Pechino, un'Italia (quasi) da record. E ora comincia la sfida di Milano-Cortina 2026

Lunedì 21 Febbraio 2022 di Gianluca Cordella
Tutte le medaglie azzurre a Pechino 2022

Non c'era modo migliore per gettarsi a tutta velocità verso le Olimpiadi 2026, destinazione Milano-Cortina.

Se da Tokyo l'Italia era tornata con il record assoluto di medaglie ai Giochi estivi, da Pechino rientra con un primato avvicinato – 17 podi totali, seconda edizione di sempre alle spalle solo di Lillehammer 1994, quando furono 20 – ma con tanti spunti su cui lavorare – per crescere o per correggere - in vista dei Giochi di casa.

Tutte le diciassette medaglie conquistate dall'Italia ai Giochi di Pechino (foto ANSA)

Le cose positive

Il medagliere abbondantemente più ricco di quello di Pyeongchang – quattro anni fa ci fermammo a dieci medaglie – rende digeribile anche il fatto che siano arrivate meno medaglie d'oro, 2 contro le 3 del 2018. Non è un caso che il presidente del Coni Giovanni Malagò, nella conferenza di bilancio, abbia dato un bel 7 e mezzo alla spedizione di Italia Team. Abbiamo festeggiato il record di Arianna Fontana, che ha aggiunto altre tre medaglie a un curriculum già mostruoso, portando il totale a 11 e diventando l'azzurra più medagliata di sempre ai Giochi invernali. La rinascita di Sofia Goggia, che 23 giorni dopo l'infortunio che ha rischiato di farle saltare la trasferta cinese, ha vinto un splendido argento in discesa. Le prime medaglie al femminile nella combinata dello sci alpino, con Federica Brignone che al bronzo di Pyeongchang aggiunge altri due podi, e nello speed skating, con Francesca Lollobrigida due volte sul podio e giustamente portabandiera della cerimonia finale. Così come Dorothea Wierer ha finalmente centrato quel podio in una gara individuale che era sempre sfuggito a lei e a tutte le atlete che l'hanno preceduta nella storia del biathlon azzurro. E, soprattutto, abbiamo festeggiato la prima medaglia, per di più d'oro, del curling: impresa da non crederci per un paese che ha 333 tesserati appena in questo sport. Abbiamo confermato che il gap di genere non c'è più e che, se c'è, è sbilanciato in favore delle donne che hanno trainato anche questa volta il medagliere con 9 medaglie su 17, 12 se aggiungiamo gare miste e staffette. Abbiamo confermato di essere in grado di fare squadra, andando a medaglia in due delle quattro nuove gare miste (nello short track e nello snowboard). E poi siamo polivalenti: le medaglie sono arrivate da 8 sport diversi, mai successo prima. «Se guardiamo le discipline andate a medaglia in tutto il mondo tra Tokyo e Pechino siamo a 28, questa classifica ci vede al terzo posto dopo Stati Uniti e Russia», esulta Malagò. Chiudiamo con i giovani: tre sono andati a medaglia (Pietro Sighel, per due volte, nello short track e Stefania Constantini nel curling, entrambi 22enni, e Nadia Delago, 25 anni, nello sci). Ma molti altri, soprattutto nelle discipline emergenti, stanno crescendo. Simone Deromedis, Leonardo Donaggio ed Emiliano Lauzi sono nomi che potranno lasciare il segno nel futuro dello skicross e del freestyle. Il medagliere di Milano-Cortina, strano a dirsi, dipenderà più da loro che dai soliti noti. Sono state, infine, le Olimpiadi del ghiaccio che porta a casa 8 medaglie sul totale (contro le 9 della neve che però non ha ori). Non era mai successo ed è incredibile se si considera che le prime medaglie sul ghiaccio l'Italia le ha vinte solo nel 2006, a Torino.

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Le cose negative

Il versante che più preoccupa è quello anagrafico. L’età media dei medagliati, ha spiegato Malagò, è di circa 26 anni. Sarebbe un segnale incoraggiante se non fosse che tutte le nostre stelle hanno ormai abbondantemente superato quella soglia. Arianna Fontana, Francesca Lollobrigida, Dorothea Wierer, Federica Brignone, Sofia Goggia, Federico Pellegrino (e ci mettiamo anche Domink Paris e Luca De Aliprandini che di medaglie non ne hanno vinte): hanno tutti 30 anni o più e, fra loro, solo la Goggia sembra essere sicura di esserci anche ai Giochi di casa. Se per alcuni - Wierer e Lollo - il problema sembra solo di motivazioni e di voglia di vita privata, per altri, Fontana su tutti, il futuro cammina sul sottile filo che la lega ancora alla Fisg. Ci sarà nel 2026? Molto, siamo sicuri, dipenderà dalla mediazione tra le parti di Malagò. Che avrà il suo bel daffare in questo post olimpico considerando che, a differenza di Tokyo, da cui l'Italia era tornata festante come una grande famiglia, dalla Cina rientra una squadra piena di attriti, invidie, addirittura denunce di bullismo. Poi dovranno essere analizzati un po' di fallimenti: lo sci non ha portato nemmeno un oro e se le donne sono comunque promosse con Brignone, Goggia e Nadia Delago, bocciati sonoramente sono gli uomini che chiudono ancora a zero medaglie, come era successo quattro anni fa. In generale i maschietti dovrebbero darsi una svegliata: l'ultimo oro individuale conquistato da un azzurro risale al 2010, con Giuliano Razzoli. E poi c'è il problema più doloroso, quello della preparazione che parte dal basso. L'Italia, ancora una volta, ha riscritto sportivamente il concetto del “miracolo italiano”. Siamo andati sul podio nello slittino pur non avendo praticamente piste in Italia o nel curling, con un oro frutto di un movimento mini. Quanto saranno replicabili questi exploit? E soprattutto: dopo due Olimpiadi che hanno ribadito come l'Italia svolga ancora pienamente il suo ruolo di superpotenza mondiale dello sport, è tollerabile questa cronica assenza di strutture? Questo sarà il versante dove si dovrà investire di più, ben sapendo che i risultati, in ogni caso, non saranno visibili ai Giochi di Milano e Cortina.

Ultimo aggiornamento: 15:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA