boccone amaro da mandare giù. Quello che interessa è raccontare ciò che accade il 18 novembre 2018 e da lì in avanti. Indossa già la maglia dei Redskins, quando affronta i Texans di Houston. In uno scontro di gioco la gamba destra va in pezzi: frattura esposta della tibia, dalla caviglia fino al ginocchio, e frattura del perone. Durante la prima immediata operazione, subentra un’infezione batterica. I medici iniziano a parlare di amputazione dell’arto. Poi il quadro si complica: «La priorità è salvargli la vita, poi faremo del nostro meglio per salvare la gamba», dice uno dei medici che lo operano. Alla fine tutto sarà incredibilmente salvo. Ci vorranno ben 17 interventi chirurgici per rimettere in piedi Alex, che nello scorso, incredibile, 11 ottobre torna in campo dopo 693 giorni dal suo ultimo match. E, match dopo match, si riprende il suo ruolo di leader. Domenica, nella prima uscita dei playoff, si troverà di fronte i Tampa Bay Buccaneers del fenomeno 44enne Tom Brady.

Due declinazioni diverse del concetto di eternità. Comunque vada, nessuno dei due ha più nulla da dimostrare.

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